I diritti vengono dopo la natura: è l’attrazione a fare uomini e donne
di LA VERITA’ (Claudio Risè)
In Occidente sono quasi scomparse due figure fin dalla notte dei tempi indispensabili alla continuazione della vita e della specie. Si tratta del personaggio della ragazza pura e vicina alla vita, che si lascia prendere. E di quello dell’uomo desiderante e volonteroso che la prende; non per il capriccio di un istante, ma compiendo la spinta vitale da sempre iscritta in sé, il proprio destino maschile. Questi due protagonisti della storia e psiche umana sono ridotti nella cultura contemporanea alle misere macchiette mediatiche della stupida e del bruto stupratore. Eppure dalla loro passione e intesa dipende forse la vita di tutti noi. Non a caso nell’alta tradizione occidentale della Grecia e Roma antica, la loro storia costituiva la trama dei Misteri, i riti di formazione dei gruppi dirigenti. Vi accedevano solo i più virtuosi, belli e intelligenti giovani della Comunità, ottenendone una posizione eminente nella sua guida.
Scopo dei Misteri era lo sviluppo di una personalità sufficientemente ampia e valorosa da potere poi dirigere gli altri, trasmettendola, ed entrare quindi tranquillamente nella morte, da cui l’anima sarebbe trasmigrata verso situazioni altrettanto felici quanto la buona vita fino allora vissuta. La ragazza del mito greco narrato nei Misteri è la Kore, l” Indicibile”, l’adolescente di cui “non si può dire nulla”, perché nessuna parola potrebbe descriverne la bellezza e il mistero. È del resto questo il fascino del femminile eterno, intraducibile in parole perché è sempre molto di più e molto altro. Solo che il mondo femminile sembra divenuto ignaro di questa qualità e potenza, e così è ansiosamente impegnato a raccontarsi, descriversi, lodarsi, fotografarsi, diffondersi, esigere attenzione. L’uomo, poi è Ade (Plutone nella mitologia latina), il dio del sottosuolo, senza volto perché possiede – come Sigfrido – un copricapo che può renderlo invisibile non solo agli uomini, ma anche agli dei. L’introversa divinità del profondo, del sottosuolo, del passato, della storia, è da sempre innamorato della pura fanciulla che genererà il domani. La passione tra questi due personaggi così diversi è iscritta nella vita degli umani e degli dei.
Accade così che un giorno Kore, intenta a cogliere fiori, crochi iris e giacinti con delle amiche, veda un fiore che non conosceva, uno splendente narciso, cui già allora si attribuiva un effetto paralizzante. Il fiore nel mito prende il nome dal giovane Narciso, morto d’inedia perché immobilizzato nella continua contemplazione di se stesso, come 2500 anni dopo accadrà a milioni di persone in Occidente, rischiando di estinguere gli abitanti di questa parte del mondo. In quel momento la terra si apre davanti a Kore e ne esce il carro di Ade, trainato da cavalli alati. Raffigurazioni di epoca classica mostrano la fanciulla con le pupille fisse negli occhi del suo rapitore, mentre sale sul carro che rientra veloce sotto terra (Kore. La ragazza ineffabile, a cura di Roberto Deidier. Donzelli editore) . La misteriosa fanciulla presa dal rapimento maschile oggi sarebbe faccenda psichiatrica, penale, e subito linciaggio universale; ma anche allora non fu uno scherzo. Kore infatti è figlia della Dea della terra, Demetra, che minaccia di fermare la vegetazione da cui dipende il cibo degli uomini se la ragazza non le verrà restituita. Il dio oscuro, però, ha preso Kore con il consenso del padre Zeus, fratello di Ade e signore degli Dei.
