Burkina Faso: finalmente condanne per l’omicidio di Sankara, l’ex leader antimperialista
da L’INDIPENDENTE (Gloria Ferrari)
Il 6 aprile un tribunale militare di Ouagadougou ha condannato all’ergastolo Blaise Compaoré, ex presidente 71 enne del Burkina Faso in carica dal 1987 al 2014, per aver contribuito attivamente all’omicidio di Thomas Sankara, suo predecessore. Insieme a Compaoré, che non era presente al processo perché attualmente in esilio, sono stati condannati all’ergastolo anche Hyacinthe Kafando, all’epoca a capo della sicurezza e Gilbert Diendéré, un ex comandante accusato di aver partecipato in prima persona all’uccisione di Sankara, avvenuta nel 1987 (Diendéré era invece presente al processo). Sono state condannate anche altre otto persone, con pene che oscillano tra i tre e i venti anni di carcere, mentre tre imputati sono stati completamente assolti.
Chi era Thomas Sankara? E come mai nel suo omicidio sono coinvolte figure governative? Anche se la sua morte è accaduta ormai più di trent’anni fa, la storia del frère juste (fratello giusto, come veniva chiamato) non è mai stata dimenticata dai suoi conterranei. Thomas Sankara rimase a capo del Burkina Faso dal 1983 fino al 15 ottobre del 1987, fino cioè al giorno del suo assassinio (a cui seguì la salita al potere di Compaoré).
Ad alcuni piace ricordarlo come un moderno Che Guevara, ad altri come una figura mitologica, una meteora, che ancora oggi ispira una gioventù africana che lotta contro abusi e soprusi. Ma, per chi non lo conoscesse, Sankara era “semplicemente” un uomo che al posto delle limousine presidenziali aveva voluto una flotta di Renault 5 e che aveva cambiato quel nome, Alto Volta, affibbiato al suo paese dalle potenze coloniali, con Burkina Faso, il paese degli “uomini integri”. Quello stesso paese di cui prese le redini il 4 agosto del 1983, secondo alcuni grazie ad un colpo di stato militare. In realtà Sankara ebbe fin da subito l’appoggio della popolazione, ansiosa di liberarsi dalle pressioni francesi, dagli abusi e innumerevoli sopraffazioni. Ciò che alla fine Sankara fece, a tutti gli effetti, individuando la soluzione più giusta per gli interessi dei suoi “uomini e donne integri”. Se le terre e le miniere erano gestite da compagnie straniere e non portavano ricchezza alla nazione, la risposta era nazionalizzarle e metterle al servizio della ricchezza popolare, ad esempio.
Sankara era un personaggio scomodo, con una missione non facile e che avrebbe nel tempo (se ne avesse avuto di più) cambiato totalmente la mentalità degli abitanti, liberandola dai fantasmi del colonialismo. Parlare di Sankara è un po’ come racchiudere un’intera lotta antimperialista e panafricanista che non accetta la condizione di vita in cui Burkina Faso e l’Africa subsahariana si ritrovano a vivere. Parliamo di una terra che accoglie sette milioni di uomini, il 98% dei quali non sa leggere né scrivere, dove 1 bambino su 5 muore prima di compiere cinque anni, con un solo medico ogni 50mila abitanti e un reddito pro capite che non arriva a 100 dollari l’anno.
Dopo il suo assassinio, al suo posto ha preso il potere il capitano (condannato) Blaise Compaoré, una sorta di vice che Sankara considerava un fratello. Oltre a lui, è difficile pensare che grandi potenze come l’ex padrone francese e gli Usa potessero permettersi di tollerare un uomo ribelle e pensante, in grado di sovvertire il solito iter che prevede sfruttamento estremo di paesi ricchi di risorse ma svuotati dalle multinazionali; Per questo motivo continuano ad aver ragione di esistere i sospetti del sostegno che Blaise Compaoré ha ricevuto dagli Stati Uniti e della Francia, intenzionati a “far fuori” un individuo “fuori dal gregge”.
“È un uomo un po’ fastidioso, il presidente Sankara. È vero! Ti provoca, pone domande… Con lui non è facile dormire in pace, non ti lascia la coscienza tranquilla!”. Sono le parole con cui il presidente francese dell’epoca, François Mitterrand, aveva definito Sankara durante una visita ufficiale a Ouagadougou. Certo, da qui a dire che la Francia abbia a tutti gli effetti commissionato di far fuori l’ex primo ministro ce ne vuole, ma sono tutti piccoli elementi che vanno a completare un immenso e ingarbugliato puzzle.
Tuttavia la notizia della condanna di Compaoré è comunque un grosso traguardo. Dopo la sentenza, la vedova di Sankara, Mariam Sankara ha detto: «penso che i burkinabe sappiano ora chi era Thomas Sankara…cosa voleva e cosa volevano anche coloro che lo hanno assassinato».
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