di VOCI DALLA GERMANIA (da German Foreign Policy)
Per German Foreign Policy la svolta di Merkel non è solo campagna elettorale a buon mercato e deve essere presa molto sul serio. Si tratta di un passo preparato da tempo, che ha un largo consenso nella politica e nell’establishment tedesco e che si iscrive nella storia tedesca degli ultimi due secoli: creare uno spazio economico europeo che permetta alla Germania di sfidare alla pari gli americani.Da German Foreign Policy
Una relazione alla pari
Con la sua richiesta di trasformare l’UE in un potere indipendente sulla scena politica mondiale, la Cancelliera Angela Merkel ha raccolto gli applausi dell’establishment politico tedesco. Merkel ha preparato sistematicamente la mossa. Già il giorno dopo le elezioni americane aveva subito cercato di sfruttare a proprio vantaggio lo smarrimento internazionale per le affermazioni razziste e scioviniste di Trump fatte durante la campagna elettorale dichiarando che avrebbe “offerto” al nuovo presidente americano “una stretta cooperazione”, ma solo “se fondata su determinati valori”. [1] E in effetti in quei giorni la Cancelliera veniva celebrata come “il leader dell’occidente liberale” e come l’antitesi positiva al presidente degli Stati Uniti. [2] Ora Merkel cerca di usare a proprio vantaggio la politica estera alquanto grezza di Trump e le sue apparizioni goffe sulla scena internazionale e chiede per l’UE una propria politica di potenza indipendente dalle relazioni transatlantiche. “I tempi in cui potevamo fare completo affidamento sugli altri sono passati”, ha affermato Merkel domenica. “Noi europei dobbiamo prendere nelle nostre mani il nostro destino”. [3] Con questa mossa la richiesta sempre piu’ frequente di trasformare in una relazione alla pari il rapporto fra la Germania e l’UE da un lato e l’America dall’altro, è stata fatta propria dalla Cancelliera.
Niente piu’ codardia
L’appello di Merkel in linea di principio è condiviso dai leader politici di tutti i partiti del Bundestag. “La giusta risposta a Donald Trump è una cooperazione piu’ forte dei paesi europei a tutti i livelli”, ha dichiarato il leader della SPD Martin Schulz. [4] Il Ministro degli Esteri Sigmar Gabriel (SPD) ha diagnosticato “un cambiamento dei rapporti di forza nel mondo” e “l’uscita di scena degli Stati Uniti come paese guida”: “l’occidente è solo un po’ più’ piccolo” [5]. Il segretario generale della SPD Katarina Barley sostiene invece la necessità di forzare ancora di piu’ la mano con gli Stati Uniti: “la Cancelliera negli scontri diretti con Trump piega sempre le gambe”, non puo’ andare avanti cosi’. [6] Per i Verdi, il responsabile della politica estera Jürgen Trittin, chiede una netta presa di distanza da Washington: “un nazionalista non puo’ essere certo un partner in un mondo che chiede sempre piu’ cooperazione internazionale”. Katja Kipping, segretario della Linke, chiede di “porre fine all’atteggiamento codardo nei confronti degli Stati Uniti”. [7]
Diametralmente opposti
Le ambizioni egemoniche tedesche sono recepite con la massima attenzione dall’establishment americano e ottengono una certa approvazione in una parte dell’UE.“Questa sembra essere la fine di un’era, un’era in cui gli Stati Uniti guidavano e gli europei seguivano”, citazione di Ivo H. Daalder un ex-ambasciatore americano presso la Nato, che prosegue: “oggi gli Stati Uniti su molte questioni centrali si muovono in una direzione che sembra completamente opposta a quella in cui si muove l’Europa” [8]. Merkel trae le conseguenze di rivendicazioni di potere sempre più’ divergenti. Il Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker si allinea alla Cancelliera: “si tratta di fare in modo che l’Europa possa prendere nelle proprie mani il proprio destino”, ha detto il suo portavoce. I presidenti dei gruppi socialdemocratici e liberali al Parlamento europeo, Gianni Pittella e Guy Verhofstad, appoggiano la linea di Berlino. “Noi europei dobbiamo finalmente renderci conto che il nostro futuro è nelle nostre mani”, dichiara Pittella: gli USA restano ancora “un partner essenziale, ma non piu’ il primo alleato su ogni questione”. Verhofstadt da parte sua aggiunge che “è giunto il momento per l’Europa di reinventarsi e serrare i ranghi” .[9]
La guerra come possibilità
