Globalità nera e Globalismo
di GEOPOLITIKA.RU (Farafin Sâa François Sandouno)
Il termine globalismo è complesso, e bisogna riconoscere che seppur criticabile, resta comunque un termine ambiguo, che non dev’essere confuso con la ‘’globalità’’ (nel suo significato geopolitico). Globalismo deriva dal termine globo e ci porta al concetto di universo, mondo e spazio, tracciando un rapporto tra quest’ultimo ei popoli. È un concetto geopolitico-sociale. Il suo lato economico è la globalizzazione.
Possiamo differenziare il globalismo in tre categorie principali:
GLOBALISMO PLURALISTA: Esiste una forma di globalismo che riconosce l’esistenza di più popoli e famiglie umane, ma punta affinché queste, nel rispetto della loro essenza, possano collaborare e conoscersi. Convergere verso uno stesso destino. Sono esistite diverse forme di globalismo nelle diverse tappe della Storia, fin dall’antichità. Il dialogo tra gli Antichi Egizi, gli Antichi Greci, gli Antichi Romani era una forma di globalismo pluralista, allo stesso modo l’interazione tra il Popolo Manden e le popolazioni originali d’America (chiamati Amerindi). Gli Imperi della storia classica si consideravano come universali (Antico Egitto Nero Imperiale/Antica Roma Imperiale), ma in questa universalità riconoscevano la differenza. Non vi era una volontà di gommare il tessuto etno-culturale dell’altro. Questa è una costante dell’Impero, che si distingue dall’imperialismo (fase suprema del capitalismo, per usare un linguaggio marxista) distruttore, imponente e saccheggiatore.
GLOBALISMO MONDIALISTA: Questa forma di globalismo si fonda sul mondialismo (mondialismo e globalismo non sono sinonimi nel lessico geopolitico, seppur possono sembrare simili, ma l’uno può fondarsi sull’altro). Cos’è il mondialismo precisamente? Il mondialismo è la visione americanocentrica del globo (per non dire, occidentalista), il parossismo della globalizzazione. Il mondialismo è mutato dal capitalismo, dopo la sconfitta del comunismo e la vittoria liberale-occidentale, si impone e aggredisce con forza le diverse collettività e popoli in nome della democrazia neoliberale. Per il globalismo mondialista (o semplicemente ‘’mondialismo neoliberale’’), l’obiettivo è la creazione di un Nuovo Ordine mondiale, con a capo un’oligarchia che si definisce occidentale, ma in realtà non ha Patria e idolatra il denaro. Il globalismo mondialista si basa sul monopolarismo, cioè l’idea che debba esistere un unico polo (quello occidentale) garante dell’equilibrio mondiale, come preconizzato da Francis Fukuyama attraverso il concetto della ‘’fine della Storia’’. Questo concetto di monopolarismo combatte il multipolarismo che consacrerebbe l’idea di un mondo fondato sulle Civiltà e Stati Imperiali. All’interno di questo monopolarismo, che caratterizza il globalismo mondialista di stampo neoliberale, esiste un’altra branca elaborata dagli Stati Uniti sotto Barack Obama, chiamata ‘’multilateralismo’’. Il multilateralismo non va confuso con il multipolarismo. Il multilateralismo non riconosce più centri decisionali, non vede il mondo in blocchi o in Civiltà. Refuta quest’idea. Per il multilateralismo esisterebbero degli Stati nazionali che hanno la libertà di essere attori sullo scenario geopolitico, finché si resta nel paradigma neoliberale e americanocentrato tracciato dall’ordine monopolare. Il multilateralismo è dunque ‘’supremazia americana’’ (alla Kissinger) camuffata in multipolarismo.
GLOBALISMO NAZIONAL-IMPERIALISTA : È un globalismo che riconosce l’esistenza di più famiglie umane e Civiltà, ma sostiene che una civiltà debba prevaricare su un’altra (un esempio? Hitler e le sue folli idee di superiorità razziale con cui voleva prevaricare in Europa). Questa forma riconosce l’etno-pluralismo, gerarchizzando colui che dovrebbe dominare o dovrebbe essere dominato, dietro una visione imperialista.
GLOBALITÀ NERA : COMUNITARISMO AFRO-DIASPORICO
La globalità è un insieme, ciò che racchiude, una sorta di mondo, un continente. Quando parlo di ‘’globalità Nera’’, mi riferisco dunque al mondo Nero Africano diasporico e continentale Africano. I Neri d’Europa occidentale, d’Asia, d’Oceania, delle Americhe, devono ragionare in termini di comunitarismo Nero chiuso, con l’obiettivo ultimo, la globalità Nera (l’Impero Nero globale). L’Uomo Nero deve unirsi ovunque si trovi, tracciare un’unione fondata sul comunitarismo e la propria universalità. Affinché ciò avvenga, le comunità afro-diasporiche devono organizzarsi in tutti i Continenti: ci dovrà essere un consiglio di base che si dovrà occupare di eleggere un rappresentante generale della comunità, un coordinatore del sistema economico intrasolidale comunitario (il Benda, sistema preconizzato da noi afropolaristi). Questo sarà valido per le nazioni. In seguito, sarà necessario che vi sia un rappresentante superiore a livello continentale (Europa, Asia, Oceania, Americhe), che sarà in sinergia diretta con i rappresentanti nazionali di questi contenenti. Questo rappresentante superiore continentale dovrà essere eletto da un consiglio di base superiore continentale. Sarà in comunicazione diretta con i rappresentanti nazionali della comunità Nera, e con il continente Africano. In questa dinamica di disciplina e organizzazione rigorosa, si potrà costruire un comunitarismo afro-diasporico sano, in vista di una globalità Nera che non rientrerà nel magma del globalismo mondialista.
