La Nuova Grande Muraglia, Anti-cinese
di TELEBORSA (Guido Salerno Aletta)
L’America di Biden chiama a raccolta l’Occidente per isolare Pechino
Sono proprio orfani della Cortina di Ferro, alcuni Americani: al Vertice Nato di Bruxelles, dopo il G7 in Cornovaglia, è stato il Presidente americano Joe Biden, a chiamare a raccolta gli alleati europei per confinare la Cina, il colosso asiatico che cresce da due decenni a ritmi vertiginosi, macinando record sconosciuti alle economie del Vecchio Mondo.
E’ il modello cinese che non va: è la Politica, a Pechino, che decide. Non subisce, come avviene a Londra ed a New York, il ricatto dei Mercati e della Finanza: sono loro, la City e Wall Street a dettare Legge, non i Parlamenti. Le democrazia è succube: la linea politica mercatista è una sola, ed è sempre la stessa, anche se i commedianti si alternano sulla scena.
La piroetta geopolitica, a cinquant’anni esatti dal viaggio compiuto da Henry Kissinger a Pechino per preparare l’incontro tra Richard Nixon e Mao Tse-Tung, che ha aperto una lunghissima stagione di cooperazione in funzione antisovietica, la Cina si è ormai trasformata in un incubo per gli Usa. Un colosso economico, un nemico politico che sta allargando pericolosamente la sua area di influenza.
Si ripete, da parte americana, il voltafaccia di Harry Truman nei confronti dell’URSS, alleato di comodo per combattere gli eserciti del Reich che avevano invaso l’Europa. E Stalin già si lamentava con Roosevelt per i ritardi ingiustificabili della invasione americana che avrebbe dovuto quanto meno distogliere un po’ di truppe tedesche dal fronte orientale, per alleggerirne lo sforzo dei soldati sovietici. Fu Churchill, il Premier inglese, ad auspicare che una Cortina di Ferro finalmente isolasse l’URSS ed i suoi Paesi satelliti dal resto del mondo occidentale. Solo un nemico potentissimo e letale poteva tenere unito insieme l’Occidente frastornato dopo due Guerre Mondiali.
La crescita travolgente dell’economia cinese, a ben vedere, ripete il paradigma degli Usa che approfittarono delle due guerre mondiali, combattute sul suolo europeo, per divenire nei trent’anni che vanno dal 1915 al 1945 la più grande e prospera nazione del mondo. Mentre gli europei si scannavano a milioni, l’America produceva per tutti, arricchendosi.
La Cina ha fatto lo stesso: ha approfittato della guerra economica antipopolare che è stata combattuta in Occidente a partire dall’Era di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, a suon di liberalizzazioni, deregolamentazioni, delocalizzazioni, abbattimenti del welfare e precarizzazione del lavoro: il loro mantra era “There Is No Alternative”.
A partire dagli Anni Ottanta, l’Occidente ha deindustrializzato la produzione: la Old Economy, la produzione manifatturiera, era sinonimo di Classe Operaia, di diritti sindacali, di scontri sociali, di scioperi a ripetizione e di rivendicazioni salariali.
Con la Caduta del Muro di Berlino, nel ’92, venne finalmente meno la paura che i Partiti Comunisti europei potessero prendere il potere democraticamente: da allora, è stato un gioco al massacro contro la classe media, quella che aveva beneficiato della crescita economica facendo da argine alla Sinistra.
E così, nel 2001, il Presidente americano Bill Clinton spalancò le porte del WTO alla Cina, garantendole condizioni economiche e valutarie eccezionalmente favorevoli: avendo costi del lavoro irrisori e beneficiando della disponibilità gratuita dei brevetti delle imprese che andavano a produrre in quello Stato come azionisti di minoranza, la Cina poteva sbaragliare la concorrenza sull’intero mercato mondiale.
Mentre la Cina cresceva a ritmi, lo ripetiamo, vertiginosi, l’Occidente si baloccava con la finanziarizzazione dell’economia, subendo dapprima lo scoppio della bolla di Internet nell’inverno del 2001, avvenuto per ironia della sorte solo pochi giorni dopo l’annuncio trionfale dato da Clinton a Davos dell’ingresso della Cina nel WTO, e poi quella devastante del 2008, causata dai mutui sub-prime erogati in America ad individui e famiglie che non potevano rimborsarli, per rivenderli all’estero dopo essere stati cartolarizzati. Chi li intermediava fece affari d’oro, lasciando ai gonzi che compravano i titoli una assai triste sorpresa: d’improvviso, i titoli persero ogni valore.
La Grande Crisi Finanziaria è stata catastrofica, come quella del ’29: non erano state solo le famiglie americane ad indebitarsi senza limiti per acquistare beni immobili, ma anche quelle spagnole. E le banche spagnole, così come quelle irlandesi e greche, si erano indebitate all’estero. Anni di pandemonio finanziario presentavano il conto.
In Occidente, il collasso è derivato dall’azzeramento dei risparmi delle famiglie, che sono state illuse di poter accedere a livelli superiori di benessere indebitandosi: bassi salari ed alti debiti. Una follia.
In Cina, al contrario, le famiglie sono state costrette a risparmiare: all’inizio non c’era quasi nessuna forma di welfare pubblico e per di più i rendimenti sui depositi bancari erano plafonati al ribasso mentre gli interessi sui debiti erano tenuti al di sotto dell’inflazione. Così, in Cina si favoriva la produzione a discapito del risparmio, che veniva ad essere ancor più importante: le famiglie non si arricchivano con gli interessi maturati sui depositi bancari.
In Occidente si è fatto il contrario, ma usando la Borsa: tanti si sono illusi di diventare ricchi scommettendo su un titolo piuttosto che su un altro asset. In Occidente, la ricchezza finanziaria cresce a vista d’occhio, giorno dopo giorno, anche se l’economia reale ristagna. Perfino quando c’è una crisi economica generalizzata, come quella che abbiamo sotto gli occhi per via dell’epidemia di Covid-19, le Borse continuano a salire. Le banche centrali immettono liquidità, e la giostra vola.
Fa un po’ sorridere, questa chiamata alle armi contro la Cina: Pechino è solo il risultato della combinazione tra la turbo-finanza americana e l’ordoliberismo tedesco.
Squassato dalle crisi, l’Occidente viene chiamato a fare Muro contro la Cina: ma non ha da decenni un modello di crescita economica credibile, con la finanza che spadroneggia e con gli imprenditori che devono fare i conti con un sistema bacato, basato solo sull’export.
Dopo aver distrutto la domanda interna, la manifattura e la classe media, ora l’Occidente si scaglia contro la Cina che ormai cresce da oltre dieci anni seguendo questi paradigmi, proprio che furono alla base della economia Occidentale subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Non essendo riusciti ad omologare la Cina all’Occidente, ora bisogna isolarla: è inammissibile che il Capitalismo venga regolato dalla Politica.
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