Controllo globale, non solo fair trade
di TELEBORSA (Guido Salerno Aletta)
Che cosa è stato, il Novecento, se non il Secolo Americano? Gli Usa sono stati al centro degli equilibri mondiali.
Alla fine della Seconda guerra mondiale erano i più grandi creditori mondiali, sin già dopo la Prima Guerra, avendo accumulato risorse enormi vendendo agli europei tutto ciò che a loro serviva per combattere e sopravvivere nel conflitto contro gli Imperi Centrali prima, e poi contro la Germania nazista.
Ora, sono il Paese più indebitato del mondo verso l’estero, con 8.638 miliardi di dollari di posizione finanziaria netta negativa. Una follia, rispetto agli attivi di Giappone, Corea del Sud, Germania e Cina.
Chi ha perso la guerra, ha vinto la pace.
Lontani, protetti dalle potenze asiatiche ed europee dalle enormi distanze degli Oceani, l’Atlantico ed il Pacifico, e senza nemici sul loro Continente, gli Usa hanno dominato il mondo per cent’anni, con una produzione agricola ed industriale immensa.
C’è stata una lunga pace europea, non certo mondiale, visti i conflitti continui nel sud-est asiatico prima, dal Vietnam al Laos, ed alla Cambogia, e poi nel suo heartland dall’Afganistan all’Iraq: hanno impegnato gli Usa dal ’48 in poi. Fino al Medioriente con le primavere arabe, con l’Isis dilagante tra Libia, Egitto e Siria.
L’America è immensamente potente dal punto di vista militare, con basi e flotte dappertutto nel mondo, ma è ormai il Paese con un risparmio privato bassissimo, un bilancio pubblico assorbito per quasi la metà dalla spesa militare, un disavanzo di bilancio che supera i mille miliardi di dollari l’anno ed uno della bilancia dei pagamenti correnti che oscilla attorno agli 850 miliardi di dollari l’anno.
Le famiglie americane, con i loro acquisti, sostengono il commercio mondiale: con i loro acquisti sostengono l’export del resto del mondo, dalla Cina al Giappone, dalla Corea del Sud alla Germania, fino alla Italia.
Le poche, colossali, multinazionali statunitensi del settore tecnologico, da Google a Microsoft, controllano larga parte cel settore senza però bilanciare il disavanzo di merci.
Così come accadde per la Gran Bretagna, che fino agli anni Sessanta erano tra i più grandi creditori del mondo, oggi gli Usa sono debitori: finanziari e commerciali. Hanno necessità di altri stranieri che finanzino la bilancia commerciale e bilancio federale.
Il Presidente americano Donald Trump è l’unico ad aver detto la verità: così: non si può più andare avanti.
Bisogna riequilibrare il commercio mondiale, passando dal free trade al fair trade: dobbiamo tornare ad un sistema commerciale equilibrato, multipolare. Anche dal punto di vista militare.
Il controllo dei comportamenti sociali con l’intelligenza artificiale, i cambiamenti climatici drammatici , le piattaforme finanziarie innovative, domineranno il mondo nei prossimi anni.
Controllo militare, finanziario, sociale diventeranno un’unica sfida.
Ma nessuna sfida può essere vinta da chi è diventato il più grande debitore mondiale.
Questa è la svolta americana, ora più che mai difficilissima. L’America è un Paese devastato dal turbocapitalismo, sin dagli anni Ottanta, disossato dal punto di vista produttivo, della manifattura, per privilegiare i servizi finanziari e l’alta tecnologia realizzata industrialmente all’estero.
Il free trade, che abbiamo applicato finora, si basa sulla competizione al ribasso, sui salari mortificanti, sulle protezioni sociali minori, sulle tutele ambientali meno consistenti. Il capitale finanziario domina il mondo.
Serve un fair trade, per gli Usa, per riequilibrare i conti, ma non basta.
La sfida è globale: si gioca sul piano militare, geopolitico, finanziario, ma ancor di più sul controllo delle avversità clima e dell’ambiente, e soprattutto delle relazioni sociali con l’intelligenza artificiale.
Non basta più controllare solo ciò che mangiamo, ma ciò che pensiamo, come ci comportiamo.
Gli Usa sanno che devono riequilibrare velocemente le relazioni commerciali, che non basta il loro potere militare straordinario, e che la sfida è enormemente più grande.
Dagli squilibri commerciali al controllo globale
Controllo globale, oltre il fair trade
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