” Io, docente di una classe multietnica, vi spiego perché lo Ius Soli è una follia”
di MARCELLO FOA
Il mio ultimo post sull’inspiegabile campagna del Pd a favore dello ius Soli ha provocato molte reazioni, alcuni di voi mi hanno scritto anche privatamente. Tra queste una mi ha colpito in modo particolare. E’ la lettera scritta di getto di una docente, peraltro un tempo simpatizzante di Renzi e del Pd, che ogni giorno insegna in classi ormai multietniche e che dunque vive con mano cosa significhi l’integrazione.
Non ci conosciamo ma mi ha scritto con slancio, come se fossi un amico di vecchia data, pregandomi di mantenerla riservata. Non voleva che fosse pubblicata. L’ho contattata e alla fine l’ho convinta ad autorizzarmi a divilgarla omettendo il nome e naturalmente qualunque riferimento al posto dove vive e insegna. Nei giornali queste missive vengono pubblicate come “lettere firmate”, il cui autore è noto alla redazione. Faccio mia questa antica consuetudine e vi propongo questa testimonianza.
Buonasera. Sono un’insegnante di un istituto superiore. Nelle mie classi ho ragazzi stranieri stupendi e ragazzi italiani cialtroni e prepotenti ma potrei dire per alcuni casi anche viceversa. Devo riconoscere che il PD renziano che inizialmente mi ha attratto politicamente ora sulla questione dello Ius soli mi sta deludendo.
Forse l’opinione pubblica non sa che già molti ragazzi di origine straniera sono italiani o che possono ottenere la cittadinanza italiana su richiesta al raggiungimento del diciottesimo anno. Quindi tutti questi piagnistei della Sinistra sostenuti dalla Chiesa cattolica non li capisco. E poi molti dei cosiddetti minori non accompagnati che sbarcano a centinaia sulle nostre coste spediti da genitori disperati (ma che procreano nonostante le mille difficoltá) in realtà si tolgono due anni come minimo per risultare più distanti dalla maggiore età. Me lo ha rivelato una ex mia studentessa dicendomi che è prassi diffusa. Pure lei aveva i dati anagrafici alterati, ma era una gran brava ragazza e l’ ho aiutata come ho potuto fino alla fine del suo iter scolastico.
Ho poi studenti di origine magrebina, cinese o indiana molto legati alle loro origini e tradizioni per i quali cinque o sei anni di scolarizzazione non bastano a farli sentire italiani.
Vi sono delle eccezioni ovviamente, ragazzi e ragazze integrati e aperti, desiderosi sul serio di condividere i nostri valori e la nostra Storia, determinati a farsi una istruzione e posizione, ma altri non si sentono di appartenere alla cultura italiana o di frequentare italiani fuori dalla scuola. A scuola e fuori si autoghettizzano. Per loro la cittadinanza automatica è un vantaggio legato al Welfeare non a un’esigenza reale.
Spesso le loro famiglie diffidenti non li mandano nemmeno in gita e loro dichiarano il desiderio di tornare nei loro paesi d’origine dove sentono di avere le radici. Si sposano solo tra loro, la comunità d’origine li condiziona molto. E poi tanti, dopo cinque dieci anni di permanenza in Italia se ne vanno con i genitori in altri paesi ( Francia, G.B.ecc) alla ricerca di maggiori opportunità lavorative.Mi fanno spesso tenerezza perché penso al loro dramma di essere a cavallo sempre tra due realtà e due culture. Ci vuole tempo, deve passare del tempo…forse una generazione perché si sentano italiani. Devo altresì ammettere che ci sono anche tanti italiani gretti e e incivili ai quali revocherei lo ius sanguinis. Comunque sia, lo ius soli concesso in automatico non è corretto, non è giusto nei confronti di chi ha avuto genitori, nonni e bisnonni che si sono sacrificati per rendere questo Paese libero dalle dominazioni, dalla dittatura e uscire dalla povertà del Dopoguerra. La cittadinanza va desiderata e meritata. E questa non è una priorità, per ora, con tutti i problemi che abbiamo in Italia.
Ecco questa è una testimonianza non certo di un’estremista ma di una docente equilibrata, che capisce e appena può aiuta i suoi studenti stranieri ma che, pur nella sua evidente umanità, non può negare la realtà, difficilissima, dell’integrazione in Italia. E reclama il rispetto dei valori più profondi e pregnanti della cittadinanza.
Come darle torto?
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