di GILBERTO TROMBETTA
Iniziamo con due premesse: l’evasione dovuta all’uso del contante in Italia è una componente minima (4,8%) rispetto ad altre voci (come l’elusione che vale il 20,8% dell’evasione totale stimata); inoltre, in molti Paesi europei (Germania, Austria, Danimarca, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Svezia e Regno Unito) non esiste alcun limite all’uso del contante.
Ovviamente trovi sempre qualcuno che ti dice che loro se lo possono permettere. Perché sono diversi. Migliori. «In Germania non hanno bisogno dei limiti al contante perché non sono corrotti ed evasori come gli italiani. Loro sono un popolo civile!». Peccato che la Germania vanti primati per evasione, corruzione, riciclaggio e scandali di vario tipo.
Ricordiamo i più importanti.
Clientelismo e corruzione sono una specificità tutta italiana? Dai dati sembra proprio di no. E ancora una volta la Germania non ha nulla da invidiarci.
Corruzione? Fareste fatica a trovare in Italia uno scandalo grande come quello tedesco della
Hartz. Mentre, sempre in Germania, c’è l’imbarazzo della scelta: Come lo scandalo delle tangenti legate alla
Siemens.
«Vabbè, ma almeno sono più seri e affidabili di noi sugli appalti!». Ne siete proprio sicuri? “Costi gonfiati e
cantieri sempre in ritardo. Si incrina il mito della puntualità tedesca”. «Ma almeno sulle compagnie aeree sono sicuramente più seri di noi italiani!». Sicuri? Il colosso tedesco
Airbus paga 3,6 miliardi di euro per chiudere le cause per corruzione in Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
«Vabbè ma almeno Lufthansa non è un buco nero come Alitalia!». Peccato che Lufthansa in un solo anno, il 2020, sia costata alla Germania come Alitalia in 20 anni (2000 al 2020):
circa 11 miliardi di euro. Lo sapevate? La Germania è diventata una grande potenza esportatrice anche
grazie alle tangenti, una pratica così comune per le sue aziende che fino a qualche anno fa potevano addirittura essere detratte dalle tasse (pensate se fosse successo in Italia).
Questo ovviamente non vuol dire che in Italia corruzione, evasione, clientelismo non siano presenti. Ma la percezione è clamorosamente distorta rispetto all’entità del fenomeno e rispetto alla realtà degli altri Paesi. Per quanto riguarda evasione e corruzione,
come ha spiegato bene l’Eurispes, siamo vittime della sindrome del Botswana (tendenza ad accostarci a Stati difficilmente assimilabili al nostro per benessere e ricchezza) e del paradosso del Trocadero (più si perseguono i fenomeni corruttivi sia sul piano della prevenzione che della repressione, maggiore è la percezione del fenomeno)¹⁷.
Ma non è solo questo. Il punto è che solo noi italiani ci dipingiamo costantemente peggio di quello che siamo (
italienischer selbsthass, odio di sé stessi, lo chiamano i tedeschi). Mentre gli altri si dipingono, ovviamente, meglio di quello che sono. Non è una novità purtroppo.
Del senso di inferiorità, dell’auto-razzismo italiano, se ne lamentava già Enrico Mattei nel 1961. «Quando ci siamo messi al lavoro siamo stati derisi, perché dicevano che noi italiani non avevamo né le capacità né le qualità per conseguire il successo. Eravamo quasi disposti a crederlo perché, da ragazzi, ci avevano insegnato queste cose. Io proprio vorrei che gli uomini responsabili della cultura e dell’insegnamento ricordassero che noi italiani dobbiamo toglierci di dosso questo complesso di inferiorità che ci avevano insegnato […] Erano tanto accettate queste false conoscenze che avevano diffuso sugli italiani: sul dolce far niente, su questa razza pigra che non è pigra, che ancora oggi ce le sentiamo ripetere come verità». Iscriviti al nostro canale Telegram
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