Baku e i Balcani, un legame controverso
di OSSERVATORIO CAUCASO E BALCANI (Hamdi Fırat Büyük, Saša Dragojlo, Edit Inotai, Samir Kajošević, Madalin Necsutu, Fjori Sinoruka, Eleni Stamatoukou, Vuk Teslija)
Gas, energia, ma anche infrastrutture e relazioni culturali. Per l’Azerbaijan i Balcani sono diventati negli ultimi anni una regione sempre più importante per investimenti economici e di politica estera, una vera e propria porta verso l’Europa. Una relazione, però, non esente da numerosi elementi controversi
(Originariamente pubblicato da BIRN, il 13 settembre 2023)
Le sanzioni occidentali contro la Russia hanno aperto nuove opportunità in Europa per l’Azerbaijan, ricco di risorse energetiche, e la strada passa dai Balcani.
Dalle statue dell’ex presidente azero Heydar Aliyev ai progetti infrastrutturali e agli accordi sul gas, l’Azerbaijan per anni ha cercato di estendere la sua sfera di influenza in Europa centrale e sud-orientale. L’invasione russa dell’Ucraina e le promesse dell’Occidente di volersi liberare dal petrolio e dal gas russi hanno permesso a Baku di imporsi ulteriormente.
Ad agosto, il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev, figlio di Heydar, ha incontrato il suo omologo serbo, Aleksandar Vučić, e quello turco, Recep Tayyip Erdoğan. L’incontro, a cui ha partecipato anche il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, è stato ospitato dal primo ministro ungherese Viktor Orbán ed è culminato con la firma di un nuovo accordo energetico che, a partire dai prossimi mesi, dovrebbe portare fino ad un miliardo di metri cubi di gas azero in Ungheria passando per la Turchia e i Balcani.
Zaur Shiriyev, analista dell’International Crisis Group (ICG) ed esperto delle vicende del Caucaso meridionale, attualmente residente a Baku, spiega che i Balcani vengono percepiti come “una regione critica” nell’ambito della politica estera azera dal 2013 quando, tra due progetti per portare il gas azero in Europa, il Trans Adriatic Pipeline e il Nabucco, Baku aveva optato per il primo.
“Nello scegliere il TAP anziché una versione più ambiziosa del progetto Nabucco, pensata per trasportare quantità di gas maggiori, l’Azerbaijan era guidato da tre obiettivi”, afferma l’analista.
“Primo, imporsi come un fornitore a lungo termine nei Balcani dove il consumo è inferiore [rispetto ai paesi coinvolti dal progetto Nabucco] – minori volumi di esportazioni dovrebbero permettere all’Azerbaijan di diventare il principale fornitore nella regione. Secondo, grazie allo sviluppo di nuovi giacimenti di gas azerbaijano, il paese potrà rimanere un fornitore a lungo termine senza dover cercare ulteriori fonti di approvvigionamento, come invece sarebbe stato necessario se fosse stato scelto il Nabucco. Terzo, questa strategia permette all’Azerbaijan di competere efficacemente con la Russia nei Balcani”, spiega Shiriyev.
L’analista poi precisa che “dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 l’Azerbaijan ha trovato nuove strade per aumentare le esportazioni di gas verso altri paesi della regione grazie alla costruzione di interconnettori potenziati, finanziati dai paesi UE mossi dal desiderio di ridurre la propria dipendenza dal gas russo”.
Cercando di sostituire la Russia
Da quando il gas russo è diventato poco apprezzato, molti paesi dell’Europa centrale e sudorientale hanno visto in Azerbaijan una soluzione alternativa. Albania, Bulgaria, Croazia, Ungheria, Romania, Serbia e Slovacchia hanno sottoscritto con Baku diversi memorandum di intesa per la fornitura di gas naturale.
Operativo dal 2020, il TAP trasporta dieci miliardi di metri cubi di gas azero all’anno dal Mar Caspio verso l’Europa attraverso la Grecia, l’Italia e il Mare Adriatico fino all’Italia.
I paesi dei Balcani non sono gli unici ad essersi dimostrati interessati a collaborare con l’Azerbaijan. Nel 2022 l’UE ha firmato un accordo con Baku per raddoppiare le importazioni di gas e raggiungere 20 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2027. Nel 2023 le forniture di gas azero dovrebbero raggiungere 11,6 miliardi di metri cubi (segnando un notevole aumento rispetto al 2021 quando ammontavano a 8,4 miliardi).
