Bollette elettriche, la solita Burla delle Quote Europee
da TERMOMETRO GEOPOLITICO
(Guido Salerno Aletta)
CO2: i produttori di energia comprano le Quote, lo Stato incassa, i consumatori pagano
Quello delle tasse ecologiche è un giochetto che pare fatto apposta per rendere felici i Ministri delle Finanze: vendendo all’asta le quote di CO2, che i produttori di energia elettrica devono comprare in misura corrispondente alla quantità emessa, gli Stati incassano soldoni. Ed i cittadini vedono schizzare alle stelle gli importi delle bollette elettriche.
In pratica, ogni sistema di generazione di energia elettrica ha un coefficiente tipico di emissione di CO2 per KWh prodotto: è molto alto per le centrali alimentate a carbone e per quelle ad olio combustibile, mediamente alto per quelle che vanno a gas naturale, assai basso per gli impianti da fonti rinnovabili come eolico e solare, praticamente nullo per gli impianti nucleari.
Da ciò deriva che, per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, a livello europeo è stato deciso che si devono penalizzare i produttori che utilizzano le fonti fossili in quanto producono molta CO2, e si devono favorire i produttori che producono energia elettrica con fonti rinnovabili o con impianti nucleari. Così facendo, si rende più cara l’energia elettrica da fonti fossili e se ne disincentiva la produzione.
Si mettono dunque all’asta un numero di quote di CO2, che viene diminuito ogni anno in modo da raggiungere progressivamente gli obiettivi di riduzione delle emissioni: nel secondo trimestre di quest’anno, dopo aver detratto una quota del 10,7% dei proventi incassati che viene destinata alla Modernizzazione degli impianti, il resto è stato ancora una volta riversato all’Erario di ciascuno Stato in quanto rappresenta una forma di tassazione ambientale, in base al principio di proporzionalità e di corrispettività secondo cui “chi più sporca, più paga”.
Tutto dipende, naturalmente, dalla tipologia degli impianti esistenti in ciascun Paese europeo. La Polonia, che usa quasi esclusivamente il carbone, è il Paese europeo i cui i produttori pagano più di ogni altro ed è quindi quello in cui l’energia elettrica viene a costare di più ed il cui Stato incassa più di ogni altro dalla vendita delle quote di CO2 (nel secondo trimestre di quest’anno, ha registrato il 19,4% del totale europeo). Segue la Germania, che ha dismesso anticipatamente quasi tutte le centrali nucleari per ritornare al carbone e usare il gas che arriva con il North Stream dalla Russia (nel secondo trimestre di quest’anno, ha registrato il 16,6% del totale europeo). Al quarto posto, dopo la Spagna, c’è l’Italia (sempre nel secondo trimestre di quest’anno, ha registrato incassi pari all’8,3% del totale europeo). La Francia, che ha una produzione di energia elettrica prevalentemente da fonte nucleare, sta in coda (4,8%): in pratica, i suoi produttori hanno pagato per le quote di CO2 una somma che è un quarto di quella della Germania e la metà di quella dell’Italia.
Nel secondo trimestre di quest’anno, in Italia sono state collocate 14.500.000 quote di CO2, per un incasso d’asta pari a 718,5 milioni di euro. Il prezzo unitario di aggiudicazione delle quote di CO2 è quasi raddoppiato, passando dai 21,2 euro del primo trimestre ai 49,7 euro del secondo trimestre.
A tutto questo vanno aggiunte le somme pagate dai vettori aerei, che pure sono soggetti all’acquisto di quote di CO2: se il prezzo dei biglietti aumenta, c’è anche questo fattore.
Chi sta incassando a rotta di collo è il nostro Ministero dell’Economia: rispetto ai 431 milioni di euro relativi agli incassi del primo trimestre di quest’anno, dovrebbe arrivare a 718 milioni per quelli del secondo trimestre. Intanto, nel 2020 ha incassato la bellezza di 964 milioni di euro.
E’ tutto davvero assai buffo: le tariffe di riferimento dell’energia elettrica, che vengono decise dall’ARERA, tengono conto delle somme pagate dai produttori, sia per l’acquisto delle fonti di produzione che per le quote di CO2, somme che vengono versate quasi integralmente allo Stato.
Per evitare una rivolta dei consumatori, a metà anno il governo italiano ha già stornato una somma assai consistente dai fondi che ha incassato con la vendita delle quote di CO2, pari ad oltre 6 miliardi di euro a decorrere dal 2014.
Insomma, le tasse ambientali sul CO2 sono diventate un altro modo per spillare soldi ai cittadini ed aumentare i costi di produzione. Visto che le quote diminuiranno anno dopo anno, l’energia elettrica prodotta con fonti fossili costerà sempre di più.
Come accadde per le Quote latte, che misero per anni alle corde gli allevatori italiani che non ne avevano a sufficienza e venivano quindi multati per la sovrapproduzione, anche stavolta c’è dietro una competizione europea: e la Francia che ha tante centrali nucleari per produrre energia elettrica, promuovendo l’Accordo di Parigi sul clima, se la ride.
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