Oggi non voglio affatto parlare di politica, ma di istruzione e di analfabetismo funzionale visto che rimane tuttora pienamente vivo l’allarme lanciato a suo tempo dal linguista Tullio De Mauro su questo fenomeno di cui l’Italia porta, secondo tutte le statistiche, il triste primato mondiale. Questa è la ragione profonda per cui circa 30 mila persone si sono radunate a Piazza San Giovanni a Roma per difendere gli interessi del Pd senza minimamente sospettarlo. Naturalmente so che almeno la metà tra di loro erano lì su input di cooperative, sindacati sbiancati e organizzazioni varie del partito, ma voglio far finta che così non sia, che sia stato un moto spontaneo derivato dall’incapacità di afferrare il senso delle cose perché non posso credere che ci si possa far menare per il naso da un lobbista del petrolio legato allo spiritista del caso Moro, Alberto Clò, il quale sostiene che “Abbiamo registrato il marchio delle Sardine di Bologna per evitare che sia strumentalizzato non per fare politica” per aggiungere subito dopo “le sardine non sono mai veramente esistite, in quelle piazze c’erano solo delle persone capaci di distinguere la politica dal marketing”. Se si è in grado di leggere ed evincere il significato dei discorsi ci si accorgerebbe che in una trentina di parole parole, comprese le congiunzioni, si dice una cosa e il contrario di essa, ovvero che si deposita un marchio e si è contro il marketing. Una contraddizione del resto perfettamente dimostrata dall’industria del merchandising sardinesco che già funziona a pieno ritmo.
Capisco che per Santori sia difficile usare le parole in maniera coerente per non scoprire il giochino che sotto a questa ennesima degringolade della politica, ma tocca agli astanti comprenderlo e non farsi prendere per i fondelli. Tanto più che il programmino politico stilato per l’occasione romana è al di sotto di qualsiasi anche minima aspettativa, un’operazione infantile e nulla dicente, una sorta di circonvenzione di incapace che comincia con una imitazione simil cinquestellare delle origini, ma tempestato di inclusioni leghiste che recita “Pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare” e come se non bastasse questa zaffata di ovvio aggiungono “Che chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solamente nei canali istituzionali”, una cosa di vitale interesse per precari, disoccupati e pensionati al minimo. Vabbè semmai sarebbe da pretendere che gli eletti lavorino bene al di fuori delle influenze lobbistiche di cui Santori è un rappresentante, ma da quando La Palisse si è buttato in politica? E poi quelli che pretendono di essere riusciti a mobilitare gente attraverso la rete adesso pretendono “trasparenza nell’uso che la politica fa dei social network” una frase che a un non analfabeta risulta immediatamente priva di senso perché interpretabile in infiniti modi ed è dunque al massimo grado di entropia informativa. Se per esempio si istituisse una censura a tappeto andrebbe benissimo purché lo si notificasse? Saper leggere significa anche saper identificare le mancanze di senso e la ragione che sottende le parole a vuoto.
E che dire del “Pretendiamo che il mondo dell’informazione traduca tutto questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti” Quali fatti visto che abbiamo solo questi elenchini nulla dicenti? Ma ecco il clou da bambocci ovvero la richiesta che la violenza verbale sia equiparata alla violenza fisica senza tuttavia spiegare che cosa si intenda per violenza verbale: minacce, offese, contumelie oppure il semplice vigoroso contrasto alle tesi del sistema che le sardine adorano? Questo post è come un pungo in faccia a Santori? In ogni caso è chiaro che questo implica un controllo a tappeto sulla libertà di espressione mentre al contempo si impone la revoca del decreto sicurezza (successivamente corretto genericamente in revisione senza specificare nulla di più. Ma quale decreto quello di Minniti o solo le aggiunte salviniane che peraltro non aggiungono granché allo spirito della cosa? Le Sardine sono informate che Salvini non è più al governo e dunque ce la si dovrebbe prendere con l’esecutivo che non lo revoca? In ogni caso a piazza San Giovanni si è assistito alla scena di una delegazione di neri che voleva salire sul palco ma è stato prontamente respinto e non con modini compunti . Questione di sicurezza che la dice slunga sull’ipocrisia senza limiti che aleggia su un movimento telefonato dal potere.
In questo Paese il non è mai troppo tardi del maestro Manzi si traduce in un è sempre troppo tardi per l’alfabetismo politico che ormai è guidato dalle serie televisive americane, ovvero dalla pura fuffa comunicativa con cui il sistema neo liberista cerca di perpetuarsi. Altro che truffe agli anziani, qui sono truffate intere generazioni cui nessuno a insegnato davvero a leggere, scrivere e fare di conto.
Fonte: http://ilsimplicissimus2.com/?fbclid=IwAR3Ew7-XbuyRq6Jzka-GLtJAUc7QK3HvcwLhN3Y1pVSBxJqaeyZCXHCIQWY
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