Si scrive migrazione ma si legge mistificazione
di COMIDAD
Prima ancora che vi fosse la “insurrezione” dei sindaci contro il Decreto Salvini, vi era già stata l’iniziativa del segretario del PD, Maurizio Martina: il lancio di un referendum abrogativo in coincidenza con i tavoli delle elezioni primarie del partito. Ad una prima analisi, l’idea di Martina sembra ripercorrere i consueti sentieri suicidi di marca PD, con la prospettiva più che certa di regalare a Salvini una vittoria referendaria con un 80% di percentuale.
Salvini ha saputo sfruttare sul piano elettorale la psicosi migratoria, ma non si può dire che sia stato lui a crearla, dato che non era certo la Lega a controllare i media. Nell’alimentare la psicosi, il PD ha fatto invece egregiamente la sua parte, proponendo una narrazione sulla migrazione basata su un assunto tanto apocalittico quanto paradossale nelle sue conclusioni: masse sterminate di migranti scappano dalla miseria e dalle guerre invadendo l’Occidente, ma tu non devi essere razzista. A periferie pauperizzate dall’austerità si prospetta quindi sia la concorrenza di immigrati più poveri di loro, sia un esame di “animabellismo” per dimostrare di essere immuni da sentimenti xenofobi. Se almeno questo “animabellismo” fosse coerente e consequenziale, ci si potrebbe anche regolare; ma il PD da un lato predica la sottomissione ai “Mercati” in nome della legge del più forte, poi dall’altro lato predica l’accoglienza dei migranti in nome del rispetto del più debole. È un notevole stress propagandistico per le masse povere dell’Europa e Salvini dovrebbe ringraziare per il bel regalo elettorale.
In realtà il fenomeno migratorio moderno è fondato su un business finanziario globale legato ai prestiti ai migranti (i “migration loans”) ed ai circa cinquecento miliardi annui di rimesse dei migranti verso i loro Paesi di origine. Su queste umili rimesse fiorisce non solo il business delle provvigioni per i trasferimenti da un paese all’altro, ma anche una messe di prodotti finanziari derivati, come le famigerate “cartolarizzazioni”. Il business è stato curato e gestito, sin dai suoi inizi ed in tutti i suoi dettagli, dalla Banca Mondiale, quindi non c’è assolutamente nulla di spontaneo.
La condizione essenziale del business è perciò che il legami dei migranti con la madre patria non siano mai recisi, altrimenti non soltanto cesserebbero le rimesse, ma si priverebbero i miseri guadagni dei migranti dell’effetto moltiplicatore del potere d’acquisto dovuto al cambio in valute più deboli; quindi i migranti non sarebbero più in grado di ripagare gli interessi sui debiti. Si tratta di debiti contratti non solo con le “mafie” locali, ma soprattutto con “rispettabilissime” ONG, a loro volta finanziate da grandi gruppi bancari.
Il business migratorio non prevede, anzi esclude, l’integrazione perciò invasione e sostituzione di popolazione sono fantasmi che servono a coprire e mistificare la dimensione del circuito di sfruttamento finanziario legato alla migrazione e ad evitare che ciò sia contrastato nel solo modo utile, cioè attraverso un controllo/contrasto nei confronti dei movimenti di capitali. Per disincentivare gli organizzatori della migrazione basterebbe nazionalizzare il meccanismo delle rimesse dei migranti, affidandolo ad un’agenzia pubblica che facesse pervenire direttamente le rimesse alle famiglie dei migranti. Sarebbe la fine del business delle provvigioni ed anche delle cartolarizzazioni che fioriscono nel passaggio del denaro dei migranti attraverso le banche.
Nell’opera di mistificazione atta a scongiurare misure contrarie alla mobilità dei capitali, si distingue il finanziere e “filantropo” George Soros. Con disinvolta malafede giornalistica i media dicono che Soros viene associato a “teorie del complotto”. Al contrario, le destre nazionaliste accusano Soros esattamente per ciò che lui dichiara di fare e per gli stessi identici motivi per i quali il “prestigioso” quotidiano “Financial Times” lo ha nominato nel 2018 ”uomo dell’anno”.
Le destre nazionaliste non peccano quindi di complottismo, semmai di credulità, poiché si bevono tutte le fiabe ufficiali che circondano questo personaggio da fumetti di Batman, a cominciare da quella secondo cui Soros investirebbe il proprio denaro nei suoi progetti. Soros è un agente esterno della NATO e della Banca Mondiale e, come tale, si avvantaggia sia di coperture che di fonti di finanziamento.
Soros è pienamente e direttamente coinvolto nel business finanziario legato alla migrazione, ma il suo ruolo non si ferma affatto qui. La sua funzione provocatoria consiste appunto nel far da esca alle destre nazionaliste, suggerendo implicitamente col suo fantasma della “società aperta” delle false strategie di contrasto alla migrazione, basate sui “muri” e sulla difesa dei “sacri confini”, cioè sul controllo del movimento dei corpi, invece che sul controllo del movimento dei capitali.
Fonte: http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=878
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