Due nuovi farmaci anti-Covid testati con successo su «mini-polmoni»
di SANITÀ INFORMAZIONE (Valentina Arcovio)
Uno studio internazionale ha testato con successo su mini-polmoni due nuovi farmaci anti-Covid
Continuano ad aumentare le nuove possibili opzioni di trattamento contro l’infezione Covid-19. Uno studio condotto da un team di ricerca italiano dell’Università di Roma Tor Vergata di Roma, il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), in collaborazione con l’Università di Toronto e il Renown Health di Reno (USA), ha sviluppato e testato due farmaci potenzialmente efficaci nel prevenire le forme gravi dell’infezione. Si tratta di un anticorpo monoclonale sintetico mirato alla principale arma del virus SarsCoV2, la proteina Spike, e un peptide che agisce contro uno dei co-recettori del virus. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell.
Test su «mini-polmoni» mostrano l’efficacia dei due nuovi farmaci
I due nuovi trattamenti sono stati testati su organoidi, «mini-polmoni« creati in laboratorio da cellule staminali non embrionali. Ebbene, entrambi i farmaci si sono rivelati efficienti nell’impedire l’ingresso del virus nel «mini-polmone», dimostrando una diminuzione significativa nella produzione delle citochine e chemochine indotta dall’infezione da Sars-CoV-2. In breve: una buona barriera capace di proteggere dalle forme più gravi dell’infezione, capace di garantire elevata efficienza, specificità e tollerabilità.
Nuovi approcci e nuove scoperte possono rivelarsi un’arma strategica per il futuro
«È importante sottolineare – spiega Giuseppe Novelli, genetista dell’Università Tor Vergata di Roma e coordinatore dello studio – che nonostante lo stato di emergenza sia stato dichiarato concluso, la pandemia è ancora in atto. Il virus circola largamente in svariate parti del mondo, e come abbiamo imparato, più circola, più muta. Dobbiamo predisporci, senza allarmismi ma con valutazioni attente e basate su solide evidenze scientifiche, a considerare possibile, anche in futuro, l’attacco da parte di nuovi agenti virali, siano essi collegati o no a quello attuale. Non dobbiamo abbassare la guardia, e soprattutto non dobbiamo fermare la ricerca in questo campo. Nuove tecnologie, nuovi approcci e nuove scoperte possono aiutare nelle cure e possono rivelarsi un’arma strategica in futuro».
I «mini-polmoni» sono stati infettati con Sars-CoV-2 e le sue varianti
Di solito i virus vengono studiati su colture di cellule animali coltivate su piastra. Questi sistemi, però, non sono buoni modelli dell’infezione da Sars-CoV-2, perché non rappresentano ciò che accade nel corpo. Gli organoidi invece evidenziano meglio ciò che Sars-CoV-2 fa ai polmoni umani, inducendo morte cellulare e la produzione di chemochine e altre citochine, che possono scatenare una massiccia risposta immunitaria che può essere letale. I ricercatori hanno utilizzato organoidi di polmone creati in laboratorio e infettati con Sars-CoV-2 e le sue varianti per studiare gli effetti inibitori di anticorpi monoclonali e peptidi identificati dallo stesso gruppo.
Una migliore comprensione della malattia Covid-19
In particolare, hanno utilizzato un anticorpo tetravalente sintetico, mirato alla proteina spike di Sars-CoV-2 e un peptide, che agisce contro uno dei co-recettori del virus. Questi risultati migliorano la nostra comprensione della patogenesi della malattia Covid-19, evidenziando potenziali trattamenti terapeutici incentrati sulla neutralizzazione del virus in grado di prevenire il caricamento del virus e ridurre l’infiammazione e il danno polmonare. «Lo studio dei virus con gli organoidi – continua Novelli – è ancora una nuova ricerca, ma è considerato un modello entusiasmante per esplorare le interazioni tra cellule umane e virus e la tecnologia potrebbe rendere la risposta alla prossima pandemia molto più veloce. Inoltre, i risultati ottenuti dimostrano che gli organoidi sono un buon sistema per studiare e testare molecole contro le infezioni virali».
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