No alle battaglie consumistiche, si alla guerra politica!
di Luca Mancini (FSI Roma)
È necessario rigettare con forza le battaglie consumistiche, poiché queste ultime sono soltanto funzionali al sistema economico vigente e sono per i consumatori che lo hanno supinamente accettato e non vogliono cambiare la loro condizione. In realtà loro credono di poterla cambiare smettendo di acquistare un determinato prodotto ed ecco che la rivoluzione, secondo costoro, passa per il boicottaggio di una determinata marca, azienda o multinazionale, la quale in realtà non viene minimamente attaccata o nemmeno impensierita datali gesti. Generalmente, giunti a questo punto del ragionamento, il consumatore battagliero afferma: “eh ma se lo facessero tutti”,appellandosi ad un altro luogo comune creato ad hoc per gestire le masse, secondo il quale la rivoluzione, o presunta tale,la devono fare tutti. Tutti chi? Non è dato saperlo, ma con il tempo ho capito che spesso tutti è sinonimo di nessuno. La verità è che la rivoluzione non l’hanno mai fatta tutti, ma dei gruppi organizzati più o meno grandi. Sono le idee, la coerenza e l’organizzazione di un gruppo che fanno la rivoluzione e nient’altro.
Il consumatore ha accettato di essere tale e non vuole migliorare la propria condizione sociale. È un pigro addomesticato dai beni di consumo nei quali si compiace di vivere, perchè ovviamente lui rifiuta soltanto alcuni prodotti e non rigetta il sistema consumistico in sé. In pratica la sua libertà di pensiero è stata comprata dagli stessi oggetti che acquista. Sono le cose a possedere lui e non viceversa. In questo modo, paradossalmente, egli diventa un protettore di ciò che crede di combattere.
Naturalmente questo è l’approccio di un uomo privo della più elementare cultura politica, che non può definirsi cittadino, poiché quest’ultimo è chiamato a difendere realmente la propria comunità dalle minacce che incombono su di essa. Per fare ciò è necessario rigettare in toto il sistema consumistico ed accettare la battaglia nella sua natura politica. Criticare una data marca, azienda o multinazionale è pressoché inutile. Quello che va criticato è il sistema economico vigente che crea squilibri sociali e non redistribuisce la ricchezza in modo equo. Questo sistema va ambiato e ovviamente ciò non avverrà boicottando alcuni prodotti che esso produce. Il cambiamento può essere solo ed esclusivamente di natura politica, ossia imponendo specifiche regole alla produzione e distribuzione dei prodotti e ciò può avvenire soltanto attraverso il potere politico.
Il problema non è se il consumatore deve boicottare o meno il latte tedesco, le arance tunisine o l’olio spagnolo; il nocciolo della questione è fare in modo che questi prodotti non arrivino neanche sui banconi dei supermercati: praticamente bisogna negare la libera circolazione delle merci. Il consumatore non dovrebbe neanche porselo il problema, perchè dovrebbero esserci dei politici che se lo pongono per lui. Tuttavia ciò non avviene perchè la nostra classe politica è serva del sistema economico vigente e allora la risposta proporzionale a questa ingiustizia non può essere di natura consumistica, ma deve essere di natura politica.
In sostanza, bisogna smettere di combattere futili battaglie consumistiche e iniziare a combattere la guerra politica.
Viva la Repubblica Sovrana!
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