GLOBALITÀ NERA : IL NETER FARAFINA HIMAYA
Se le diaspore Nere sono organizzate, l’Africa Continentale, che ne sarà la base e coordinatrice suprema, non può che costituirsi in ‘’Sacro Impero Nero’’ (Neter Farafina Himaya). Nella logica del panafricanismo linguistico, lo denominerei in questo modo perché sto unendo 3 lingue Africane: Neter (Sacro nell’antico egiziano), Farafina (Terra dei Neri nelle lingue di discendenza mandingo, parlate in Africa occidentale), Himaya (Impero in lngua swahili, parlata in Africa centrale ed orientale). Il Neter Farafina Himaya dovrà dunque unire gli Stati Neri (Africa subsahariana) costituirsi in Civiltà potente nella logica del multipolarismo di fronte al globalismo mondialista. Ci dovrà essere un consiglio di saggi che governerà l’Impero, e l’estensione di questi saggi sarà una Guida Suprema nominata. Ma il potere dovrà essere diviso, e non concentrato nelle mani di una sola persona. La Guida Suprema dovrà nominare dei garanti che saranno in sinergia con i diversi rappresentanti della diaspora. La globalità Nera dovrà applicarsi anche sul Continente Africano: le popolazioni Nere scure/Nere chiare in Nord Africa dovranno organizzarsi sullo stesso modello delle diaspore Nere, con un consiglio di base plebiscitato dalla comunità, consiglio che a sua volta definirà un rappresentante generale per il Magreb e un coordinatore dell’economia comunitaria Nera.
Definirei il modello consiglio-rappresentante-coordinatore economie, con il nome ‘’kujichagulismo’’, da kujichagulia che significa in lingua swahili ‘’autodeterminazione’’.
Il kujichagulismo rientra nella logica della globalità Nera e dovrà essere legato alla sorte del NFH (Neter Farafina Himaya). Soltanto unificando comunità kujichaliste Nere nel mondo e NFH in unico insieme (globalità Nera) potremo efficacemente resistere al mondialismo neoliberale. Il NFH sostituirà il micronazionalismo africano (di stampo occidentale) per un’unione superiore, che è la globalità Nera (Africa subsahariana e componenti Nere in Nord Africa+comunità Nere kujichaguliste nel mondo). Questa globalità Nera dovrà essere un miscuglio di Black-nationalism, rivoluzionarismo radicale Nero, giusta misura tra sankofa ed evoluzione/innovazione, giusta misura tra tecnologia contemporanea e tecnica Africana, industrializzazione nel senso Africano, panafricanismo, multipolarismo, solidarietà Nera, progresso scientifico nell’accezione Africana, una lingua continentale (potrebbe essere lo swahili) con un alfabeto continentale (potrebbe essere lo N’ko), un corpo militare panafricano, una nuova forma di Stato con caratteristiche Nere Africane, armonia religiosa, armonia sociale (lotta al tribalismo, alla xenofobia, all’etno-centrismo, all’omofobia, al suprematismo religioso, etc.) Parlo di un NFH aperto a tutti i Neri del mondo.
Contrariamente a quanto ho potuto sostenere in passato, non credo ad un ‘’fronte degli identitari tra Africani ed Europei’’, se non ad un fronte con i movimenti popolari rispettabilissimi come i gilets gialli. L’Africano che ha subito 500 anni di schiavitù, mezzo secolo di colonialismo e subisce un neocolonialismo contemporaneo, non può che vedere con disdegno e disprezzo le presunte forze ‘’identitarie’’ in Europa che non criticano mai le cause del dumping sociale. Ciò fa di loro dei strumenti incoscienti dei mondialisti (alla pari dell’estrema sinistra e sinistra liberale europea), di quei ‘’migranti della finanza, dei media e della politica’’ che non attaccano mai. Le comunità kujichaguliste diasporiche possono collaborare con tutti i nazionalismi rivoluzionari e antimperialisti che lottano per la giutizia sociale e lottano contro l’elite finanziaria apolide. Ma tra questi, il nazionalismo europeo è diverso dagli altri. Lottare per la propria gente, non significa essere ostili agli altri.
In sintesi, il Neter Farafina Himaya e le sue comunità Nere kujichaguliste rigetterebbero quindi il mondialismo neoliberale e non applicherebbero alcuna prevaricazione sugli altri. Il NFH e le comunità Nere kujichaguliste, considereranno sé stesse come il proprio universo. Non saranno ostili all’interazione con l’altro, fin quando ci sarà il rispetto per la nostra Nera essenza.
Fonte: https://www.geopolitika.ru/it/article/globalita-nera-e-globalismo
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