Italia anello debole nel Mediterraneo
di PIANO CONTRO MERCATO (Pasquale Cicalese, Sergio Calzolari)
PASQUALE CICALESE
Nella teoria del dominio, vi sono due visioni, una di Mackinder, secondo il quale il cuore mondiale è l’Eurasia e chi controlla l’Eurasia controlla il mondo. L’altra visione, talassocratica, è dell’Ammiraglio Mahan, del controllo dei mari. Una prima avvisaglia vi era stata lo scorso anno con il blocco di Suez. Negli ultimi decenni è avvenuto un fatto storico: il Mediterraneo ridiventa centro mondiale dei traffici Est-Ovest tramite il canale di Suez, l’unico che può far transitare le portacontainer di nuova generazione. Ecco che i porti italiani diventano appetibili. I cinesi firmano l’accordo sulla Via della Seta con noi nel 2019 ma poi la dirigenza italiana lo disconosce. E’ dalla fine degli anni novanta che i cinesi sono interessati a Taranto, non c’è stato niente da fare. Tre anni fa il porto di Gioia Tauro, l’unico italiano che può accogliere portacontanienr di 20 mila unità, è passato di mano dai tedeschi a Aponte di Msc,. Costui è amico di Macron, filoamericano e feroce anticinese. I cinesi non possono mettere piede nei porti italiani, così hanno sviluppato reti portuali nella Sponda Sud del Mediterraneo. Primavere arabe nuove in vista? E poi, il conflitto ucraino, che blocca la via della seta terrestre nell’Eurasia, sposta il focus sull’Italia? La dirigenza italiana, alla luce di ciò, dopo 30 anni, aprirà gli occhi sulle enormi potenzialità del sud? Per chi volesse approfondire può andare sul blog Pianocontromercato e leggere https://www.pianocontromercato.it/una-strategia-talassocratica-per-larea-sistema-crotonese/#:~:text=Una%20strategia%20talassocratica%20per%20l%E2%80%99area%20sistema%20crotonese, saggio di Pasquale Cicalese e Filippo Violi.
Buona lettura del post di Sergio Calzolari
SERGIO CALZOLARI “SPATTO”
Italia nuovo anello debole. Il gioco delle potenze nel Meditteraneo
Oggi vorrei prestare attenzione a come leggono la situazione italiana i centri del potere reale mondiale.
Come ho detto in altre occasioni, occorre smetterla di leggere solo gli analisti italiani da bar, o peggio ancora i servi dei servi.
Qua di seguito due articoli assai importanti per collocazione e per autore.
Uno che parla del ruolo italiano nel mediterraneo. L’altro che parla del problema del debito, e che suona quasi come una minaccia geopolitica preventiva.
Prima di procedere nella lettura, consiglio di leggere i bioprofili degli autori, soprattutto Lackman. Sarà più chiaro il peso specifico delle riflessioni.
Ho linkato i loro interventi. Non li traduco, dato che oggigiorno, con un traduttore, comodamente, ognuno può leggere in tutte le lingue.
Sono ospitati entrambi sulla pagina di
The American Enterprise Institute, sulla cui funzione non mi dilungo, intanto chiunque può capire da solo.
https://thehill.com/opinion/finance/586926-an-italian-economic-accident-waiting-to-happen
https://www.defenseone.com/ideas/2022/02/italy-quiet-pillar-natos-aerial-policing/362230/
Studiare geo-economia ti fa capire che la relazione Germania e Italia è assai antica, e molto pericolosa per l’azione ed il pensiero marittimo (mi riferisco qua alle celebri teorie a fondamento della geopolitica) anglosassoni.
Vado per punti. Un articolo deve fare discutere, e non è questa la sede per un saggio, considerando anche il tempo medio di lettura di un lettore medio nell’epoca della sottomissione reale del lavoro al capitale, anche nelle capacità cognitive produttive.
1. Nel Mediterraneo non può esserci il vuoto. Il concetto di vuoto nella storia non esiste.
L’Italia è da decenni integrata nella filiera germanica, come paese terzista di fatto. Abbiamo sempre visto questo aspetto come elemento di debolezza e negativo.
Ma lo si guardi adesso da un altro punto di vista.
Germania e Italia sono i paesi che stavano tentando di autonomizzarsi dal campo americano: gasdotti, porti, e via della seta erano le modalità oggettive di tale sganciamento. Li si guardi adesso anche integrati come macro area con sbocco su entrambi i mari.
