Geopolitica. Alain de Benoist: “Gli americani si sentono forti per la debolezza degli europei”
di BARBADILLO (Gerardo Adami)
Alain de Benoist, filosofo francese delle nuove sintesi, ha rilasciato una intervista al magazine Free West Media sulle relazioni tra Usa ed Europa offrendo come sempre una ampia visione culturale e geopolitica. Alla domanda sulle eventuali ritorsioni prospettate dagli americani alle compagnie tedesche coinvolte nella costruzione di Nord Stream 2 il pensatore ha replicato: “Gli americani si sentono forti perché sanno che gli europei sono deboli. Le notizie dimostrano ogni giorno che l’Unione europea non è una potenza europea, ma semplicemente un mercato europeo. In questo mercato, tuttavia, gli americani hanno una leva significativa. Uno dei principi più importanti è l’extraterritorialità della legge statunitense. Ciò consente a Washington di difendersi da operazioni e influenze finanziarie o commerciali. Ad esempio, diverse banche francesi sono state multate per miliardi di euro per non aver preso in considerazione le sanzioni statunitensi contro questo o quel paese”.
La Germania o l’Ue “un territorio occupato? Alla provocatoria domanda de Benoist ha replicato così: “Sì, possiamo parlare di un “territorio occupato”, ma il termine “occupazione” è ambiguo. Non siamo in un brutale tipo di eteronomia, ma in un progressivo condizionamento del cosiddetto “soft power”. Si potrebbe anche parlare di “colonizzazione” – ma di una colonizzazione iniziata con la colonizzazione di atteggiamenti e valori . Conosciamo l’esempio di schiavi che amano le loro catene. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, gli europei si accontentano del dominio degli Stati Uniti e anche della complicità, proprio perché le loro idee, il loro modello di riferimento e i loro valori sono stati colonizzati da influenze e mode dall’estero. Da quel momento in poi, possono solo pensare all’interno dell’ideologia dominante, che, come sempre, è l’ideologia della classe dominante”.
Chi comanda oggi? La risposta del filosofo è netta: “Oggi sono i mercati finanziari a imporre le loro decisioni. Come? In primo luogo, attraverso le reti di informazione, l’industria dell’intrattenimento, la proliferazione dei cosiddetti “giganti di Internet” (il “sistema GAFA”: Google Apple Facebook Amazon). Più in generale, tuttavia, gli stati mentali possono essere spiegati dalla scomparsa dei marcatori esistenziali causati dalla logica della capitale. Il capitalismo si basa su una logica di immoralità (hubris) e infinito. Ciò rende necessario rimuovere tutte le barriere culturali, politiche e sociali che ostacolano l’aggressiva espansione globale del mercato. Questo ci porta a un sistema in cui nulla vale niente, ma tutto ha un prezzo”.
Sugli Usa: “L’America è il vettore principale del sistema capitalista, ma non è il suo centro. Un tale sistema non ha centro ed è inutile trovare “i responsabili”. Karl Marx ha giustamente parlato di un “automatismo”. Le principali conseguenze di questa egemonia sono la fede nel progresso, la credenza nei cosiddetti “diritti umani”, la convinzione che solo i valori del mercato siano importanti. A ciò si aggiunge il danno causato in Europa dalla diffusione massiccia di idee specificamente americane come la correttezza politica e la cosiddetta “teoria del genere””.
I popoli perdono di fatto la propria indipendenza: “L’unica forma di sovranità riconosciuta dal liberalismo – argomenta ancora – è la sovranità dell’individuo basata su “homo oeconomicus”. I popoli, le nazioni e le culture sono agli occhi dei liberali semplicemente aggregati di individui le cui relazioni essenziali sono ridotte a contratti legali e scambi di mercato. In questa prospettiva, le persone si definiscono come consumatori e non più come cittadini”.
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