La scomparsa delle gare pubbliche
di GUSTAVO PIGA
La scomparsa delle gare pubbliche
“… mi si lasci dare una definizione di carattere poetico-letterario di quel fenomeno che è successo in Italia una decina di anni fa. Ciò servirà a semplificare e ad abbreviare il nostro discorso (e probabilmente a capirlo anche meglio). Nei primi anni sessanta, a causa dell’inquinamento dell’aria, e, soprattutto, in campagna, a causa dell’inquinamento dell’acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scomparire le lucciole.
Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c’erano più. (Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane, e dunque non può più avere i bei rimpianti di una volta). Quel “qualcosa” che è accaduto una decina di anni fa lo chiamerò dunque “scomparsa delle lucciole“.
Pier Paolo Pasolini, Corriere della Sera
Fonte: http://www.corriere.it/speciali/pasolini/potere.html
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Zero in condotta a tutti i governi che hanno gestito disastrosamente questi ormai quasi 10 anni di crisi, recessione, stagnazione. Zero non come il bilancio in pareggio che non sanno raggiungere e che continuano a dire falsamente e stancamente di voler fare; zero come il tasso di crescita economica nel decennio quasi trascorso.
Trascorso invano perché ci si è intestarditi a credere che maggiori appalti pubblici non ci avrebbero salvato, come salvarono invece il mondo capitalistico negli anni Trenta, colpiti da una crisi da domanda privata analoga quanto a drammaticità e cause.
Stanno sparendo dunque le gare pubbliche di appalti e con loro un modo di intendere la politica economica, il ruolo dello Stato nell’economia, il contratto sociale che ci unisce come italiani.
Oggi ci troviamo a combattere con tanta stampa e commentatori che sostengono che l’austerità è finita o, addirittura, che non c’è mai stata. E allora a questi tipi un po’ rozzi, che albergano un po’ ovunque, mostriamo ad esempio il drammatico andamento 2016 rispetto al 2015 uscito or ora caldo caldo dal forno dell’Anac sulle gare svolte e gli ammontari spesi in appalti nel quadrimestre maggio-agosto, in un periodo di piena stagnazione.
Sono numeri assurdi, gravissimi, recessivi, che confermano come stiamo seguendo supinamente le indicazioni del Fiscal Compact, finendo per crescere meno di quanto potremmo e facendo così, en passant, continuare a far crescere il rapporto debito-PIL che si abbatte, in questa fase del ciclo, solo con la crescita economica.
Circa il 20% in meno di gare ed una riduzione dell’11% del valore nei settori ordinari ed addirittura un dimezzamento nei settori speciali! 13 miliardi in meno di gare, 1 punto di PIL, che con effetto moltiplicatore avrebbe colmato il gap di crescita con gli altri Paesi europei.
Una vera e propria follia.
Ridurre gli appalti pubblici riduce sia la produttività delle imprese italiane e la loro competitività (mai provato a inviare le vostre merci ai clienti su un furgoncino il cui semiasse si spacca alla prima buca per strada?) sia il loro ottimismo e voglia di investire (visto che nessuno domanda, a che pro investire?).
Se volete che il Paese si riprenda, dite a chi lo sgoverna così male che non volete la firma al Fiscal Compact a fine anno: altrimenti condannerete voi stessi e i vostri figli al declino che supinamente avrete accettato.
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Un decennio fa è cominciato a sparire il settore pubblico in Italia. Va fatto tornare, più scintillante di prima. Ad ogni modo, quanto a me (se ciò ha qualche interesse per il lettore) sia chiaro: io, ancorché europeo, darei l’intero Fiscal Compact per una gara pubblica in più.
Grazie a Daniele Ricciardi
Fonte:http://www.gustavopiga.it/2017/la-scomparsa-delle-gare-pubbliche/
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