Il sovranista ad una dimensione: il caso “NATO”
di MEGACHIP (Pierluigi Fagan)
La NATO nasce improvvisamente (dai francesi in giù nessuno ne sapeva niente a parte i britannici ed ovviamente gli americani) nel 1949. Solo nel 1955, i sovietici si decidono ad opporgli il Patto di Varsavia. Poi l’URSS collassa tra l’89 ed il ’91 e la NATO si espande ad est, cooptando i Paesi prima di area russa. Oggi colleziona 29 membri di cui 26 europei, due americani (USA e Canada) e – per il momento – i turchi. Quale interesse militare hanno in comune questi associati a quasi settanta anni dalla fondazione del patto? In effetti nessuno. A cosa serve l’imponente macchina con sede a Bruxelles se USA e Russia sono allacciate e rispettivamente bloccate dalla dottrina della Mutual Assured Distruction nucleare dagli anni’60? A nulla, se non a spendere soldi inutilmente.
Torna in ballo la più basica delle regole geopolitiche: la geografia. Davvero il Portogallo, la Spagna, la Francia e l’Italia debbono temere una invasione russa che non siano i suoi turisti? O la Grecia che è ortodossa come lo è la chiesa russa schierata a supporto di Putin? O forse questi Paesi farebbero meglio a farsi una forza navale per presidiare il loro mare (in cui si stanno scoprendo giacimenti di gas sempre più grandi) lanciandoci sopra la più naturale delle dottrine Monroe? O non converrebbe a questi euro-mediterranei ed a gli europei del nord, una bella iniziativa comune di cyber attacco più sterilizzazione finanziaria e contro spionaggio anti islamisti in vena di jihad? Ed anche infiltrarsi nel profondo del continente africano ad intercettare le reti di sostegno alle migrazioni forzate verso di noi che tanta confusione ci stanno creando? E non ci converrebbe davvero evitare di finanziare il già pingue complesso militare industriale statunitense e magari finanziarne uno nostro che si fa anche occupazione e si sviluppa magari anche un po’ di tecno-scienza dai positivi fall-out commerciali?
Ventotto paesi NATO contribuiscono esattamente per il 28% del suo budget complessivo, gli USA da soli per il 72%, dislocando qui armi, arsenali nucleari, aerei, navi e soldati che costituiscono il necessario esito della loro ipertrofia militare imperiale. Praticamente paghiamo una tassa imperiale senza averne alcun tornaconto visto che è sì un impero, ma informale. E i sovranisti dell’ultima ora non hanno nulla da dire a riguardo? Vale solo l’euro come impedimento all’esercizio del pieno potere politico territoriale? Un veloce ripassino di storia per rammentarsi che la sovranità nasce con l’imposizione di tasse per finanziare la forza armata che difende i confini del sistema, no?
Mi sa che noi la sovranità non siamo proprio in grado di pensarla. Carcerati nelle divisioni disciplinari, vediamo sempre e solo una dimensione per volta. Chissà, magari è proprio quello che vogliono gli americani, farci scappare dalla gabbia dell’euro per correre come topini nella gabbia del loro grande abbraccio. Felici magari di aver ritrovato la lira per poi convertirla in dollari per pagargli lo shale al +20% rispetto la gas russo, visto che avendoci protetto nella difficile guerra di indipendenza delle valute, certo dobbiamo restituire il favore diventando loro clientes. E che bello sarà poi vedere i loro F35 decollare dalle nostre terre per andare a bombardare l’Iran con cui invece potremmo fare affari e così ritrovarci il costo dell’energia raddoppiato visto che ci sarà uno shock nel mercato energetico, no? O magari a quel punto comprare il petrolio dai sauditi che sono poi proprio coloro che finanziano jihadisti e buona parte delle reti occulte di migrazione dall’Africa in cui stanno combattendo la loro lotta per l’espansione egemonica finanziando le guerre locali?
La prima sovranità è quella mentale dalla quale siamo per lo più, quasi tutti, drammaticamente lontani. Tra Merkel-Macron ed Orban-Salvini forse di dovremmo dare un terzo. Forse in tema di piani B sarebbe il caso di lasciar perdere il professor Savona e dare un occhio a quello di Mélenchon.
La sovranità si applica a cose che hanno più dimensioni, anche se nella nostra testa ce ne entra solo una alla volta.
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