Il dibattito mediatico sulle conseguenze pratiche scaturite da una richiesta aperta di un proprio potere politico era già iniziato nel fine settimana. Ci sono “buone possibilità” nel commercio internazionale, scrive ad esempio Die Welt: Bruxelles sta preparando accordi di libero scambio con 20 paesi che in caso di successo potrebbero collaborare piu’ strettamente con l’UE, distanziandosi ancora di piu’ dagli Stati Uniti. [10] La situazione è piu’ complessa in ambito militare: “sulla difesa l’Europa ha molta strada da fare”, scrive la FAZ, “ma tuttavia questa lunga strada è una possibilità per riunire il continente”. [11] In realtà Berlino sta portando avanti da tempo in maniera energica il riarmo dell’UE [12]; nell’establishment politico e militare ci sono già state diverse proposte per una bomba atomica tedesca (german-foreign-policy.com berichtete [13]). Giovedi’ poi è prevista la prima visita ufficiale a Berlino del Ministro della Difesa francese Sylvie Goulard. Berlino e Parigi fanno da tempo pressione affinché gli eserciti europei possano essere ulteriormente integrati fra loro; Goulard riferendosi allo smarrimento internazionale causato dalle recenti uscite in Europa di Trump dichiara: “in un momento in cui vogliamo fare dei passi avanti per l’Europa e per la sua difesa, questo è un incentivo sicuramente benvenuto”. [14]
Da 175 anni
Lo sforzo per una relazione alla pari con gli Stati Uniti fa parte dei progetti piu’ vecchi della politica estera espansionistica tedesca. Era già stata formulato “dal padre dell’economia nazionale tedesca” Friedrich List, che già negli anni ’40 del diciannovesimo secolo – molto prima della fondazione dell’impero tedesco – prevedeva per il futuro una dura rivalità fra un’alleanza continentale europea e gli Stati Uniti (german-foreign-policy.com berichtete [15]). Una “unione doganale nella Mitteleuropa” dovrebbe mettere l’Europa in condizione di competere con gli Stati Uniti, era scritto invece nel 1903 nell’appello per la fondazione della molto influente “Mitteleuropäischen Wirtschaftsverein”. [16] Solo “un blocco economico chiuso da Bordeaux fino a Sofia” potrebbe dare “all’Europa la struttura economica necessaria di cui ha bisogno per imporre la sua importanza nel mondo” – non da ultimo per potersi affermare contro gli Stati Uniti, sosteneva il presidente di IG-Farben Carl Duisberg in un discorso tenuto davanti ai dirigenti delle aziende tedesche nel 1931. [17] L’economista nazionalsocialista Werner Daitz nel maggio del 1940 scriveva che “solo un grande spazio economico continentale” potrebbe mettere la Germania nelle condizioni “di sfidare con successo gli enormi blocchi economici del Nord e Sud-America, il blocco dello Yen, e quello che resta del blocco della Sterlina”. [18]
Il prossimo rivale
Mai fino ad ora, dopo il 1945, la Germania era mai andata cosi’ vicino ad avere una relazione alla pari con gli Stati Uniti. Al G20 di Amburgo la Cancelliera Merkel, “che lo voglia o no, sarà percepita come la principale antagonista di Trump”, scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung. [19] Ma agli “europei” è chiaro, prosegue l’articolo, “che un vuoto americano non farebbe altro che accelerare l’ascesa della Cina al ruolo di potenza mondiale”. Cosi’ già sappiamo chi sarà il prossimo rivale a causa del quale le crescenti ambizioni egemoniche della potenza tedesco-europea potrebbero sentirsi limitate.
[1] S. dazu Ein wesentlicher Teil des Westens.
[2] S. dazu Make Europe Great Again.
[3] Majid Sattar: Da waren es nur noch sechs. Frankfurter Allgemeine Zeitung 29.05.2017.
[4] Martin Schulz wirft Trump politische Erpressung vor. www.zeit.de 29.05.2017.
[5] “Der Westen ist ein Stück kleiner geworden”. www.zeit.de 29.05.2017.
[6], [7] “Es ist keine Kunst im Bierzelt über Trump zu schimpfen”. www.handelsblatt.com 29.05.2017.
[8] Alison Smale, Steven Erlanger: Merkel, After Discordant G-7 Meeting, Is Looking Past Trump. www.nytimes.com 28.05.2017.
[9] Daniel Brössler, Robert Roßmann: EU stützt Merkel gegen Trump. www.sueddeutsche.de 29.05.2017.
[10] Christoph B. Schiltz: Wo ein Europa ohne die USA wirklich funktionieren kann. www.welt.de 29.05.2017.
[11] Thomas Gutschker: Trump, der Fremde. www.faz.net 27.05.2017.
[12] S. dazu Unter deutschem Kommando und Auf dem Weg zum Hauptquartier.
[13] S. dazu Der Schock als Chance und Griff nach der Bombe.
[14] French minister says Trump speech ‘spur’ to European defence. www.brecorder.com 29.05.2017.
[15] Friedrich List: Das nationale System der Politischen Ökonomie. Stuttgart 1841. Zitiert nach: Reinhard Opitz (Hg.): Europastrategien des deutschen Kapitals 1900-1945. Bonn 1994. S. 50-58. S. dazu Europas Fahnenträger.
[16] Julius Wolf: Materialien betreffend einen mitteleuropäischen Wirtschaftsverein. Zitiert nach: Reinhard Opitz (Hg.): Europastrategien des deutschen Kapitals 1900-1945. Bonn 1994. S. 137-146.
[17] Carl Duisberg: Gegenwarts- und Zukunftsprobleme der deutschen Industrie. Rede auf der Tagung “Wirtschaft in Not” des Bayerischen Industriellen-Verbandes am 24. März 1931. Zitiert nach: Reinhard Opitz (Hg.): Europastrategien des deutschen Kapitals 1900-1945. Bonn 1994. S. 581f.
[18] Werner Daitz: Denkschrift: Errichtung eines Reichskommissariat für Grossraumwirtschaft. Zitiert nach: Reinhard Opitz (Hg.): Europastrategien des deutschen Kapitals 1900-1945. Bonn 1994. S. 668-670.
[19] Majid Sattar: Da waren es nur noch sechs. Frankfurter Allgemeine Zeitung 29.05.2017.
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