Perché Savona (Consob) stronca le idee di Trump su bitcoin e criptovalute
DA START MAGAZINE (Di Marco Dell’Aguzzo)
Donald Trump dice di avere grandi piani sulle criptovalute, tra la creazione di una riserva strategica di bitcoin e il potenziamento del mining in America: a suo dire, è una questione di primazia globale. Ma Paolo Savona, presidente della Consob, pensa che le crypto siano un attacco alla sovranità monetaria degli stati.
Dopo un’iniziale fase di diffidenza se non di ostilità – le considerava “una truffa contro il dollaro statunitense” -, il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, si è innamorato delle criptovalute. E nel corso della campagna elettorale terminata con il voto del 5 novembre ha promesso molte cose: ha detto ad esempio che l’America deve diventare la cripto-capitale del mondo, ha proposto la creazione di una riserva strategica di bitcoin (la criptovaluta più importante) e ha invocato un potenziamento delle capacità nazionali di mining (cioè la generazione di valuta attraverso computer dall’elevata potenza di calcolo).
IL PENSIERO DI TRUMP SULLE CRIPTOVALUTE
Trump pensa che gli Stati Uniti debbano diventare la superpotenza mondiale delle criptovalute perché “se non lo faremo noi, lo faranno la Cina e gli altri”. A suo dire i bitcoin sono come “l’industria dell’acciaio di cento anni fa”, cioè un settore strategico, e un giorno potrebbero superare la capitalizzazione di mercato dell’oro, un bene-rifugio tradizionale e per lungo tempo la base del sistema monetario.
Tra le altre cose, Trump ha garantito che non ci sarà mai una moneta digitale di banca centrale, come il progetto europeo per l’euro digitale. Le criptovalute, infatti, sono un’altra cosa: si basano su una tecnologia di crittografia chiamata blockchain ma non sono regolate da autorità centrali, come governi o banche.
Il presidente eletto ha promesso inoltre che licenzierà il presidente della Securities Exchange Commission (l’ente che vigila sulla borsa valori), Gary Gensler, nel primo giorno del suo secondo mandato. Un annuncio che è stato accolto bene dalla crypto-community, dato che Gensler è favorevole ad adottare una regolazione più stringente sulle criptovalute.
IL PENSIERO OPPOSTO DI SAVONA (CONSOB)
Paolo Savona, economista e presidente della Consob (l’equivalente italiana della Sec), da tempo ha una visione sulle criptovalute praticamente opposta a quella di Donald Trump. Se infatti Trump dice di credere che le crypto rafforzeranno la potenza globale degli Stati Uniti, Savona – in un articolo pubblicato su Milano Finanza – ha scritto che “la creazione e circolazione delle cripto riduce la sovranità monetaria degli Stati”, non essendo regolate da autorità centrali. Qualche anno fa aveva dichiarato che “la moneta può essere solo pubblica, ossia emessa da stati sovrani”.
Savona pensa anche che le criptovalute alterino “la distribuzione del reddito, arricchendo il potere di acquisto dei pochi abili a ‘minarle’ da un computer e impoverendo comparativamente quello di chi fatica a procurarselo producendo ricchezza con il proprio lavoro”.
SAVONA CRITICA TRUMP
Proseguendo nel suo attacco alle criptovalute, il presidente della Consob scrive che il bitcoin “ha la sostanza di un falso”, dopodiché passa a criticare direttamente la visione di Trump.
“Trump”, si legge nell’intervento su Mf, “pare si sia spinto a dichiarare che li avrebbe legittimati [i bitcoin, ndr] come riserva ufficiale del dollaro, riproponendo il vizio dell’accordo monetario di Bretton Woods della scarsità dell’oro, dato che di bitcoin se ne possono coniare solo 21 milioni di pezzi; il vizio sarebbe anche peggiore perché il prezzo esploderebbe, facendo scattare la Legge di Gresham, scacciando la moneta legale dal mercato”.
“L’idea recondita” del presidente eletto, prosegue, “è di non limitarsi ai bitcoin, ma considerare equivalenti le altre crypto, con la conseguenza negativa di minare la supremazia globale del dollaro, alterando gli equilibri geopolitici tra regimi di governo alternativi. La teoria e la pratica monetaria che ci sono state insegnate richiedono di essere profondamente riesaminate, soprattutto se vogliamo evitare crisi di proporzioni non governabili”.
COSA FARE CON LE CRIPTOVALUTE, SECONDO SAVONA
Nel 2022, intervenuto al Festival dell’Economia di Trento, Savona disse che le criptovalute “data la loro variabilità di prezzo e l’assenza di regolazione, sono peculiari riserve di valore ma non sono unità di misura vera e propria, perché la loro espressione è riferita principalmente al dollaro statunitense, che resta il numerario dominante anche a livello globale. Non sono, inoltre, mezzo legale di scambio o liberatorio dei debiti, non avendo corso legale”.
Quanto all’eventuale sostituzione delle criptovalute con le monete digitali di banca centrale, da un approccio del genere “nascerebbero problemi di riorganizzazione del regime bancario vigente, in quanto i depositi uscirebbero dal circuito monetario. Questo mutamento confinerebbe l’attività delle banche nel circuito finanziario, quello della mera gestione del risparmio e dei pagamenti, sollevando problemi di definizione delle regole comuni di governo”.
Savona concludeva l’intervento spiegando che “la vigente regolamentazione rappresenta comunque la base per accogliere un buon funzionamento del mercato di ogni tipo di attività in cui le cryptocurrency siano presenti, che sia vigilato da organi specializzati capaci di garantire il rispetto della normativa che verrà decisa, la trasparenza delle operazioni che si realizzano sul mercato, l’esecuzione rapida dei processi autorizzativi e dei meccanismi sanzionatori, tutte attività da esaminare nel nuovo contesto tecnologico”.
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