Il diritto di non-emigrare
di SINISTRA IN RETE (Agostino Spataro)
1. Il neo liberismo produce guerre, miserie e migrazioni irregolari
Se il mondo fosse più giusto e solidale dovrebbe riconoscere, e attuare, come primo diritto umano quello di non- emigrare ossia non costringere gli uomini e le donne del Pianeta ad abbandonare la propria casa, la propria terra in cerca di un lavoro, di una vita migliore.
Ovviamente, c’è anche un diritto di emigrare per chi desidera spostarsi liberamente. Ma per scelta non per costrizione. Purtroppo così non è.
La gente continua a emigrare per costrizione, quasi sempre dal Sud verso il Nord.
Così è sempre stato, potrebbe dire qualcuno. Una verità parziale spesso usata come alibi per non affrontare il dramma attuale. Prima di appellarsi ai comportamenti primordiali, questo signor “qualcuno” dovrebbe domandarsi perché, oggi, ci sono tanta miseria, tanti conflitti micidiali che affliggono le medesime regioni del mondo dove si cumulano cause antiche e recenti che non si possono spiegare tutte, e sempre, con il colonialismo finito da 60 anni: il tempo di tre generazioni in cui si potevano cambiare tutti i meccanismi di dipendenza e conquistare la piena sovranità dei popoli soggiogati. Invece, la gran parte delle nuove classi dominanti nazionali su tali dipendenze si sono adagiate.
Un aspetto inquietante questo sul quale quasi nessuno mette l’accento per non svelare al mondo che i Paesi del terzo/quarto mondo sono dominati da dittatori, da nemici interni, talvolta più avidi e spregiudicati di quelli esterni!
Soprattutto, bisognerebbe domandarsi perché gran parte della ricchezza continua ad accentrarsi nelle mani di ristretti oligarchie finanziarie, mentre il resto dell’umanità è appeso a una scala sociale, precaria e degradante, che va dal reddito medio fino all’inferno della miseria e della fame. Si punta al livellamento verso il punto più basso!
2. Un sistema esclusivo ossia escludente
L’altro fattore di cui non si parla è l’incidenza della la popolazione mondiale attuale (7, 2 miliardi (mld) d’individui), che è triplicata rispetto a quella del 1950 e marcia, spedita, verso gli oltre 10 miliardi nel 2050. Si capirà che a questi 7,2 mld di persone umane bisognerà assicurare, ogni santo giorno, non l’elemosina, gli scarti delle discariche a cielo aperto, ma un minimo vitale ossia una quantità di risorse e di beni necessari per rendere la loro vita degna di essere vissuta.
Questo non sta avvenendo: il neoliberismo produce ricchezze scandalose per pochi e nuove povertà per molti. Esattamente il contrario di ciò che sarebbe necessario per garantire la convivenza pacifica.
Oggi, tutto è affidato al “dio mercato”, all’accentramento apicale dei beni. Il sistema è divenuto più esclusivo, leggasi escludente, e foriero di macroscopiche ingiustizie e di conflitti insanabili e crudeli. Da qui, anche, la ripresa dei flussi migratori.
Il problema è sempre lo stesso: mancano una politica demografica razionale, basata su un rigido controllo delle nascite e un’equa distribuzione delle risorse, della ricchezza prodotte sul Pianeta.
Di fronte a tali scenari, non sappiamo far altro che “piangere”. Tutti piangono. Si piange a sinistra, si piange perfino a destra. Si commuovono anche i soci dei club più esclusivi di miliardari, i loro media, le menti prezzolate dei salotti televisivi e d’altro tipo, i venditori di armi micidiali e i fabbricanti di benzine, gli speculatori di ogni razza. Lacrime di coccodrillo, ovviamente. Poiché questa gente, che per il profitto venderebbero anche le loro madri, in pubblico piangono per i dannati della Terra, per i poveri esodati, imprigionati, annegati, violentati, in privato spartiscono, accumulano i guadagni. Taluni, dopo avere incendiato il mondo, s’improvvisano addirittura “filantropi” e vorrebbero combattere le ingiustizie, le disuguaglianze, da loro stessi provocate.
