Il “metodo Casalino” drammatica espressione della fallimentare e autoritaria gestione della crisi
di ATLANTICO QUOTIDIANO (Martino Liacono)
Ormai si potrebbe definire il metodo Casalino. Viene varato un mezzo provvedimento, vengono fatte filtrare alcune indiscrezioni, poi viene annunciato che ci sarà una diretta Facebook per fornire “alcuni importanti aggiornamenti” e infine, con almeno un’ora di ritardo, di notte, si tiene il discorso del premier in cui si comunicano in maniera approssimativa e pasticciata le scelte che avevano suscitato grande attesa.
È un metodo affermato, quello Casalino. Impossibile negarlo. Ha fatto scuola la prima (e ultima) conferenza stampa con vere domande tenuta nella notte tra il 7 e l’8 marzo nella quale si annunciavano, con ritardo e con previa fuga di notizie, misure straordinarie per la Lombardia e per altre aree del Nord Italia. Da quel momento la comunicazione di crisi del governo si è ulteriormente involuta. Panico, confusione e spaesamento si sono susseguiti alimentando tragicamente la perversa macchina comunicativa congeniata dall’ex concorrente del Grande Fratello. Un sistema che ha nel ritardo e nell’assenza di chiarezza e semplicità una delle sue caratteristiche principali, a cui si sommano le gravi carenze decisionali di Conte.
Certo, nell’intervento di sabato sera questi ha usato un lessico appropriato e istituzionale, facendo appello all’unità del Paese. Le sue parole sono state solenni ed equilibrate. Ma non è riuscito a far passare con chiarezza quali attività dovranno interrompersi. Il presidente del Consiglio è rimasto ancora troppo nel vago, senza incidere con un messaggio preciso e puntuale. Un errore di questo genere è imperdonabile dopo le comunicazioni delle scorse settimane, in cui sia i toni che i contenuti erano stati del tutto inappropriati per un’emergenza di tali dimensioni.
Non bisogna poi dimenticare un aspetto apparentemente formale, ma che tanto formale non è. Il metodo Casalino prevede lo scavalcamento dei giornalisti. Le ultime due dirette Facebook sono state semplicemente delle comunicazioni e non delle conferenze stampa. Cosa che ha impedito ai giornalisti di fare domande sui provvedimenti. La diretta Facebook si è configurata come il mezzo più rapido per eludere la stampa, spesso sgradita al portavoce del premier, e per parlare direttamente agli italiani. Stratagemma che fa il paio con la chiusura del Parlamento e lo strapotere dell’Esecutivo. Come se le voci critiche, fondamento di una democrazia liberale, fossero un inutile orpello. Il metodo Casalino non può e non deve quindi essere separato dalla fallimentare gestione della crisi, di cui è drammatica espressione.
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