Valditara: basta con l’esame di Stato. Si torni a chiamarlo esame di maturità
di GIUBBE ROSSE (Canale Telegram)
A poche settimane dall’inizio degli esami, il titolare del dicastero di Viale Trastevere annuncia la volontà di ripristinare il concetto di esame di maturità, abbandonando la denominazione “esame di Stato” considerata “troppo fredda” per una scuola che deve puntare alla “valorizzazione integrale della persona”.
La visione di Valditara va oltre la semplice verifica delle competenze disciplinari. Il ministro sottolinea come l’attuale formula non rispecchi una scuola che deve affiancare istruzione ed educazione, valutando non solo “quanto si è appreso” ma anche “quanto il percorso scolastico ha inciso sulla maturazione complessiva dello studente“. (Fonte: Orizzonte Scuola)
La questione è puramente formale, dato che ormai da tempo, a prescindere dalla denominazione, l’esame non si propone più l’obiettivo di valutare “quanto si è appreso”. Infatti vengono usati argomenti essenzialmente estetico-emozionali (“troppo fredda”), degni di un pubblicitario più che di un ministro. Ma, in attesa di sapere cosa esattamente intenda Valditara quando parla di “maturazione complessiva” (e come la si possa misurare nell’ambito di un colloquio di venti minuti, oltretutto i presenza di esterni), facciamo notare che la parola “maturità”, tradizionalmente associata all’esame conclusivo del ciclo di studi superiore, è sempre stata intesa come grado di maturazione culturale e intellettuale (l’unico che possa essere ragionevolmente testato in una sessione d’esame). Tanto è vero che l’esame consisteva nel verificare proprio “quanto lo studente avesse appreso”, attraverso un’esposizione rigorosa, coerente e ragionata su argomenti scelti dalla commissione. Al fine di capire se lo studente fosse preparato a confrontarsi criticamente e autonomamente con il mondo del lavoro (e con i suoi eventuali ulteriori percorsi di formazione e specializzazione) o con gli studi universitari.
Fonte: https://t.me/rossobruni/52616
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