RIAPERTURE & RIFORME/ Le manovre “sinistre” intorno a Draghi che preparano il voto
Da: IL SUSSIDIARIO (Lorenzo Torrisi)
Con l’ultimo decreto varato dal Governo lunedì sera, Mario Draghi ha scelto la strada della gradualità per quanto riguarda la fine del coprifuoco e la piena ripresa delle attività che più hanno subito gli effetti della pandemia. Secondo Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, “le conseguenze economiche delle decisioni adottate non sono del tutto positive, perché si continuano a prendere in considerazioni intere regioni e non aree geografiche specifiche. In questo modo si danneggiano regioni come la Lombardia, che ha una popolazione maggiore di altre, oltre che grandi città”.
In che cosa consisterebbe il danno di cui parla?
A differenza della zona gialla, in quella bianca non occorre attendere il 21 giugno per veder cancellato il coprifuoco. È chiaro quindi che sarebbe meglio considerare delle zone e non intere regioni per assegnare il corretto colore e le eventuali restrizioni. A me pare che si stia portando avanti un giochetto iniziato con il Conte 2 per poter continuare a protrarre un minimo di emergenza che aiuta a mantenere l’unità.
Tra chi?
Tra il Movimento 5 Stelle e il Pd. Entrambi attraversano un momento difficile ed è anche faticoso, come stiamo vedendo, riuscire a costruire l’alleanza per gli appuntamenti elettorali. Dunque è importante guadagnare tempo e per farlo si usano anche questi espedienti.
Secondo lei, quindi, pensando alle ricadute economiche, il Governo avrebbe potuto fare di più?
Sì. È indubbio che ci sono attività che rischiano di essere più penalizzate delle altre e anche perdere due o tre settimane può non essere poco. Mi auguro che non ci siano, come credo, effetti negativi di qualche tipo sull’inizio della stagione turistica. Molto dipenderà anche dall’effettiva implementazione del cosiddetto green pass.
Di certo in questa fase economica sarebbe molto importante avere più ripresa possibile per ripagare il debito cumulato…
Infatti. Questo è un grosso problema. E non bisogna trascurare il fatto che i ristori, oltre a far aumentare il debito pubblico, alimentano l’economia sommersa, perché ci sono persone che lavorano comunque e lo fanno in nero, pur ricevendo l’indennizzo. Il fatto è che Draghi è costretto ai compromessi per cercare di tenere insieme la maggioranza eterogenea che lo sostiene.
L’ultimo compromesso sembra aver scontentato in particolare la Lega. Tra l’altro Salvini è stato criticato per le sue dichiarazioni sulle riforme. Cosa ne pensa?
Penso che Salvini abbia ragione, più che altro perché alcune delle riforme che occorrono sono il Pd e M5s a non volerle. Per esempio, quella sulla giustizia che non sia un semplice maquillage. E che dire delle semplificazioni? Già il precedente Governo, guidato da dem e pentastellati, avrebbe dovuto semplificare e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Mi sembra che anche sul sistema fiscale non ci fossero idee molto chiare.
Se è impossibile fare le riforme, allora il Governo non può andare molto lontano…
Questo Governo le riforme può solo prometterle e impostarle. Sarà un altro esecutivo a realizzarle. Il problema non è fare le riforme in sé, perché i modelli già ci sono, non serve molto tempo per implementarli. Il problema sono i dissensi e i compromessi, quel che occorre è compattezza.
Quindi, i partiti al Governo stanno solo guadagnando tempo finché non si potrà tornare a votare?
Sì, stanno guadagnando tempo per arrivare all’elezione del capo dello Stato e per poter mettere a punto gli accordi elettorali. Quest’ultimi sono più facili se le riforme non si fanno, perché così si evitano liti tra Pd e M5s, come pure all’interno del centrodestra.
Se non sarà Draghi a fare le riforme, l’Europa non avrà nulla da ridire?
Credo che ai fini del Recovery fund si potrà mostrare che il lavoro per le riforme è stato impostato. Se poi si tornerà a votare l’Europa non potrà dire nulla. Non dobbiamo poi dimenticare che ci sono Paesi in difficoltà per la transizione politica, come la Germania, o che dovranno affrontare l’anno prossimo un voto importante, come la Francia.
Questi Paesi non hanno però il nostro debito pubblico.
Certo. E io spero che nella realizzazione dei vari interventi del Pnrr si usino più possibile risorse che non vadano giuridicamente ad aumentare il debito pubblico. Bisogna fare in modo che i fondi europei vengano utilizzati principalmente da soggetti esterni al perimetro statale.
Secondo lei, i partiti dell’attuale maggioranza cercheranno di eleggere Draghi al Quirinale?
Non penso che Draghi sarebbe fazioso e ritengo darebbe anche stabilità. Ha il vantaggio non solo di conoscere il mondo politico e finanziario, ma di godere di un rispetto internazionale molto superiore a quello che può avere l’Italia. Sarebbe un valore aggiunto e aiuterebbe a evitare ogni forma di commissariamento. Con Draghi al Quirinale nessuno oserebbe commissariare l’Italia. Questo non vuol dire che l’attuale Premier non abbia difetti o che ne condivida tutto il pensiero. Ma al di là di questo occorre vedere se chi deve eleggere il capo dello Stato non farà dei ragionamenti più ideologici per la scelta del successore di Mattarella.
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