È un caso che adesso siano i paesi che più pagheranno il nuovo mondo che incomincia? No, non credo sia un caso.
2. L’Italia, come mostrano questi articoli, potrebbe essere a rischio di default, se non fosse “aiutata” da qualche manina, direbbe Cossiga. Con il golpe di Mani Pulite hanno distrutto: a. industria nazionale; b. autonomia economica seppure precaria, ma in ogni modo esistente; c. non allineamento politico strategico nel mediterraneo. Prima, contribuendo all’impoverimento complessivo delle classi popolari con un attacco formidabile al salario sociale complessivo necessario alla riproduzione della forza lavoro. Poi, con la gestione della pandemia hanno fatto il resto, attuando un attacco senza precedenti (desertificazione sociale, la loro distanza sociale infatti) ai rapporti economico-sociali residuali (prima repubblica) dei ceti piccoli e medi.
Quindi abbiamo un fenomeno di progressivo indebolimento di TUTTI i gruppi sociali produttivi del paese (la riforma del catasto serve infine anche a questo)
3. La distruzione della proiezione italiana nel medioriente e nord africa, eliminando la Libia, è stata un ulteriore tassello del cammino per rendere il nostro paese servo del blocco anglosassone globalista.
4. La crisi alimentare futura potrebbe infiammare ancora la prateria nordafricana, rendendo la situazione, per esempio dell Algeria, probabilmente in precario equilibrio, per poter alla fine essere il nostro nuovo serbatoio di materie prime energetiche.
5. Non abbiamo soltanto la crisi delle materie prime, ma anche presenza dell’inflazione, spinta in alto da rincari complessivi delle catene logistiche e dalle difficoltà finanziarie mondiali di reperimento di capitali nuovi.
TheHill
An Italian economic accident waiting to happen
Italy’s past history of sclerotic economic growth offers little hope that the country will be able to grow its way out from under its public debt mountain.
6. A ciò si unirà la difficoltà di far fronte alle necessità alimentari nazionali.
Molti analisti, infatti iniziano a parlare di guerra del cibo, affiancata alla guerra dell’energia
Il nostro paese ha necessita di materia prima per la trasformazione della propria industria alimentare.
7. Logistica. Energia. Materie prime. Inflazione globale. Carenza alimentare. Questi saranno i fattori della spinta concentrica verso il nostro default, per ricattare meglio il nostro paese e determinare il suo ruolo futuro nel mediterraneo.
Altroché mare di pace delle anime belle di sinistra, che in 20 anni hanno glorificato le rivoluzioni colorate e le primavere arabe, stupidamente, senza accorgersi, del disegno globale che vi era dietro. Anime candide allora, Guerrafondai oggi.
A tal proposito apro e chiudo una parentesi politicamente scorretta.
Spero che almeno adesso, finalmente, di fronte alla guerra ed alla partita a scacchi mediterranea, si apra il cervello dei molti che marciavano contro il governo egiziano (controllo di uno dei più grandi canali al mondo insieme a Malacca e Panama per traffico di merci), inneggiando ai diritti civili repressi, in un bel corteo, alla cui testa vi era un antica università, in preda alla pappa del cuore ecumenico ed arcobalenico. Chiarisco meglio a scanso di equivoci: solidarietà sempre alle legittime e fondamentali aspirazioni di libertà e benessere dei popoli, ma mai farsi prendere in giro e diventare pedine di un gioco altrui.
L’Italia è, come l’Ucraina nell’est Europa, parte integrante di quelle molteplici “zone d’attrito e di confine” in un mondo multipolare; l’Italia è al centro della faglia geopolitica del mediteraneo. Il declino italiano determinerà il vuoto nel centro di controllo del Mediterraneo; e questo, è ormai chiaro, sarà probabilmente colmato dalla Francia con l’assenso anglosassone.
La ragione della sottomissione del nostro paese, iniziata 30 anni fa, alle élites transnazionali (in massima parte i circoli liberals anglosassoni) sarà allora chiara, e verrà così alla luce il piano di destabilizzazione del mondo portato avanti dalle medesime elite, nel loro tentativo disperato di governare, costi quel che costi, utilizzando il serbatoio di materie prime sul suolo euroasiatico. Sta a noi capirlo per tempo e muoverci di conseguenza, prima che sia troppo tardi, insieme con tutti (e tutti intendo tutti) quelli che hanno per scopo il non allineamento e la neutralità del paese.
Fonte: https://www.pianocontromercato.it/2022/03/16/italia-anello-debole-nel-mediterraneo/
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