Il 49% degli italiani si sente straniero in casa propria: grazie, “accoglienza”
di OLTRE LA LINEA (Stelio Fergola)
Titolo inequivocabile, contenuto pure. Secondo l’ultimo sondaggio di Ipsos, riportato anche da Breitbart, i nostri conterranei, ormai vittime anche psicologiche dell’immigrazione di massa che i criminali dell’accoglienza e della presunta solidarietà continuano a difendere a spada tratta, circa il 49% degli italiani si sente straniero in casa propria.
Il tutto in una classifica che ha ben poco di invidiabile, dove vengono mostrate reazioni simili anche in altri Paesi, soggetti in modo differenziato al fenomeno migratorio. L’Italia è la prima del blocco occidentale, seguita dagli USA (45%) e dal multiculturalissimo Belgio (44%).
Lo aveva intuito con il solito grande acume Marcello Veneziani qualche mese fa, in un suo pezzo intitolato L’Italia finisce dopo cena.
Si descriveva l’alienazione dei cittadini di questo Paese, costretti dalla retorica antirazzista e politicamente corretta a doversi pure vergognare di voler stare insieme ai propri simili, rispettando gli altri e le naturali divisioni (anche pacifiche, con buona pace dei sinistri figuri che sostengono il contrario) che i confini, fino ad oggi, hanno sempre garantito.
Italiani emarginati nelle loro città, nei loro paesi, nelle loro terre. Nelle metropoli, tornano a casa prendendo mezzi pubblici attorniati da un grigiore multiculturale che non rappresenta alcuna conquista, ma solo sfruttamento, tensioni etniche, il contrario della pace sociale e del rispetto tra popoli:
E quando finalmente vedi un concittadino ti viene voglia quasi d’abbracciarlo, di fare una rimpatriata. Vedi solo neri o se cambi percorso, come a Roma andando verso Piazza Vittorio, entri in China town e paraggi. Al centro storico il paesaggio si fa più frastagliato, perché agli immigrati si aggiungono i turisti, la marea di b&b che hanno un ruolo decisivo nell’ampliare a dismisura l’immondizia random per le strade. Ma l’italiano diventa una minoranza.
Piazze invase, strade invase, caos, disordine, l’incompatibilità con una tranquilla esistenza, già complicata per la vita stessa, resa adesso ancora più difficile dall’oppressione di uno Stato nemico. Il proprio.
“Sentirsi stranieri nella propria città”, proseguiva Veneziani. Perché quella a cui stiamo assistendo è, anzitutto, una violenza psicologica. Un brutale ricatto morale perpetrato contro menti deboli, spesso imperfette come quelle di qualsiasi società al mondo, ma spesso anche oneste e vittime innocenti.
Perché ai criminali – gli stessi di cui sopra – che stanno rendendo possibile tutto questo, seduti sulle loro belle poltrone a guardare la Tv nei loro attici milionari, di tutto ciò, non interessa nulla.
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