MACRON, ‘NON PIÙ VASSALLI DEGLI USA, NON DIPENDEREMO DALL’EXTRATERRITORIALITÀ DEL DOLLARO’
di NOTIZIE GEOPOLITICHE (Guido Keller)
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha fatto sapere in conferenza stampa che “la Francia difficilmente potrà rivestire il ruolo di mediatore, dal momento che è schierata con una delle parti in guerra, cioè l’Ucraina, sia in modo diretto che indiretto”.
La reazione di Mosca arriva dopo che il presidente francese Emmanuel Macron, tornando dalla visita in Cina dove ha incontrato il collega Xi Jinping, ha affermato che “L’Unione Europea non deve lasciarsi coinvolgere in crisi che non sono nostre”, perché “i paesi europei non sono vassalli degli Stati Uniti”. Ha poi insistito che “Dobbiamo avere la nostra autonomia strategica, non vogliamo dipendere dagli altri per le questioni cruciali. Se non abbiamo autonomia di scelta in materia di energia, di difesa, di intelligenza artificiale perché mancano le strutture necessarie, siamo fuori dalla storia”.
Per il presidente francese “noi possiamo avere punti di convergenza con gli Stati Uniti, ma dobbiamo avere la nostra strategia europea. Non siamo nella logica del blocco contro blocco, che si tratti di Ucraina o di Cina, bensì dobbiamo puntare a far venire meno i rischi senza dipendere dall’esterno. Si tratta di un paradosso: vogliamo la nostra autonomia strategica europea, ma seguiamo quella americana”. “Vorrei sottolineare un altro punto: non dobbiamo continuare a dipendere dall’extraterritorialità del dollaro”.
Le parole di Macron cadono nel momento in cui si alza la tensione nello stretto di Taiwan, dove le forze cinesi stanno conducendo le esercitazioni “Manovre congiunte per affilare la spada” con proiettili veri, in risposta alla visita considerata “provocatoria” della leader di Taiwan Tsai-Ing-wen a New York, dove ha ricevuto il “Global Leadership Award”, e al suo incontro con lo speaker della Camera Kevin McCharty alla Reagan Library di Los Angeles.
La tensione nell’area è altissima, e oggi è giunta la lanciamissili Uss Milius, che tra le ire di Pechino ha attraversato le acque del Mar Cinese Meridionale. Nello stesso specchio di mare è presente la portaerei Uss Nimitz, con il proprio gruppo navale.
Da parte cinese continua ad essere ribadita l’intenzione di annettere Taiwan anche manu militari, come ha d’altro canto fatto il presidente cinese Xi al Congresso del Popolo dello scorso ottobre: la Repubblica Popolare Cinese e la Repubblica di Cina si considerano a vicenda secessioniste fin dal 1949, ma anche se Taiwan non ha praticamente un riconoscimento internazionale (se non da una manciata di micro-stati), è protetta militarmente dagli Stati Uniti, che continuano a vendere armi al governo di Tsai.
Macron sembra quindi volersi svincolare dalla politica Usa su Taiwan in un momento seriamente critico per l’Europa a causa della crisi ucraina, iniziata con il proposito della Nato, dove gli Usa comandano, di fagocitare pericolosamente uno stato che condivide 1.576 km di confine con la Russia.
Non meno pesante per gli Usa è l’affermazione sulla dipendenza dal dollaro: la conseguenza vera della crisi ucraina è la nascita di un mondo multipolare, con la Russia che sta guardando per i propri affari non più verso l’Europa, bensì verso la Cina. Entrambi i paesi fanno parte del Brics, alleanza economica al momento non ancora decollata, ma che da sola riguarda la metà della popolazione mondiale. E già a Pechino si spinge perché sia il renminbi a prendere il posto del dollaro, uno scenario che l’Ue con il suo euro non dovrebbe sottovalutare.
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