Inoltre, alla fine del 2022 l’Azerbaijan ha firmato un accordo con la Georgia, la Romania e l’Ungheria per la realizzazione di un cavo sottomarino attraverso il Mar Nero per fornire energia elettrica all’UE. Il progetto dovrebbe essere portato a termine entro il 2029.
Secondo l’analista politico romeno Mihail Isac, da quando l’Azerbaijan ha preso il controllo di alcune parti del territorio conteso [con l’Armenia] durante la guerra del Nagorno Karabakh del 2020, le autorità di Baku e la famiglia Aliyev “si sono sforzati di presentarsi come alleati affidabili dell’UE capaci di fornire quelle risorse energetiche che possono aiutare l’UE a sfuggire al ricatto russo”.
Non si tratta però solo di gas
Per fare un esempio, gli stretti rapporti tra Bucarest e Baku affondano le loro radici nel 2009 quando la Romania era diventata il primo stato membro dell’UE a sottoscrivere un accordo di partenariato strategico con l’Azerbaijan in materia di energia, commercio, trasporti, digitalizzazione, agricoltura, istruzione e cultura. Inoltre, Bucarest è considerata un punto di contatto chiave tra Baku e la Nato.
La compagnia statale petrolifera azera (SOCAR) gestisce oltre settanta stazioni di servizio in Romania, la prima delle quali fu aperta nel 2011. In ambito culturale, invece, a predominare è la Fondazione Heydar Aliyev, impegnata nel promuovere la costruzione di monumenti dedicati all’ex presidente dell’Azerbaijan (in carica dal 1993 al 2003), noto per il suo modo di governare autocratico.
“L’Azerbaijan non vuole essere mero fornitore di energia, si sforza tra l’altro di diventare anche parte integrante dei corridoi che collegano l’Asia centrale all’Europa”, afferma Zaur Shiriyev, precisando che “pur considerando l’approvvigionamento di gas una questione di grande rilevanza, l’Azerbaijan è focalizzato anche sulla realizzazione del cosiddetto Middle Corridor che collegherà l’Asia centrale e l’Europa attraverso i Balcani”.
Shiriyev sottolinea inoltre che l’Azerbaijan percepisce i paesi dei Balcani – a prescindere dal fatto che appartengano o meno all’UE – come uno spazio a cui estendere la propria sfera di influenza, pertanto si aspetta da questi paesi che si allineino alla posizione di Baku su tutta una serie di questioni sia a livello internazionale che a livello dell’UE.
Statue e resort di lusso
Secondo Shiriyev, i progetti di restauro, l’inaugurazione di centri culturali e numerose donazioni hanno funto da pietra angolare della strategia su cui l’Azerbaijan ha basato il suo rapporto con i Balcani.
“Per quanto riguarda la sua politica verso i Balcani, Baku non vuole essere percepita come un soggetto focalizzato esclusivamente sull’energia”, spiega l’analista. “La prospettiva di Baku abbraccia anche la difesa, la cultura e le relazioni politiche con i paesi della regione”.
Nel novembre del 2011 a Podgorica, in Montenegro, fu inaugurato un centro culturale ed economico azerbaijano. Ad attrarre maggiori investimenti azeri furono però il settore turistico e quello bancario.
Nel 2014 la SOCAR, insieme ad una delle aziende da essa controllate, Azmont Investments, avviò un progetto di trasformazione di un’ex base navale nei pressi di Herceg Novi in un resort di lusso e un porto turistico. Il complesso, costato 700 milioni di euro, fu inaugurato nel 2019. In quell’anno gli scambi commerciali tra i due paesi raggiunsero 190 milioni di euro.
Baku attirò per la prima volta l’attenzione dell’opinione pubblica serba nel 2011, quando l’allora presidente della Serbia Boris Tadić inaugurò una statua di Heydar Aliyev nel parco di Tašmajdan a Belgrado. Il monumento fu realizzato grazie ad un contributo dell’Azerbaijan che sostenne finanziariamente anche la ristrutturazione della moschea Bajrakli a Belgrado e della chiesa di Sveta Petka a Novi Sad.
