In 3 sorsi – I sudafricani tornano alle urne nelle elezioni presidenziali del 29 maggio. Il partito di Governo, l’African National Congress (ANC), rischia di non raggiungere la maggioranza assoluta per la prima volta in trent’anni dalla fine dell’apartheid. In crescita il malcontento generale in un Paese che fatica a riprendersi da anni di crisi.
1. IL DECLINO DELL’ANC
Nel 1994 si sono tenute per la prima volta nella storia del Sudafrica elezioni libere e democratiche che hanno visto il trionfo di Nelson Mandela come primo Presidente nero del Paese. Se in quelle prime elezioni l’ANC aveva vinto con più del 62% dei voti, vedendo aumentare i consensi negli anni successivi anni sino a raggiungere il 69,7% nel 2004 (presidenza di Thabo Mbeki), da un decennio il movimento ha visto un costante declino fino a scendere sotto il 60% nella scorsa tornata elettorale. Secondo molti sondaggi, stavolta il partito non raggiungerà la maggioranza assoluta necessaria per governare autonomamente, dal momento che i suoi consensi sono scesi a circa il 40%. Questo graduale declino è dovuto principalmente alle accuse di corruzione che hanno travolto molti esponenti del partito (in primis l’ex Presidente Jacob Zuma e l’ex speaker del Parlamento Mapisa-Nqakula), insieme all’incapacità del Governo di risolvere i principali problemi del Paese tra cui le gravi disuguaglianze, l’alto tasso di disoccupazione (circa 32%) e servizi di base carenti. L’ANC, guidato dall’attuale Presidente Cyril Ramaphosa, dovrà probabilmente allearsi con altri partiti per la formazione del Governo. Questo genera non poche preoccupazioni, specialmente considerando la storia del Paese e i sentimenti divisori ancora radicati nella popolazione. Sono in crescita, infatti, i movimenti radicali che portano avanti idee estremiste e razziste: se da un lato molti sudafricani bianchi considerano il Sudafrica il “proprio” Paese e ritengono che stia sprofondando nel baratro a causa dei Governi neri, quest’ultimi provano rabbia e risentimento per tutte le sofferenze vissute in anni di colonialismo e segregazione razziale. Il contesto storico e culturale sudafricano è molto complesso e avere per la prima volta un Governo di coalizione potrebbe portare a disordini e difficoltà organizzative, soprattutto nei primi mesi dopo le elezioni.
Fig. 1 – Presentazione del manifesto elettorale dell’ANC
2. I PARTITI ALL’OPPOSIZIONE
I principali partiti di opposizione sono la Democratic Alliance (DA) e gli Economic Freedom Fighters (EFF). La DA, partito centrista con tendenze liberali, attualmente ha circa il 20% dei consensi (principalmente nella popolazione bianca) e ha come leader John Steenhuisen. Per la prima volta nella sua storia, la DA ha formato un’alleanza con altri dieci partiti minori, la Multi-Parti Charter, che potrebbe attivarsi nel caso in cui la somma dei voti di tutti i partiti dovesse essere abbastanza per governare. L’EFF ha tendenze marxista-leniniste ed è guidato da Julius Malema: è il partito del nazionalismo nero, che nel programma elettorale propone la nazionalizzazione delle industrie, nonché l’espropriazione delle terre – togliere ai bianchi per dare ai neri – senza compensazione (stessa politica adottata dall’ex Presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe). I consensi di quest’ultimo si aggirano intorno al 15%. Come è chiaro, un’alleanza con la DA – primo partito di opposizione – sarebbe molto difficile da implementare, mentre una con l’EFF sarebbe disastrosa per il Paese, a causa dell’estremismo intrinseco nel suo programma elettorale. La scelta di formare un’alleanza con partiti minori sembra la migliore per l’ANC. Una novità di queste elezioni è uMkhonto WeSizwe (MK), il partito di Jacob Zuma, ex Presidente e membro dell’ANC, espulso a inizio anno dal partito proprio per aver fondato e supportato questo nuovo raggruppamento a insaputa dei colleghi. Questa divisione danneggia lo storico bacino elettorale dell’attuale partito di Governo e va a ostacolare il raggiungimento della maggioranza. Proprio a causa della condanna a quindici mesi di carcere per corruzione emanata nel 2021, Zuma non potrà correre per la Presidenza. Di recente, infatti, la Corte costituzionale ha deciso l’impossibilità per l’ex-Presidente di essere eletto come parlamentare sino al 2026. Questo verdetto, secondo alcuni analisti, non condizionerà l’immagine di MK o di Zuma stesso, che resta molto popolare tra i cittadini e, pur non potendo partecipare alle elezioni, rappresenta il volto principale del partito.
Fig. 2 – Sostenitori del neonato partito MK
3. LA CRISI INTERNA AL PAESE
La popolazione e l’economia sudafricane sono sfinite da anni di crisi energetica. Dal 2019 la società nazionale dell’energia elettrica, Eskom, sta impartendo un sistema di interruzioni a rotazione detto “load-shedding” per far fronte alla carenza di energia elettrica nel Paese – dovuta a una carenza negli impianti a causa di mancata manutenzione e investimenti nel settore. Queste interruzioni di corrente portano a grandi disagi per la popolazione e per l’economia. Non solo, a questo si aggiunge la crisi idrica, conseguenza non solo del cambiamento climatico, ma della pessima gestione a livello nazionale e locale. Come è noto, poi, il Sudafrica presenta il più alto tasso di disuguaglianze al mondo, con un indice di Gini pari al 0,63 (su una scala da 0 a 1), situazione evidente in un Paese dove a pochi metri da quartieri benestanti si trovano enormi baraccopoli (township), in cui vivono milioni di persone sotto la soglia di povertà. In aumento anche la criminalità e l’insicurezza: i dati riportati dal Global Organized Crime Index rivelano che tra il 2021 e il 2023 il tasso di criminalità del Sudafrica ha portato il Paese dal diciannovesimo posto al settimo (su 193 Paesi), superando stati come Iraq e Afghanistan.
Le prossime elezioni sono fondamentali per una popolazione delusa e in cerca di cambiamento, e questo potrebbe spostare i consensi verso altri partiti indebolendo l’ANC, portando alla formazione di una nuova maggioranza o, cosa più probabile, a un Governo di coalizione per la prima volta nella storia democratica del Paese. Sarà interessante seguire i prossimi sviluppi di politica interna ed estera di Pretoria per vedere se ci sarà un futuro oltre l’ANC o se anche questa volta la situazione resterà stagnante a scapito dei cittadini.
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