Solo pianti. Mai un’idea, una proposta per rimuovere le vere cause delle migrazioni e per cambiare lo stato di cose presenti. Insomma, la commozione del pensiero che tutto confonde, invece che l’analisi lucida, razionale per dare un assetto più giusto ai popoli del mondo, e in primo luogo, per garantire alle persone il diritto di non-emigrare.
3. I nuovi “filantropi” padroni del mondo
Questi “filantropi”sanno perfettamente che ogni milione o miliardo da loro accumulato è un frutto insanguinato di sfruttamenti bestiali, anche di bambini, del terzo e quarto mondo, di terribili ingerenze, alcune benedette come “umanitarie” da Papi e dalla stessa Onu che predicano la pace.
Dopo le guerre (alcune ancora in corso), arrivano i programmi, i bulldozer, i mercenari per l’accaparramento delle risorse insistenti in quei martoriati Paesi; dove sembra si sia passati dall’età del fuoco all’età dell’uranio, del petrolio, del rame, del litio, dei diamanti, ecc. ecc.
Attenzione! Lor signori sono incontenibili, si stanno impadronendo di tutto, anche della terra, dell’acqua, delle foreste… Domani, chissà, anche dell’aria malsana che respiriamo.
I popoli di questi Paesi non sono padroni di nulla. La loro vita, la loro economia, il loro futuro dipendono dalle grandi multinazionali occidentali ma anche orientali. Cina “comunista” in testa.
In queste dannate condizioni ai giovani di questi Paesi, soprattutto quelli che se lo possono permettere, non resta che emigrare, scappare.
E così i filantropi miliardari preferiscono mettere l’accento sul “diritto all’emigrazione” e mai su quello, più naturale e sacrosanto, a “non-emigrare”.
Un diritto primario che deve garantire a ogni uomo a ogni donna la possibilità di vivere e di lavorare nel luogo di nascita o negli immediati dintorni. In quel luogo sacralizzato che gli antichi chiamavano ecumene.
4. L’emigrazione non è “Camel Adventure”
Il diritto a non emigrare cui, recentemente, ha accennato anche “l’altro Papa”, Joseph Aloisius Ratzinger. Il primo diritto umano che nessuno rispetta. Con un piccolo sforzo d’immedesimazione anche chi non é stato toccato da tale disperato bisogno, forse, potrebbe capire che a nessuno piace emigrare, abbandonare la famiglia, i luoghi dell’infanzia, i ricordi, gli amori, le tradizioni, gli odori, i sapore dei paesi natii per trasferirsi, in condizioni terribili, tragiche, in un posto ignoto, presso genti di altra cultura, spesso ostili.
A qualsiasi latitudine, l’emigrazione non è mai stata, non è turismo simulato del tipo “Camel adventure” o una crociera nel Mediterraneo. No. E’ un dramma umano, sociale che può provocare conseguenze indelebili sugli individui e sulle comunità d’origine.
Non voglio intenerirvi, solo per far capire da dove nasce il mio ragionamento, dico che la mia famiglia, come tantissime altre della Sicilia e del Meridione, non hanno visto in televisione questo dramma (spesso spettacolarizzato oltre il bisogno), ma l’hanno vissuto sulla loro pelle.
E continuiamo a viverlo, in qualche misura: ci sentiamo dei “senza famiglia” pur avendo una caterva di parenti (circa il 90%)… All’estero, però. A volte, mi capita di cercarli nel sogno…
E il dramma continua in Sicilia e in altre regioni che, storicamente, hanno pagato un prezzo altissimo all’emigrazione.
Oggi, nel 2017, dalla sola città di Palermo emigrano 1.000 (diconsi mille) giovani al mese!
