Mass media e star system a sostegno di Renzi. Aria di regime
di CONTROPIANO (Stefano De Angelis – Paola Piccini)
In determinati momenti storici il potere economico e finanziario, di fronte alla difficoltà di adeguare alle proprie esigenze un sistema politico divenuto ostacolo alle necessità di espansione dei propri interessi, è costretto ad entrare nel merito delle relazioni politiche che guidano la società. Nella maggioranza dei casi tale contraddizione viene obbligatoriamente affrontata attraverso la tendenza a modificare in senso autoritario le forme del potere esecutivo. In questa prospettiva, caso emblematico può essere considerato quello offerto dalle condizioni che determinarono l’avvento del fascismo, chiamato a risolvere un periodo di impasse politico, generato dallo spettro dell’ avanzata del socialismo, ritenuto il principale responsabile dei preoccupanti avvenimenti del ” Biennio Rosso”.
Di qui la decisione, da parte dei grandi proprietari terrieri e del nascente capitalismo industriale, di facilitare, promuovere e mettere in essere l’ascesa del movimento fascista il quale, nel giro di pochi anni, per l’attuazione degli interessi dei potentati economico -finanziari, realizzò la soppressione delle libertà individuali sacrificate alla centralità e alla sacralità dello stato secondo l’idea portante dell’impianto teorico- ideologico conferito al fascismo, da Giovanni Gentile nel ” Manifesto degli intellettuali fascisti.
Da quanto detto appare determinante il contributo dato al fascismo, sin dalla ‘inizio, da intellettuali, anche di grande levatura, che aderirono al regime attraverso l’ingresso nell’ Accademia d’Italia o nel Ministero della Cultura Popolare o nell’ Istituto Treccani. E’ il caso di Marinetti, D ‘Annunzio e ancora Pirandello e Ungaretti sostenuti e favoriti, ovviamente, da Mussolini nella loro attività.
Tuttavia, a tutto ciò si aggiunse ben presto la consapevolezza del potenziale politico e propagandistico dei nuovi mezzi di comunicazione di massa quali la radio e il cinema.
In tal senso i frutti piu’ diretti furono, sicuramente, la costituzione dell’ Istituto L.U.C.E ( Unione Cinematografica Educativa), la nascita negli anni ’30 degli studi di Cinecittà ma soprattutto la promozione di una cinematografia che potrebbe, a giusto titolo, essere definita “fascista” . Questa si sostanziava di pellicole che o descrivevano un mondo alto borghese, falso, patinato, popolato esclusivamente da buoni sentimenti ( quella dei telefoni bianchi) o che recuperava, attraverso spettacolari ricostruzioni storiche i valori deteriori di una romanità idealizzata di cui il regime si pasceva i film di Carmine Gallone).
Parimenti, o con molte similitudini, oggi, gli interessi dei grandi capitali finanziari, internazionali e nazionali a fronte di una crisi sistemica, si accorgono che i propri interessi vengono ostacolati dall’esistenza di sistemi di relazioni politiche, nate nel post seconda guerra mondiale, divenuti oggettivamente un freno alla fluida attuazione delle proprie strategie. In tal senso illuminante l’ormai celeberrima analisi della Europe Research della banca d’ affari J. P. Morgan che classifica impietosamente le costituzioni del post fascismo dei paesi Europei dell’area mediterranea, come “inadatte” non solo per limiti di carattere economico ma soprattutto per limiti di carattere politico. In poche parole democrazie parlamentari con riferimenti troppo inclini alla partecipazione popolare.
Quindi, anche in Italia, la carta costituzionale, tradizionalmente portatrice dei valori democratici, è considerata come vero e proprio impedimento da rimuovere attraverso sostanziali modifiche, per renderla funzionale alla ripresa economica, adeguata al concetto di modernità,e necessaria per la riacquisizione di prestigio internazionale (concetti demagogici del tutto simili a quelli del fascismo al suo nascere). Tuttavia al momento attuale il potere economico tende a promuovere tale sterzata in senso autoritario in modo decisamente più complesso: Grande propaganda, messaggi semplificati e fuorvianti, ed un ricorso alla violenza in modo poco evidente. Messaggi che si basano sulla banalizzazione delle modifiche messe in atto, rimaste oscure alla stragrande maggioranza degli italiani, e repressione militare ogni qualvolta si manifesta per le strade contro la presenza di Renzi.
