MANI SULL’ITALIA/ Sapelli: ecco la spartizione Parigi-Berlino (con l’aiuto di Biden)
di IL SUSSIDIARIO (Giulio Sapelli)
Con l’arrivo di Biden alla Casa Bianca, gli Usa dovranno tornare nel Mediterraneo. Per questo la Francia preme per spartirsi l’Italia con la Germania
Come ci insegna Joseph Nye, il soft power francese è costantemente cresciuto nel secondo dopoguerra e ha raggiunto in Italia un livello che è pari a quello risorgimentale, quando i francesi giunsero a svolgere quello che fu un ruolo decisivo per garantire non solo l’annessione piemontese dinastica dell’Italia, ma anche la sua configurazione politica attraverso la vittoria culturale su quelle influenze inglesi che solo la morte di Cavour impedì che trionfassero nel campo istituzionale e civile. Oggi il confronto della Francia con la Germania non può più godere della storica alleanza di fatto con il Regno Unito in funzione anti-tedesca, bene attenta, la storica, un tempo, dominatrice dei mari (il Regno Unito, appunto) a non esser attirata dalla forza distruttrice di una potenza di terra come la Germania.
L’avvento dell’Amministrazione Biden creerà, per questo disporsi del potere europeo, un gioco di potenza sbilanciato a livello mondiale. Rimarrà l’ostilità contro la Cina, ma sarà temperata quella anti-iraniana che si sostanzierà nella ripresa degli accordi sul nucleare con la conseguente riapertura di un rapporto difficile con Israele, non sul riconoscimento del patto di Abramo, ma sul disconoscimento delle autorità palestinesi come interlocutori sul piano diplomatico, contrastando le colonizzazioni ebraiche cha hanno trovato invece l’appoggio completo dell’Amministrazione Trump. Per la Francia ciò che conta oggi è prepararsi a una nuova presenza Usa nel Mediterraneo, che rischia di indebolire la presenza francese in funzione anti-italiana e anti-turca. Tutto il contrario di ciò che è nelle corde tedesche da due secoli sino a oggi.
La ripresa economica dopo la pandemia segnerà, quindi, il definitivo dominio patteggiato della Francia sul sistema bancario e sui servizi alle imprese italiani che si sono sviluppati storicamente nella penisola. Si avvia la spartizione “ragionata” dell’Italia. I tedeschi non potranno non approfittarne per negoziare con la Francia medesima lo sviluppo ulteriore del loro rapporto storico di dominanza dell’industria piccola e media di beni strumentali, di macchine per le macchine, di apparecchiature per automazione e di stampistica di eccellenza che sono la forza del Pil italiano accentrato nella Pianura Padana, con quei rivoli adriatici che il maestro Giorgio Fuà per primo indicò come uno dei tesori da preservare per lo sviluppo civile e sociale e non solo della crescita economica italiana. Si prepara il grande patto tra la borghesia vendidora e le borghesie franco–tedesche. Esse non trovano ancora un punto di accordo, ma non tarderà. La pressione Usa agisce in questo senso: si vedano le trasformazioni dell’ordinamento europeo dell’Antitrust e si vedrà bene dove si mira.
Il mondo sta cambiando. Il destino indo-pacifico è delineato sempre più chiaramente dal recente accordo che la Cina per dieci anni ha tessuto e raggiunto con il Giappone e la Corea del Sud e lo stesso Vietnam trascinando il manipolo degli Stati aderenti all’Asean in un accordo a cui anche l’India sarà inevitabilmente costretta ad aderire quando i problemi delle tariffe agricole saranno risolti. Il Mediterraneo è destinato a divenire un lago non solo atlantico ma anche pacifico, ben più di quanto non lo fosse dall’apertura del Canale di Suez. Oggi nell’orizzonte europeo sempre più va affermando una centralizzazione capitalistica a cui l’Europa come istituzione dimidiata (senza Costituzione) deve rispondere per non essere dominata da borghesie subalterne e destinate al declino: i francesi e i tedeschi si muovono in questo senso secondo le loro direttrici storiche, che non potranno che essere consolidate dalla pandemia.
l’Italia non possiede un’istituzionalizzazione del suo interesse prevalente e per questo è destinata a essere subalterna e a impoverirsi sempre più: terra del sole del mare e della bellezza a cui la borghesia italiana è come sempre protesa, considerandole risorse da godere e da non trasformare invece in industria per meglio goderle e conservarle. Come potrà farlo quando anche il centro strategico di ciò che rimane della nostra produzione di valore industriale si avvia a essere trasferito in altri sistemi di dominio? Sistemi di dominio solo a parole europei, ma in realtà franco–tedeschi, in un’Europa senza Costituzione, senza ordinamento giuridico e non ordinamento di fatto, come oggi è.
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