Spero si comprenda la disperata gravità di questo dato!
Tutti ragazzi ben istruiti, qualificati che vanno ad arricchire i Paesi d’oltreoceano, del centro e dell’est europei. Se ne incontrano tantissimi perfino in Ungheria, in Bulgaria, in Polonia, ecc..
Insomma, esportiamo giovani qualificati e importiamo immigrati da impiegare, da sottoporre a forme di vera e propria moderna schiavitù. Per questi nessuno piange, si commuove! Anzi si chiudono entrambi gli occhi per favorirne lo sfruttamento. Vedremo perché.
Ovviamente, sappiamo che vi sono tante persone in buona fede o che per ragioni di fede si accodano all’attuale “pensiero unico” sulle migrazioni. Con queste persone bisogna dialogare per cercare insieme le vere cause del fenomeno e cooperare per lenire le sofferenze di chi è incappato nelle maglie di speculatori e di sfruttatori venali e senza scrupoli.
Ma non si possono, certo, accettare le lezioncine di pietismo, a dir poco, interessato di personaggi equivoci e di sociologi prezzolati e/o allucinati dai bagliori di una consulenza governativa o di una smagliante poltrona nel salotto buono di una Tv codina.
5. Il “caos funzionale”: esodo e mercato del lavoro
Oggi, viviamo intrappolati dentro una sorta di “Caos funzionale” creato ad arte da potentissime associazioni d’interessi finanziari ed economici neo-liberiste, note o coperte, che stanno ristrutturando l’economia e la geo-politica mondiali in loro favore; a danno della qualità della vita del Pianeta e di di miliardi di uomini e di donne sempre più esclusi dal benessere e dai diritti.
Una “bolla” destabilizzante alimentata da conflitti di varia specie e portata: dalle guerre di religione a quelle tribali, dal disordine monetario al terrore, ai terrorismi, ecc.
Purtroppo, anche l’immigrazione clandestina o, se si preferisce, de-regolata, é oggi usata come leva importante di questo piano, perfido e distruttore.
Si vorrebbe “esportare”, forzatamente, il terzo mondo nel primo per realizzare due obiettivi essenziali:
1) favorire l’esodo delle nuove generazioni acculturate, perché temute come potenziali nemici dei loro disegni di rapina;
2) usare gli immigrati (a nero) per scardinare il mercato del lavoro, indebolire, distruggere le conquiste sociali, contrattuali dei lavoratori del “primo mondo” ossia d’Europa, Nord America, ecc.
Ora -parliamoci chiaro- visto che nel “primo mondo” preferiamo allevare cani e gatti invece che figli, l’immigrazione si è resa necessaria, ma i flussi vanno regolati con accordi, bilaterali e multilaterali, in base ai quali agli immigrati (regolari) devono essere riconosciuti tutti i diritti contrattuali, secondo le leggi vigenti.
Ma proprio questo non vogliono i grandi potentati (di cui sopra) i quali preferiscono l’immigrazione clandestina per usare, trasformare gli immigrati nei nuovi schiavi del 21° secolo.
Stranamente, vediamo i grandi oligarchi (del tipo Soros)- di fatto- “lottare” insieme a gruppi della sinistra più o meno radicale per la difesa del meccanismo di migrazione clandestina, per poi magari indignarsi per lo sfruttamento disumano dei migranti occupati presso le medie e piccole imprese o rinchiusi nella miriade di centri d’accoglienza. Non si capisce il senso di tale connubio.
Per tradizione, la sinistra, italiana e mondiale, non vuole schiavi ma lavoratori tutelati nella loro dignità e nei loro diritti (e, anche, nei loro doveri) derivati dalla nostra Costituzione e dalla legislazione repubblicane.
La sinistra non vuole lavoro nero né de-localizzazioni delle nostre industrie. Troppo comodo per i de-localizzatori: guadagni alle stelle e disoccupazione di massa scaricata sulle casse dello Stato e sulla società italiana.
