Washington Post: gli esperti non trovano prove del coinvolgimento russo nell’attentato al Nord Stream
L’ANTIDIPLOMATICO (redazione)
Dopo le esplosioni del Nord Stream, molti leader occidentali hanno immediatamente puntato il dito verso la Russia. Sostenendo che il Cremlino volesse interrompere in questo modo il flusso di risorse energetiche verso l’Europa e accusavado la Russia di voler minacciare i Paesi che sostengono l’Ucraina. Ma adesso, dopo mesi di indagini (i cui risultati ancora non sono stati resi noti) numerosi funzionari affermano privatamente al Washington Post che la Russia potrebbe non essere responsabile degli attacchi.
“A questo punto non ci sono prove che la Russia sia dietro il sabotaggio”, ha dichiarato uno dei 23 funzionari diplomatici e di intelligence di nove Paesi intervistati dalla pubblicazione. Alcuni di loro sono sicuri che la Russia non c’entri nulla, mentre altri continuano a sospettarlo, osservando che è impossibile individuare il colpevole in modo inequivocabile.
Ad esempio, gli investigatori hanno avuto il tempo di studiare attentamente i detriti sul luogo delle esplosioni e hanno analizzato i resti di esplosivo. Nessuno dubita che l’evento sia stato premeditato. Un portavoce ufficiale del governo tedesco, che sta conducendo le proprie indagini, ha dichiarato che gli esplosivi sembrano essere stati piazzati all’esterno dell’oleodotto.
Ma anche chi conosce i dettagli dell’indagine non collega la Russia alle esplosioni. Gli Stati Uniti, ad esempio, che intercettano regolarmente l’intelligence e le comunicazioni ufficiali russe – spiega il Washington Post – non hanno finora trovato alcuna rivendicazione per stabilire il collegamento.
I funzionari hanno affermato che, data la profondità relativamente bassa delle condutture danneggiate, potrebbero essere stati utilizzati droni subacquei o navi. L’elenco dei sospetti è piuttosto lungo, ma secondo diversi esperti, queste esplosioni sono state effettuate in modo molto professionale, quindi si tratta di un “attore di livello statale”.
L’articolo osserva che alcuni funzionari hanno espresso rammarico per il fatto che diversi leader abbiano puntato il dito contro Mosca senza prendere in considerazione altri Paesi e gruppi estremisti che potrebbero avere sia la capacità che il movente per compiere un attacco. La condanna di Mosca è stata rapida e massiccia, lamentano i giornalisti. Il 30 settembre, appena quattro giorni dopo i bombardamenti, il Segretario all’Energia degli Stati Uniti ha dichiarato in un’intervista che la Russia “sembra” essere responsabile. Anche il ministro dell’Economia tedesco ha incolpato la Russia per i bombardamenti.
Ma ora gli esperti sottolineano che Mosca, a quanto pare, aveva poco da guadagnare dal danneggiamento dei gasdotti che portavano il gas naturale all’Europa occidentale, portando alla Russia miliardi di dollari di entrate annuali. Putin è stato accusato da molti di usare l’energia come strumento di pressione politica ed economica. L’autore dell’articolo conclude quindi che non aveva senso per lui rinunciare a quella leva.
I funzionari occidentali trovano un solo movente nella Russia: far saltare in aria gli oleodotti per dimostrare la vulnerabilità di tali infrastrutture e il prezzo da pagare per i Paesi che hanno sostenuto l’Ucraina. E infatti la Finlandia, ad esempio, ha iniziato a prendere provvedimenti per rafforzare la sicurezza delle proprie infrastrutture, anche se non ha nulla a che fare con Nord Stream. Germania e Norvegia hanno invitato i Paesi della NATO a coordinare gli sforzi per proteggere le infrastrutture critiche, come le linee di comunicazione nel Mare del Nord e le infrastrutture del gas. Paesi come la Norvegia, che ha 9 km di gasdotti sottomarini diretti in Europa, sono particolarmente preoccupati, scrive il Washington Post.
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