La sovranità europea è un regalo ai mercati
DA LA FIONDA (Di Alessandro Somma)
Il 2 e il 3 giugno 1946 si tennero le prime elezioni a suffragio universale. Gli italiani ricevettero due schede: per scegliere con la prima la forma di governo e con la seconda i membri dell’Assemblea costituente. Vinse come si sa le Repubblica, motivo per cui la Costituzione si apre con un solenne richiamo alla democrazia e dunque con l’affermazione che “la sovranità appartiene al popolo.
Centrale a questo punto è capire cosa sia il popolo in un contesto democratico, ovvero quali siano i legami su cui si fonda la comunità politica riunita nello Stato. In assenza di legami, infatti, si avrebbe solo un insieme di individui incapaci di tensioni ideali e dunque di riconoscersi in valori e di redistribuire risorse: non si avrebbe un popolo.
A ben vedere l’Europa unita costituisce un esempio di scuola di come si comportano le comunità che non conoscono legami. È anzi il prodotto della volontà di costruire una comunità politica al cui interno la mancanza di valori comuni rende la redistribuzione delle risorse impraticabile. Una comunità che per questo motivo diviene apolitica, incapace cioè di mettere in discussione la redistribuzione così come realizzata dal mercato e a monte di sviluppare conflitti volti a ottenere una redistribuzione non mediata dal mercato.
Se così stanno le cose, parlare di sovranità europea significa presidiare una architettura istituzionale incapace di alimentare i valori alla base della partecipazione democratica. È del resto questo il fine ultimo di Emmanuel Macron, il Presidente francese che da tempo parla di sovranità europea, non a caso per promuovere misure come la creazione di un esercito europeo o la difesa dei confini dalle ondate migratorie: non certo per costruire uno Stato sociale europeo.
Da ultimo anche il Presidente italiano Mattarella si è affezionato al concetto di sovranità europea, che a suo dire verrà consacrata con le imminenti elezioni del Parlamento europeo. L’occasione per affermarlo è stata la Festa della Repubblica, la festa in ricordo delle elezioni del 2 e 3 giugno 1946, che come abbiamo visto è anche e soprattutto la festa della Costituzione, occasione nella quale la sovranità europea proprio non ha spazio e per molti aspetti neppure l’Unione europea.
Si legga infatti quanto si dice nello stesso articolo in cui campeggia l’affermazione, tanto perentoria quanto disattesa, per cui “l’Italia ripudia la guerra”. Lì si precisa poi che essa “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni” e che “promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Questo articolo è stato scritto per legittimare l’adesione dell’Italia alle Nazioni Unite, il cui Statuto sintetizza così i fini dell’organizzazione: “mantenere la pace e… sviluppare tra le nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto e sul principio dell’eguaglianza dei diritti e dell’auto-decisione dei popoli”. Lo stesso articolo non può dunque legittimare l’appartenenza all’Unione europea, che del resto non è una organizzazione internazionale nei cui confronti si accettano limitazioni della sovranità. È invero una organizzazione sovranazionale, a cui si cedono porzioni di sovranità, oltretutto senza che vi siano “condizioni di parità con gli altri Stati”: o vogliamo sostenere che in Europa Germania e Grecia sono sullo stesso piano?
Ma non è tutto. La festa della Repubblica ha offerto a Mattarella l’occasione per riprendere l’assioma per cui la dimensione nazionale scatena guerre e deve per questo essere compressa. Ebbene: la guerra a cui si usa fare riferimento per documentare l’assioma è il secondo conflitto mondiale, scatenato non dalla sovranità nazionale bensì dal fascismo. E il fascismo è stata una risposta perversa all’invadenza dei mercati internazionali, contro cui le società minacciate nella loro sopravvivenza hanno chiesto protezione agli Stati.
Non è dunque la sovranità la fonte di conflitti, bensì i mercati virulenti. Quelli che trarrebbero vantaggi dalla sovranità europea e sarebbero invece sconfitti se la sovranità nazionale, ovvero la partecipazione democratica, avesse la possibilità di combatterli.
FONTE: https://www.lafionda.org/2024/06/03/la-sovranita-europea-e-un-regalo-ai-mercati/
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