6. Italia, un Paese in svendita
I nostri giovani devono poter trovare lavoro in Italia presso i nostri stabilimenti, i nostri sistemi di servizi e di amministrazione.
Purtroppo, l’Italia é un Paese in svendita e pertanto luogo prelibato per attrarre grandi capitali internazionali (i soliti noti + i nuovi potentati arabi e estremo orientali), alla ricerca del massimo profitto. Per creare un “clima adatto” (investitionklima) a tali investimenti, si pretende la modifica della nostra Costituzione (troppo popolare e democratica) e della legislazione sul lavoro, sulle pensioni frutto di sacrifici e di lotte lunghe e memorabili della classe operaia e dei lavoratori italiani e accordi commerciali internazionali che potrebbero distruggere le nostre economie (agricole e industriali, il tessuto delle piccole aziende, ecc) e perfino la nostra sovranità statuale e legislativa. Nemmeno l’impero Romano (una delle prime globalizzazioni) giunse a tanto con i popoli occupati!
Lor signori preferiscono il lavoro nero, sempre più nero, l’evasione fiscale e contributiva. L’Inps del signor Boeri, che ama sollazzarsi con i giochetti della politica invece che con i conti dell’Istituto, é in preda a una situazione debitoria senza precedenti, in primo luogo perché non si registrano risultati apprezzabili nella “lotta” all’evasione contributiva e perché il lavoro nero dilaga e coinvolge lavoratori italiani e stranieri soprattutto irregolari.
Da ciò anche i pruriti di certi “grandi vecchi” dell’economia e della finanza internazionali che vedono nell’allungamento delle speranze di vita dei lavoratori (non delle loro) un pericolo serio per la tenuta dei conti pubblici, della previdenza sociale.
Questi individui, taluni per altro ultraottantenni e religiosissimi, hanno iniziato un gioco sporco, vile che indica nei vecchi pensionati, nei padri e nei nonni, i nemici dei giovani, i responsabili della crisi degli istituti previdenziali. Vivono troppo a lungo, secondo la signora Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale. E quindi…bisognerà da un lato alzare l’età pensionabile e dall’altro lato erogare meno medicine, meno servizi sanitari. Insomma, per risolvere il “problema”, si punta sulla morte (anticipata) degli esseri umani. Qualcosa di orrendo che ricorda talune teorie e pratiche del nazismo.
“ Per liberare risorse” dicono, per alimentare il “ciclo infernale” nel quale sembra essere entrata l’umanità di questo inizio secolo, per finanziare nuovi conflitti che nutrono il mercato sporco delle armi e producono profughi, milioni e milioni di profughi, veri o presunti, miseria e malattie e flussi di migrazioni irregolari che sono una manna per speculatori di lì e di qua.
7. Il “nuovo ordine” delle multinazionali
In realtà, si sta svolgendo un vero rivolgimento, una regressione di segno neoliberista che mira a far arretrare, ad azzerare il patrimonio di conquiste democratiche e sociali costruito nell’ultimo mezzo secolo. Si vogliono riprendere tutto!
Certuni, anche a “sinistra”, accettano, rassegnati o conniventi, tale tendenza perché – dicono- “questa è la globalizzazione”, quasi che questa fosse un fenomeno neutro, ineluttabile e, soprattutto, omettendo di specificare che trattasi di un “nuovo ordine” ideato e dominato dalle grandi oligarchie finanziarie d’Occidente e d’Oriente.
Il mondo moderno ha visto altre “globalizzazioni” capitaliste, colonialiste e/o neocolonialiste che i popoli oppressi, la sinistra (marxista specifico), le forze nazionaliste più sane hanno combattuto!
Oggi, invece, non si capisce se e chi, in Italia e altrove, difende veramente lavoratori sotto attacco.
