Europee: quasi 100 milioni ancora indecisi su chi votare
di DIARIO DEL WEB
L’immigrazione, che è il cavallo di battaglia degli antieuropeisti, si colloca al terzo posto nell’ordine delle preoccupazioni degli elettori in tutta l’Ue, alle spalle del fondamentalismo islamico e delle condizioni economiche nazionali.
ROMA – Manca poco più di un mese all’appuntamento con le urne, ma le elezioni europee – in un certo senso – hanno già il loro vincitore. Si tratta del «partito degli indecisi», visto che ci sono quasi 100 milioni di cittadini che non sanno ancora per chi votare. A rivelarlo è un nuovo rapporto dell’European Council on Foreign Relations (Ecfr) – think tank paneuropeo fondato nell’ottobre 2007 – dal titolo «What Europeans really want: Five Myths Debunked» (Quello che gli europei vogliono davvero: cinque miti sfatati).
La battaglia elettorale del prossimo mese, sostiene il rapporto, sarà combattuta su una serie di circoscrizioni e questioni. L’immigrazione, che è il cavallo di battaglia degli antieuropeisti, si colloca al terzo posto nell’ordine delle preoccupazioni degli elettori in tutta l’Ue, alle spalle del fondamentalismo islamico e delle condizioni economiche nazionali, insieme con i timori per la crescita del nazionalismo in Europa.
Secondo i dati raccolti in quattordici Stati membri, che rappresentano l’80 per cento dei seggi dell’Europarlamento, solo il 43 per cento intende votare mentre il 57 per cento è incerto sul da farsi. Tra quanti intendono votare, il 70 per cento non è ancora convinto da alcun partito.
Il rapporto mostra come l’elettorato europeo si trovi in uno «stato volatile piuttosto che polarizzato», afferma Mark Leonard, direttore di Ecfr. e che le «fasce di elettori si muovono fluidamente tra partiti di destra e di sinistra».
Il modo migliore per i partiti politici tradizionali di comprendere, mobilitare e riconquistare gli elettori è cogliere come essi vedano le istituzioni nazionali e comunitarie. E se reputano che il «sistema» sia funzionale ai loro interessi.
Gli elettori europei possono essere suddivisi – secondo la ricerca – in quattro gruppi: «Credenti nel Sistema» (24 per cento in Europa, 9 per cento in Italia), «Pro-Europeisti dimenticati» (24 per cento in Europa, 22 per cento in Italia), «Gilet gialli» (38 per cento in Europa, 49 per cento in Italia) e «Nazionalisti euroscettici» (in Europa 14 per cento, in Italia il 20 per cento).
Il rapporto sostiene, citando sondaggi paneuropei, che l’elettorato del Vecchio Continente è fluido con ben 97 milioni di elettori indecisi: non sfugge al trend l’Italia, dove ci potrebbe essere molta fluidità tra elettori 5Stelle e Lega. I quattro gruppi chiave di elettori sceglieranno agenti credibili di cambiamento sui temi che contano e anche questioni interne – come il fondamentalismo islamico, la corruzione, la salute e il tenore di vita – costituiranno i principali campi di battaglia elettorale.
Concentrandoci sull’Italia, gli elettori del Belpaese sono più preoccupati per l’emigrazione che per l’immigrazione. La disoccupazione costituisce inoltre la prima preoccupazione per la nazione e per tutti gli elettori (47 per cento), davanti a migrazione (32 per cento), debito pubblico (20) ed economia (16).
Un sondaggio realizzato in quattordici stati membri dell’Ue, ha rivelato che esiste un mosaico regionale di preoccupazioni e interessi, piuttosto che una linea di demarcazione tra Ovest ed Est. Vi sono invece importanti differenze tra Nord e Sud. Quelle del mese prossimo potrebbero essere le prime elezioni del Parlamento europeo veramente transnazionali. Malgrado dinamiche nazionali considerate inevitabili e fisiologiche, questioni chiave a livello paneuropeo – come cambiamento climatico, minaccia del nazionalismo o capacità dell’Europa di contrastare gli Stati Uniti o la Cina – hanno maggior spazio nella coscienza pubblica.
Fonte: https://www.diariodelweb.it/esteri/articolo/?nid=20190417-539630
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