di AGI.IT (Alessandro Galiani)
Bob Lighthizer, il rappresentante al Commercio Usa, è definito dal Wall Street Journal l'”Architetto della guerra commerciale con la Cina”. Lo scorso agosto, racconta il Wsj, ai consiglieri e ai funzionari di gabinetto della Casa Bianca riuniti nella Roosvelt Room, ha spiegato che “decenni di calmi negoziati non hanno portato niente”. La Cina, ha detto, “ci ha menato per il naso”, promettendoci regolarmente dei cambiamenti che poi non ci ha mai concesso. Per questo ha proposto un’inchiesta sulle pratiche commerciali cinesi, che effettivamente Donald Trump ha fatto partire pochi giorni dopo, affidandogli la regia del comitato incaricato dell’indagine. Tutto ciò ha condotto al durissimo botta e riposta sui dazi tra Washington e Pechino, una guerra commerciale che, sostiene il Wsj, “porta l’impronta di Lighthizer”.
Il suo ruolo chiave è diventato chiaro lo scorso novembre, quando una squadra economica al seguito di Trump è sbarcata a Pechino. A Lighthizer, Trump ha subito affidato i negoziati sul commercio, facendolo incontrare con i maggiori leader cinesi. In un’occasione, rivolgendosi direttamente al presidente, Xi Jinping, Lighthizer ha tracciato un breve quadro delle infruttuose trattative precedenti, sotto gli occhi scioccati dei funzionari cinesi presenti. Da quel momento è stato lui a prendere in mano il negoziato sul commercio con la Cina, che potrebbe protrarsi per molti mesi, facendo vacillare i mercati finanziari e alzando i prezzi dei beni che tra due mesi saranno i futuri destinatari delle tariffe.
“Trump e Lighthizer hanno una mentalità simile”, spiega al Wsj William Reinsch, ex funzionario commerciale ora al Centro per gli studi strategici e internazionali, secondo il quale i due hanno una strategia negoziale che è fatta di “bullismo, intimidazione e minacce” con le quali puntano ad ammorbidire l’avversario: solo a quel punto “magari, fanno un patto”. Jim Lighthizer, fratello di Bob, ex politico democratico, è più soft ma sostanzialmente conferma il quadro: “Il suo approccio è diretto, non gradisce troppo le sfumature”.
Le grandi aziende Usa apprezzano il tentativo dell’amministrazione Trump di prendere di petto le “inique” pratiche commerciali cinesi, ma sono preoccupate per i danni che potrebbero ricevere dalle ritorsioni di Pechino. Il segretario al Commercio Usa, Wilburn Ross, uno stretto alleato di Trump, avrebbe dovuto guidare lui il negoziato con Pechino, tanto più che ha sempre considerato Lighthizer una specie di avvocato e nulla più, ma la sua stella si è offuscata non appena Trump si è accorto che conduceva le trattative coi cinesi sulla falsa riga di quello che era stato fatto in passato. Ora Ross continua a collaborare con Lighthizer e a consigliarlo sul dossier Cina, ma è Lighthizer, spiega il Wsj, a condurre le danze, a prendere le decisioni e a contemperare le diverse anime della squadra di Trump. Anche Peter Navarro, il piu’ ‘falco’ dei consiglieri di Trump, collabora con Lighthizer.
I due lavorano insieme sulla politica cinese, anche se a volte non sono d’accordo sulle tattiche da seguire. L’ex direttore del Consiglio economico nazionale Gary Cohn, un ‘globalista’ dimessosi proprio per non aver condiviso la scelta dei dazi alla Cina, apprezzava la pragmaticità dell’avvocato Lighthizer. Per Trump, Lighthizer è più di un consigliere, è uno spirito affine. Spiega il fratello Jim: “Bob sa bene che c’è un solo re e che lui non lo è”.
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