SANATORIA IMMIGRATI/ Il flop annunciato di un provvedimento che non aiuta il lavoro
di IL SUSSIDIARIO (Natale Forlani)
Sono state poche, rispetto alle previsioni, le domande finora presentate per la sanatoria degli immigrati irregolarmente presenti in Italia
(LaPresse)
Partenza a rilento per la sanatoria degli immigrati irregolarmente presenti in Italia: poco più di 10 mila domande nei primi 6 giorni. Al momento una tendenza al di sotto delle aspettative e della previsione finale di oltre 200 mila domande. In parte giustificata da alcune incertezze interpretative, in particolare quella relativa al possesso di un regolare permesso di soggiorno nel periodo precedente al 31 ottobre 2019 per la procedura riservata alle domande di permesso di soggiorno provvisorio inoltrate direttamente dagli immigrati irregolari. Ancora non è stato pubblicato il decreto interministeriale che deve stabilire l’entità delle sanzioni per gli importi pregressi di contributi e prestazioni salariali per la fattispecie della regolarizzazione di un rapporto di lavoro già in corso alla data della domanda inoltrata.
L’impostazione della sanatoria viene contestata anche da una parte significativa delle associazioni che l’hanno richiesta ripetutamente, per aver delimitato il perimetro delle regolarizzazioni ai settori dell’agricoltura e del lavoro domestico. Le esclusioni di altri importanti settori che registrano una rilevante quota di lavoro sommerso, come ad esempio le costruzioni e i servizi commerciali, e l’onerosità delle procedure renderebbero, a loro dire, poco appetibile la procedura adottata.
Su un altro versante cominciano a manifestarsi diverse denunce riguardo la formazione di organizzazioni malavitose finalizzate a fornire documentazioni e testimonianze, con tanto di tariffe a carico degli immigrati irregolari, per simulare l’instaurazione di rapporti di lavoro inesistenti, soprattutto nell’ambito delle collaborazioni domestiche. Tutte cose ampiamente avvenute, e documentate, nel passato. Ma che, a quanto sembra, non sono oggetto di preoccupazione per i promotori delle sanatorie.
Cosa insegna la storia delle sanatorie che fanno leva sulla regolarizzazione dei rapporti di lavoro? Il primo insegnamento è proprio quello che non servono a questo scopo. In generale perché nelle attività dove operano gli immigrati si registra un’elevatissima mobilità del lavoro. Con tempi di durata dei rapporti di lavoro che sono molto al di sotto di quelli necessari per esaminare le procedure di regolarizzazione, e con costi che non giustificano l’interesse dei datori di lavoro. Questo è particolarmente vero per i lavoratori stagionali in agricoltura, utilizzati dai promotori della sanatoria, in particolare dalla ministra dell’Agricoltura Bellanova, per sollecitare emozioni e consenso intorno alla iniziativa. Nelle precedenti sanatorie le regolarizzazioni nel settore agricolo hanno sempre avuto un peso marginale.
Il vero obiettivo delle sanatorie, del resto non sottaciuto dalle associazioni che le richiedono, è quello di regolarizzare la presenza nel territorio di persone extracomunitarie che, a vario titolo, sono arrivate in Italia. In grande prevalenza con l’ausilio di visti per ragioni turistiche, visite parentali, motivi di studio, partecipazioni a eventi e attività occasionali. E la sanatoria attuale, a scanso di equivoci, autorizza tutte queste persone a essere regolarizzate, tramite documentazioni di varia natura. Ivi comprese le tessere telefoniche, i biglietti per i mezzi di trasporto, le dichiarazioni di consolati esteri, delle associazioni di accoglienza e di quelle religiose. Previa la dimostrazione della presenza in Italia prima del 8 marzo 2020, e a condizione di avere un datore di lavoro agricolo, o una famiglia nel caso del lavoro domestico, disponibili ad assumerlo formalmente, o a dichiarare di averlo assunto in precedenza.
Troppo complicato? Il legislatore offre una soluzione appropriata. Inoltrando una domanda per l’assunzione ex novo di un immigrato irregolare, una famiglia, comprese quelle di origine straniera con la condizione di aver dichiarato almeno 20 mila euro di reddito o di 27 mila con il concorso di altri familiari sino al secondo grado, può sottoscrivere un rapporto di lavoro domestico per un importo minimo mensile di 459 euro, pagando la modica cifra di 500 euro. Senza particolari altri vincoli. Compresa la possibilità di licenziare immediatamente il lavoratore stesso, anche prima dell’approvazione della domanda. In tal caso l’Amministrazione rilascerà comunque al lavoratore un permesso di soggiorno per la ricerca di un nuovo rapporto di lavoro in qualsiasi settore.
Ecco pertanto come il cerchio si chiude. Con una documentazione rilasciata da una qualsiasi associazione, trovando una famiglia disponibile a sottoscrivere un rapporto di lavoro mettendo in carico all’immigrato l’onere della prestazione, e con qualche aggiunta a titolo di gratitudine, l’interessato ottiene un regolare permesso di soggiorno. Rischi per i promotori delle domande? Praticamente zero.
Pensate che tutto questo sia il frutto di una fantasia perversa? Ho provveduto nel passato recente a fornire l’evidenza degli esiti della sanatoria 2012, che rispetto a quella in vigore appare come un modello di rigorosità: 134 mila domande inoltrate, 116 mila delle quali per colf e badanti in grandissima prevalenza maschi marocchini, egiziani, pakistani, bengalesi, tunisini, senegalesi. Il 40% dei quali assunti da famiglie straniere. Tutti iscritti nell’apposito fondo dei lavoratori domestici presso l’Inps, per il tempo necessario a completare la procedura, e fuoriusciti nell’anno successivo.
Se questo prevedono le norme, perché meravigliarsi della nascita di organizzazioni finalizzate a realizzare tali scopi? In questo senso meritano comprensione le istanze dei contestatori che rivendicano il “diritto” di ogni cittadino straniero di ottenere una regolarizzazione a prescindere dalle normative nazionali e internazionali che lo consentono. Se non fosse che in questo modo viene messo alla berlina tutto l’impianto legislativo che regolamenta le modalità di ingresso degli stranieri in Italia.
Le ultime sanatorie del 2009 e del 2012, promosse da governi di diverso colore in un momento di grave crisi economica, contribuirono a far crescere il tasso di disoccupazione degli immigrati dal 7% al 17% e a impoverire i redditi degli immigrati regolarmente residenti in Italia. Cosa potrà capitare nell’attuale situazione, con quello che si annuncia nei prossimi mesi sul versante dell’occupazione? Errare humanum est, autem perseverare diabolicum.
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