Demetra mette comunque in atto la sua minaccia, e solo a fatica Zeus riesce a convincerla che la figlia passi parte dell’anno sottoterra, e diventi sposa di Ade, signora del passato e dei Misteri, nei quali l’essere umano lascia l’adolescenza e si forma secondo il suo vero Sé (come raccontano Karoly Kerenyi e Carl Gustav Jung). In questo regno profondo, assieme ad Ade, Kore genererà il nuovo uomo-dio, il Fanciullo Divino, non più figlio della “società eccitata” dell’oggi (di cui parla il grecista Davide Susanetti, autore della Via degli dei, Carocci ed.), ma del tempo eterno dell’umanità. Perché il mito di Kore, la ragazza ineffabile, è così importante oggi per noi?Innanzitutto perché siamo una civiltà in estinzione (come anche Lo sguardo selvatico ha segnalato fornendo i relativi numeri). Fermare le invasioni e tornare a riprodurci sono due aspetti del volerci bene e rispettare la nostra storia, riconoscendoci un futuro. I Misteri rappresentati nel nostro passato affrontavano problemi simili: sostegno della natalità, invasioni, rigenerazione dei costumi: i problemi eterni di ogni civiltà. Per risolverli occorre che la ragazza Kore non si stordisca con il narcisismo (oggi così diffuso che lo si vuole perfino cancellare dai manuali diagnostici), ma segua il maschile introverso e coraggioso di Ade nei suoi percorsi profondi. Accettando di esserne la sposa, regnerà anche sul passato e sulla morte e genererà il Fanciullo Divino del rinnovamento.
Nella nostra civiltà impaurita la morte è diventata impronunciabile, ma Gesù Cristo dopo il battesimo dal selvatico Giovanni si recò subito all’inferno. Luogo importantissimo, anche perché la massa dei morti (come osservava Elias Canetti) è molto più numerosa di quella dei vivi: pesa di più, anche sulla psiche. Per la ragazza ineffabile si tratta di uscire dal culto dello pseudo appagamento istantaneo, dall’affettività come consumo e autocelebrazione e staccarsi dal prato fiorito (anche) di narcisi per darsi il tempo di andare in profondità e trovare il senso dell’esistenza (e aiutare gli altri a trovarlo). Per questo la Kore (che è anche Persefone, e la latina Proserpina) lascia il prato e sale sul carro di Ade. All’evento sono presenti, per sottolinearne l’importanza per la donna e senza fare nulla per impedirlo, le tre grandi dee del femminile: la vergine Artemide (Diana) tutrice della generazione, Pallade Atena, dea della giustizia, e Venere, alla cui attrazione è impossibile resistere. Come dire che, allora e sempre, è quello il percorso necessario per passare da Ragazza a Signora, come Kore viene chiamata quando da Ade genera il Fanciullo. Così la ragazza con il suo corpo porta il femminile e la generazione nella profondità maschile della storia e della guerra, trasformandola in luogo di rinnovamento e creazione. Senza di lei la morte (ma quindi ogni cambiamento) fanno talmente paura che non si possono neppure nominare, come accade oggi. Anche nella vita quotidiana la ragazza che si lascia prendere da Ade non è dunque una pazza, ma l’interprete del significato della sessualità e della vita.
Ade poi è certo lontano dagli stereotipi dell’Isola dei famosi, ma comunque è il contrario del maschile stupratore: nel libro Kore lo spiega l’archeologa Flavia Zisa, contrapponendo le rappresentazioni più antiche dei santuari a quelle carnali, più recenti, delle tombe. A stuprare, anche oggi, non è mai Ade, il maschile introverso e coraggioso che combatté contro i Titani, ma il maschio dolce (soft) che non lascia la mamma e vuole che la sua donna ne faccia le veci. La vicenda di Ade e della Kore racconta anche di un’altra sfida modernissima: la difficoltà oggi epidemica di rendersi autonomi dalla madre. Qui è la figlia che deve compiere questo passaggio archetipico per non restare dipendente da Demetra e poter diventare madre essa stessa. Kore lo compie in un attimo, abbandonando il mondo materno della superficie e dell’appagamento immediato di ogni bisogno e unendosi a un maschile profondo, sufficientemente coraggioso da trattare con gli dei senza subirli. L’incontro psicologico tra uomo e donna ha insomma poco a che vedere con i diritti, e molto con l’attrazione e l’intesa: quella che Kore e Ade si comunicano col primo sguardo, e con il prendersi e lasciarsi prendere, senza il quale i due sessi (come predisse il poeta Alfred de Vigny) “moriranno ognuno girato verso la propria parte”, il proprio simile. Forse, invece di ingabbiarli nella retorica dei diritti (già rifiutata dalla mistica Simone Weil), abbiamo il dovere di aiutarli a ritrovare la poetica del rapimento
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