Una sinistra di classe (della vecchia e della nuova classe in formazione) dovrebbe riflettere e trovare una sintesi politica e ideologica, nuove forme di aggregazione in sintonia con le innovazioni sociali e tecnologiche e quindi agire di conseguenza. Perché- cari tutti- la classe non è acqua ma sangue che ribolle.
Non è vero che le ideologie, le classi sociali sono state tutte superate con l’avvento del mercato neoliberista. Semmai è stato modificato il vecchio equilibrio a favore di una sola classe, di una sola ideologia ossia quelle delle oligarchie capitalistiche, vincitrici e uniche dominatrici, cui non si contrappongono, validamente, quelle di una sinistra impellicciata o vittima della “sindrome di Stoccolma” ossi attratta e succube del fascino dei suoi distruttori.
Una sinistra dispersa, confusa che non riesce a esprimere un credibile progetto alternativo e mobilitante. Questo è- a mio parere- il punto politico, il nodo principale da sciogliere.
8. C’è bisogno di comunismo
Perciò, bisogna ricominciare a pensare e a lottare.
Intanto, per difendere, una per una, le conquiste sociali e civili conseguite. Si può fare, senza estremismi gratuiti, senza facce coperte, senza spaventare la gente (potenzialmente alleata), senza fughe in avanti e sempre nel rispetto dei principi democratici della nostra Costituzione che abbiamo difeso con il voto referendario.
A mio parere, sono anche necessari un nuovo pensiero della sinistra, nazionale internazionale, e nuove organizzazioni politiche e sindacali, per un’alleanza mondiale di tutti i lavoratori, emigrati e stanziali, dei disoccupati e dei giovani in cerca di prima occupazione.
Insomma, alla globalizzazione neoliberista bisogna contrapporre una globalizzazione della sinistra, dei movimenti anticapitalisti, umanitari (anche di sana ispirazione religiosa) che realizzi nelle aree più sviluppate l’unità fra lavoratori nazionali e immigrati regolari e che guardi ai popoli dell’Asia, dell’Africa, dell’America Latina con uno spirito di solidarietà militante, per creare un fronte comune di lotta al neoliberismo selvaggio; per la loro, e per la nostra, libertà.
Il mondo è uno solo, è abitato da una sola razza: quella umana! Il terreno del confronto ha superato i confini degli Stati. L’invocazione all’unità mondiale di classe di Karl Marx, oggi riacquista un significato di dignità e di speranza, per un mondo nuovo, giusto, umano, per salvare la vita del Pianeta, la Natura e tutti i suoi abitanti. Oggi tali, delicati equilibri sono seriamente compromessi, rischiano d’implodere o di esplodere, fate voi. Il futuro dell’umanità è assai incerto.
Noi che abbiamo vissuto la vita lottando contro le ingiustizie e le prepotenze, nonostante gli errori e i limiti dell’esperienza “statalista” dell’Urss e dei Paesi socialisti, pensiamo che solo il comunismo, quello autentico mai sperimentato, solidario, pacifista, veramente filantropo, può salvare la Terra e l’umanità dal disastro verso cui stanno correndo. La missione del comunismo, per sua natura egualitario e generoso, è quella di salvare, redimendola, l’intera umanità, compresi i suoi acerrimi, attuali nemici. Il comunismo é la concezione più laica del progesso umano. Una concezione superiore, quasi evangelica, che non cerca la vendetta, né il dominio, ma la pace fra gli uomini e l’armonia fra questi e la Natura, il benessere, la libertà e la felicità condivisi.
Utopia o profezia? Solo un’umilissima opinione di una persona che sa di trovarsi più di là che di qua. Può darsi un’infatuazione, un’illusione senile. Anche se credo che l’uomo senza utopie, senza speranza é costretto a strisciare, triste e rassegnato, come un verme solitario e allucinato.
Fonte:https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/10511-agostino-spataro-il-diritto-di-non-emigrare.html
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