da TERMOMETRO GEOPOLITICO
(IL PEDANTE)
Sono tanti, tantissimi i problemi sollevati dal moderno culto de «i dati».[1] Qui affronto solo il più superficiale eppur già paradossale, che cioè la frequenza con cui li si invoca a suffragio dei propri argomenti tende a crescere in ragione inversa della loro conoscenza e/o del rigore con cui li si considera. Che chi li sbandiera a ogni pie’ sospinto è spesso il primo a pulircisi, diciamo, il naso. Il fenomeno è ultimamente così puntuale da far sorgere il sospetto, almeno in chi scrive, che non si tratti solo di un malcostume dialettico, ma piuttosto di una conferma tombale delle distorsioni cognitive accennate in nota.
Siccome anch’io sono moderno me invito, per non cadere in questa fallacia ho predisposto uno strumento di rappresentazione de «i dati» a mio uso. Si tratta di due cruscotti o dashboard che elaborano in tempo quasi reale altrettante serie numeriche sulla malattia che sta appassionando il mondo. Nel primo propongo alcune estrazioni dal database del progetto Our World in Data (OWID) dell’Università di Oxford, nel secondo da quello diffuso dal nostro Istituto Superiore di Sanità (ISS). Nell’offrire entrambi all’utilità e alla critica dei lettori, anticipo nel seguito qualche considerazione provvisoria.
Contagi. Restando i forti dubbi sulla rilevanza clinica dei contagi in sé, sia i dati italiani (OWID1.1 e OWID1.2) sia quelli internazionali (OWID4.1) confermano che il loro numero è significativamente correlato al numero di test effettuati. La crescita dei contagi in Italia delle ultime due settimane (OWID1.1) appare ben più ridotta se rapportata alla frequenza diagnostica (OWID1.2). Si ripropone perciò con forza il problema di rapportare le misure distruttive di igiene pubblica a questo parametro.
1. la pur grezza comparazione dei dati internazionali (OWID2.6 e OWID2.7) sembra confermare ciò che altri hanno dimostrato in modo più puntuale, che cioè l’intensità dei «lockdown» non è significativamente correlata alle manifestazioni clinicamente gravi della malattia (ricoveri e decessi). Resta perciò aperta la questione dei loro obiettivi;
2. nel caso italiano, l’andamento dell’intensità delle chiusure ricalca grossolanamente quello degli eventi clinici gravi (OWID2.4 e OWID2.5) fino a circa metà dicembre 2020. Da quel momento in poi, e fino a oggi, le due tendenze sono scorrelate: mentre gli eventi clinici calano, le chiusure si mantengono e anzi aumentano. Si pone con forza ulteriore l’interrogativo del punto precedente.
Vaccinazioni. I dati sinora raccolti non sono sufficienti per valutare l’impatto delle vaccinazioni sugli indicatori clinici. Gli unici Paesi che hanno raggiunto una copertura ragguardevole, ma comunque non sufficiente per innescare una eventuale immunità di gregge, sono Israele (più del 50% delle popolazione coperta in prima dose), gli Emirati Arabi (ca. 35%) e il Regno Unito (ca. 30%). Si è comunque proposta una comparazione dinamica tra il nostro Paese (ca. 6%) e Israele e Regno Unito in relazione ai ricoveri ospedalieri (OWID3.4 e OWID3.5).
Nel primo caso, le quote di nuove ospedalizzazioni sulla popolazione seguono un andamento quasi identico a dispetto del notevole scarto vaccinale tra i due Paesi. La repubblica mediorientale presenta anzi sempre una quota maggiore di ricoveri. Nel secondo caso, le ospedalizzazioni inglesi calano piuttosto velocemente all’aumentare (contenuto) delle vaccinazioni, ma si mantengono comunque sempre al di sopra di quelle italiane.
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NOTE:
[1] Ad es. cognitivi (fino a che punto si può estendere la quantità di un’informazione appiattendone la complessità, senza invalidarla?), empirici (può un’informazione collettiva precedere e condizionare l’esperienza individuale?); epistemici (quanto vale un’informazione che non si può verificare?); politici (chi decide i dati che «decideranno» al posto dei decisori?); psicologici (quanto è sano riflettersi su fenomeni che non si possono controllare?); etici e civili (la fissazione su riferimentispersonalizzati e remoti lede il rispetto delle persone a sé prossime?) ecc.
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