La chiusura degli account social di Donald Trump sono un atto gravissimo che legittima dei privati a decidere cosa è giusto per un paese, per un governo.
Se sei tra i “contenti”, tra coloro che esultano per tale grandioso risultato, non leggere e lasciati cullare dalla libertà a norma di corporazione.
Le grandi corporazioni tech possono decidere in autonomia cosa è legittimo e cosa no?
Questa è la domanda da porsi quando parliamo dei social network.
Io dico che non ne hanno alcun diritto ma andiamo per punti:
– l’errore primario è stato “istituzionalizzare” le piattaforme, dandogli un’importanza governativa ed utlizzandole come mezzo di comunicazione ufficiale senza dare una minima regolamentazione.
– le leggi riguardanti il web, il suo utilizzo ed in generale le imprese tech sono carenti e permettono alle stesse corporazioni di fare il bello ed il cattivo tempo. Esempio: le tasse e l’evasione delle stesse.
– “sono privati e possono decidere ciò che vogliono”. No, affatto. Nessun privato può decidere di fare ciò che vuole, esistono istituzioni e leggi proprio per questo, per dare limiti a delle libertà che altrimenti soggiogherebbero gli individui che le subiscono. Che poi lo facciano comunque è un probelma di base del sistema capitalista.
– per quanto possa essere odiato un personaggio politico od un partito, non sono nè facebook né twitter a decidere se sono legittimati nelle loro azioni o se sono legali. È la legge degli stati a determinarlo. Cito il caso di Fratelli d’Italia, quando furono bloccati gli account per le posizioni politiche prese dal partito. Parliamo di un partito che ha parlamentari, sindaci, assessori e rappresentanza in ogni istituzione repubblicana, non di un gruppo terrorista o estremista già di fatto dichiarato illegale dalla legge. Può non piacere, può e deve essere combattuto politicamente, ma non esiste che corporazioni private decidano per conto della legge sostituendosi ad essa. Sono loro ad essere sotto le decisioni dei governi, non il contrario.
– Quando Maduro, legittimo presidente del Venezuela, è stato accusato dagli USA di brogli, twitter e facebook hanno d’ufficio tolto il “verificato” dai suoi account e tolto lo status di presidente. O quando Canel, presidente di Cuba ha visto i suoi account oscurati per non si sa bene quale motivo. Due esempi di censura politica che valica limiti che un privato non può permettersi, ma in questi casi nessuno protestò, se non i soliti comunisti. A dimostrazione di quanto siano molto poco “antifa” o “democratiche” queste corporazioni.
In definitiva, c’è un assoluto bisogno di introdurre al centro del dibattito il tema della nazionalizzazione o quantomeno di stringente regolamentazione delle piattaforme social e delle aziende che ne sono proprietarie. Quando un privato ottiene così tanto potere e detiene un quantitativo di dati ed informazioni così immenso è dovere dei governi nazionali e delle organizzazioni internazionali intervenire per porre un limite a questo strapotere digitale, prima che sia troppo tardi.
Serve il Socialismo, punto.
Commenti recenti