La diffusione del modello organizzativo statale
di GABRIELE GERMANI (PAGINA FB)
Nella nebbia dell’origine della civiltà, uno degli elementi interessanti è la diffusione del modello organizzativo statale.
Chiaramente per l’antichità non si può parlare a pieno di Stati in senso moderno, ma possiamo alludere a dei poteri territoriali con caratteristiche per certi versi assimilabili: controllo del territorio, monopolio della violenza, gestione della tassazione, creazione di un diritto unificato, autorità centrale, gestione di opere pubbliche, unificazione religiosa, creazione di un corpo burocratico o di sicurezza.
Le cause che spinsero, di volta in volta, la formazione di entità organizzate per amministrare il territorio, probabilmente furono molteplici; tra queste potrebbe esservi il bisogno temporaneo di gestire una crisi o un conflitto.
Nell’Antica Roma conosciamo la figura del dittatore, carica destinata a gestire per un periodo di tempo limitato il potere politico in termini assoluti (6 mesi).
Anche presso popolazioni di area celtica e germanica o nelle successive scorrerie mongoliche e centro-asiatiche troviamo qualcosa di simile. Alcuni combattenti si radunavano dietro un guerriero particolarmente carismatico e cercavano di realizzare un progetto più o meno ambizioso, ma in genere questi non sopravvivevano al leader carismatico. Questo fu, ad esempio, il caso di Attila che radunò al suo seguito gli Unni (ammesso che fossero un popolo), nelle cui schiere non mancarono Alani, Svevi, Vandali ed altri; simile (ma con un destino diverso per gli esiti e forse data la complessità politica, tecnica ed economica raggiunta dal circondario) la sorte di Gengis Khan e dei suoi eredi.
Il mondo antico ci mostra cariche assolute o con carattere ieratico-sacrale (ne avevamo parlato rispetto l’Irlanda, notando come i personaggi sepolti nelle tombe megalitiche sembrassero alle analisi figli di incesti e quindi di una violazione al tabù dell’endogamia, tale da porre i governanti fuori dal mondo umano e passarli su uno divino – caratteristiche comune ad altre società in transizione verso una stabilizzazione monarchica: Hawaii, Incas, antico Egitto).
Studiando i rapporti tra Mesopotamia (Assiri nello specifico) e Anatolia/Caucaso, non possiamo non vedere come il regno di Van, passò dall’essere una sorta di blanda federazione tra villaggi all’essere una sorta di Stato monarchico dopo essere entrato in contatto e aver subito le aggressioni assire.
Possiamo supporre che la pressione di uno Stato più organizzato, con migliori risorse e un esercito preposto al combattimento potesse costituire la molla per cercare un leader stabile? Che una minaccia esterna maggiore spinse questi villaggi montani a cercare una soluzione comune e ad emulare l’unità altrui?
Solo continuando a studiare (e scavare) ne sapremo qualcosa di più.
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