Nell’aprile di quest’anno, diciotto aziende azere e venti aziende serbe hanno partecipato ad un business forum tenutosi a Belgrado. Si è parlato anche di una possibile cooperazione in diversi ambiti, dall’industria farmaceutica a quella agroalimentare, dai trasporti all’energia.
In Croazia, l’Azerbaijan investe principalmente nell’ingegneria e nella costruzione navale, ma anche nelle telecomunicazioni, nell’industria farmaceutica e nel turismo. Recentemente, il governo di Zagabria si è detto interessato a rafforzare la cooperazione con Baku anche in altri settori, quali energia, trasporti, informatica e agricoltura.
Nel 2019 il valore delle importazioni di petrolio azero da parte della Croazia è raddoppiato, superando 400 milioni di dollari.
Parallelismi tra conflitti
Un altro vantaggio che l’Azerbaijan spera di trarre dal rafforzamento delle relazioni con i paesi dei Balcani è il sostegno di questi ultimi nelle controversie internazionali che vedono coinvolta Baku.
Ad esempio, Baku tende a tracciare parallelismi tra il Kosovo, a maggioranza albanese, che si sottrasse al controllo serbo alla fine degli anni ’90, e il Nagorno Karabakh, abitato principalmente da armeni, che si separò dall’Azerbaijan durante la guerra dei primi anni ’90.
L’Azerbaijan ritiene che le vicende dei Balcani, e il modo in cui le principali potenze mondiali reagiscono a queste vicende, spesso abbiano forti ricadute sul Caucaso.
“Ecco perché l’Azerbaijan sostiene la Serbia a livello internazionali”, afferma Vuk Vuksanović, ricercatore senior presso il Centro per la politica di sicurezza di Belgrado (BCSP).
Nel corso di un incontro con Aliyev tenutosi a Belgrado l’anno scorso, il presidente serbo Aleksandar Vučić ha dichiarato che non c’era alcuna possibilità che i due paesi potessero essere in disaccordo. “Sosteniamo l’integrità territoriale l’uno dell’altro e sono grato ad Aliyev per questo”, ha affermato Vučić.
Oltre al leale sostegno della Serbia, Aliyev conta anche sull’appoggio dell’Albania che, nel corso di un vertice tenutosi l’anno scorso, aveva bloccato l’adozione di una dichiarazione che condannava le azioni militari azerbaijane in Nagorno Karabakh.
Poi a maggio di quest’anno Tirana e Baku hanno firmato un memorandum d’intesa sull’ampliamento della tratta del gasdotto TAP che attraversa l’Albania, nonché su altre questioni energetiche, tra cui la gassificazione della città di Korça e la fornitura di gas naturale liquefatto azero attraverso il porto di Valona.
“Abbiamo creato un dinamismo molto speciale nelle nostre relazioni bilaterali fondate sull’amicizia e su un sostegno reciproco”, ha dichiarato il presidente azerbaijano al termine di un recente incontro con il suo omologo albanese Bajram Begaj.
L’interesse dimostrato dall’Azerbaijan nei confronti della Serbia non è privo di aspetti controversi.
Nell’agosto dello scorso anno Baku e Belgrado hanno raggiunto un accordo che ha permesso alla Serbia di acquistare energia elettrica dall’Azerbaijan a condizioni favorevoli. A tutt’oggi però non sono ancora stati resi noti i prezzi stabiliti dall’accordo.
Tre mesi dopo, i due paesi hanno firmato sette accordi bilaterali e un memorandum sulla creazione di “un consiglio per il partenariato strategico”.
Le aziende azerbaijane sono coinvolte anche nella costruzione di autostrade in Serbia. Nel 2012, sulla base di un accordo firmato tra i due paesi, alla compagnia azerbaijana Azvirt fu affidata la realizzazione di un tratto di un’autostrada in Serbia finanziato con un prestito azerbaijano di 308 milioni di euro.
Il progetto, parte integrante del Corridoio 11, fu caratterizzato da ritardi e polemiche sull’ingaggio di oltre cento soggetti subappaltatori, comprese molte aziende legate al principale partito al potere in Serbia, il Partito progressista serbo (SNS).