In realtà, l’idea della riforma della costituzione in ossequio all’impianto politico economico voluto dalla B.C.E. fu già tentato dai Governi di Berlusconi, ma la sua impresentabilità, e i suoi forti interessi privati, impedirono la partecipazione manifesta di una “sinistra” ancora impegnata in mille contraddizioni interne. E così, dopo aver liquidato Berlusconi, si attua il definitivo processo di assoggettamento del PD alle oligarchie europee. Attraverso la presentazione dell’ uomo nuovo, Renzi il rottamatore, si dà il via, a suon di decreti, ad una serie più che significativa di riforme legislative quali il Jobs Act, l ‘abolizione delle province, la buona scuola, la riforma della Pubblica Amministrazione.
Tuttavia, trattandosi di un progetto ambizioso, e fortemente di impatto negativo sulle condizioni di vita della cittadinanza, si comprende ben presto che la sola azione politica non basta a costruire il consenso e che è quindi necessario un uso totalizzante ( come già fatto dal fascismo) sia di quella che nel ventunesimo secolo si può considerare ormai la grande ” arma di distruzione di massa” ossia la comunicazione mass mediatica, sia dell’ ausilio e del sostegno di artisti e personaggi pubblici della cultura allo scopo di far digerire all’ opinione pubblica certe scelte.
Così in questi giorni, dopo le varie performance internazionali di Benigni, i tambureggianti programmi televisivi, con gli interventi della Litizzetto e del filosofo Cacciari, la schiacciante predominanza di Renzi e dei fautori del si nelle trasmissioni televisive, le dichiarazioni dell’ultima ora di Santoro e Gad Lerner, arriva immancabile l’appello in favore del SI degli uomini della cultura, a sancire anche in questo caso, come durante il fascismo, che le decisioni economiche e politiche sono avallate dal mondo dell’intellighenzia: “La nostra Costituzione ha accompagnato lo sviluppo economico e la crescita dell’Italia per un trentennio. Con la trasformazione degli assetti mondiali e delle strutture economiche e sociali, non ha potuto impedire che il Paese rimanesse in seguito sempre più bloccato, fino allo stallo totale degli anni più recenti. Per questo il cambiamento della costituzione è un gesto logico e naturale”.
Questo si legge nel loro appello, molti di questi personaggi storicamente di sinistra, sono passati agevolmente dal difendere strenuamente i valori della costituzione antifascista ad avvalorare la necessità del cambiamento, di ciò che è politicamente, al di là delle diverse posizioni ideologiche, contrabbandato come nuovi valori progressisti, fortemente in sintonia con il diktat dei poteri forti. Siamo quindi di fronte ad un progetto sistematicamente e lucidamente organizzato che include, poteri politici, poteri economici, (Confindustria, Fiat, le Banche, Coldiretti), e mass-media dispiegati in tutta la loro potenza.
Probabilmente la tracotanza di questi poteri, ormai convinti delle proprie ragioni, e incuranti delle conseguenze che nella vita reale hanno certe decisioni, si scontrano con le reali contraddizioni delle masse popolari, che nell’era dell’informazione globale, non sono più facilmente addomesticabili come durante il fascismo. Sta di fatto che andando oltre tutte le previsioni degli esperti di comunicazione negli ultimi anni abbiamo assistito a numerosi fenomeni in controtendenza: Tsipras in Grecia, Podemos in Spagna 5stelle in Italia, e poi la Brexit in Inghilterra, e Trump negli Stati Uniti, che pur nelle loro sostanziali differenze hanno indicato il malessere delle popolazioni a fronte di un progetto di globalizzazione economica neoliberista probabilmente troppo velocemente considerato vincente.
Il possibile successo del NO al referendum avvalorerebbe l’esistenza di un mondo reale ancora legato ai valori della nostra Costituzione antifascista e consapevole di voler decidere direttamente sul proprio futuro.
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