Nonostante tutte le controversie che accompagnarono questo progetto, qualche anno dopo, nel 2019, Azvirt riuscì ad aggiudicarsi un altro appalto in Serbia, nello specifico la costruzione di una strada di 77 km tra Ruma, Šabac e Loznica per un valore complessivo di 467,5 milioni di euro.
Vuk Vuksanović spiega che la Serbia percepisce l’Azerbaijan come una fonte di risorse energetiche, ma anche di finanziamenti flessibili e opachi.
“Queste dinamiche sono particolarmente evidenti nel settore delle infrastrutture”, afferma Vuksanović sottolineando che “l’Azerbaijan vede i Balcani come uno spazio a cui estendere la propria influenza politica investendo pochi soldi. Certo, questi progetti sono spesso poco trasparenti e possono aprire la strada a vari abusi.
La Turchia come un ponte verso i Balcani
Anche la Turchia e l’Ungheria rivestono un ruolo fondamentale nella politica perseguita dall’Azerbaijan in Europa centrale e sudorientale. Tutti e tre i paesi sono membri dell’Organizzazione degli Stati turchi e attualmente sono governati da regimi più o meno autocratici.
“L’Ungheria e l’Azerbaijan sono due piccole economie, geograficamente lontane l’una dall’altra, quindi la loro cooperazione commerciale non ha alcuna rilevanza a livello macroeconomico”, spiega András György Deák, ricercatore senior del Centro per l’integrazione euroatlantica e la democrazia (CEID) con sede a Budapest. Deák sottolinea però che è molto evidente perché Aliyev e Orbán intrattengono un rapporto così amichevole
“Non essendo l’Azerbaijan un paese membro dell’UE, Orbán vi ha trovato tutte le porte aperte”, spiega il ricercatore, “un paese dove si può sempre concludere qualche piccolo affare, per poi presentarlo come un grande successo. Non vi è alcun dubbio che l’Azerbaijan è un paese illiberale. Eppure gli azerbaijani agiscono con una notevole saggezza in campo diplomatico, mantenendo buoni rapporti sia con la Russia che con gli Stati Uniti e l’UE”.
Anche Zaur Shiriyev mette in luce alcune analogie tra gli stili di governo autocratici che muovono gli ingranaggi della cooperazione, con piccoli team uniti da interessi comuni, capaci di prendere decisioni rapide.
“Vi è una certa somiglianza nel modo di governare che suscita opinioni contrastanti”, sostiene Shiriyev, “mentre alcuni la considerano problematica, altri la vedono come una garanzia che i progetti non rimangano impantanati tra ritardi burocratici”.
Per Shiriyev, anche la Turchia funge da “tramite” tra l’Azerbaijan e i Balcani. “I rapporti culturali, storici e politici che legano la Turchia ai Balcani sono di lunga data, a differenza di quelli intrattenuti con l’Azerbaijan. La Turchia riveste grande importanza per Baku, come parte integrante della strategia energetica azerbaijana nei Balcani, fungendo da ponte da cui passano tutti i collegamenti energetici”.
Sencer Gozubenli, esperto di Balcani presso l’Accademia di Åbo, in Finlandia, spiega che l’UE, cercando di liberarsi dalla dipendenza dalle forniture russe, guarda all’Azerbaijan, ricco di risorse energetiche, come ad “una buona alternativa”.
Secondo Gozubenli, la guerra in Nagorno Karabakh ha danneggiato l’immagine di Baku agli occhi dell’Occidente, e ora l’Azerbaijan cerca di utilizzare la Turchia e l’Ungheria – quindi due paesi membri della Nato, uno dei quali fa anche parte dell’UE – a proprio vantaggio.
“Certo, la Turchia e l’Ungheria non lo fanno gratis”, spiega l’esperto, “ l’Azerbaijan offre ad entrambi i paesi accordi energetici molto generosi, considerando che la Turchia funge da ponte verso i Balcani e l’Ungheria verso l’Europa centrale. Inoltre, le ricche aziende energetiche e infrastrutturali azerbaijane investono sempre più in questi paesi”.
FONTE:https://www.balcanicaucaso.org/aree/Azerbaijan/Baku-e-i-Balcani-un-legame-controverso-227332
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