Commento di Maria Zakharova sulla fornitura di armi al movimento palestinese Hamas
da AMBASCIATA RUSSA IN ITALIA (Maria Zakharova)
Nei Paesi occidentali si fa molta speculazione sugli ultimi sviluppi del conflitto israelo-palestinese, con tentativi di accusare la Federazione Russa di coinvolgimento nella fornitura di armi e munizioni ai gruppi paramilitari di Hamas. Circolano anche fantasiose insinuazioni sull’avvio della produzione di armi leggere e di piccolo calibro nella Striscia di Gaza “con l’appoggio della Russia”, così come delle relative munizioni. Vorrei dire quanto segue su questo argomento.
La Russia ha istituito un sistema di controllo altamente efficace sulle esportazioni, che è stato testato sia nella pratica che sul piano legislativo sul fronte della cooperazione nell’ambito della difesa con partner stranieri. Sosteniamo da sempre l’istituzionalizzazione di strumenti universali e comprovati nel sistema di controllo sulle esportazioni a livello nazionale, regionale e globale, quali: garantire il controllo statale sulla circolazione delle armi leggere e di piccolo calibro durante il loro intero ciclo di vita; impedire la produzione illecita di armi leggere e di piccolo calibro, anche nei casi in cui manca la licenza da parte dei Paesi che possiedono le relative tecnologie; una rigorosa regolamentazione governativa delle attività di intermediazione legate alle esportazioni di armi; introdurre un divieto universale sul trasferimento di tutti i tipi di armi leggere e di piccolo calibro a entità non autorizzate dai governi degli Stati destinatari; e rispettare rigorosamente la procedura per il rilascio dei certificati di utente finale.
Nell’ambito della cooperazione in materia di difesa con i Paesi partner, vengono regolarmente implementati gli accordi esistenti riguardanti la conduzione di ispezioni sulla destinazione d’uso prevista per i prodotti militari, le componenti, le munizioni e i pezzi di ricambio già forniti in precedenza.
D’altra parte, la caccia lanciata dai Paesi della NATO, dai loro partner e dai loro Paesi satelliti in tutto il mondo alle armi e alle munizioni sovietiche/russe, così come il loro desiderio sfrenato di contribuire in ogni modo possibile all’efficacia di combattimento delle formazioni armate del regime di Kiev fornendo modelli sempre più avanzati di equipaggiamento militare occidentale, testimoniano proprio quanto sia irresponsabile il loro approccio e mostrano il loro doppiopesismo nelle questioni riguardanti i sistemi di controllo delle esportazioni nell’ambito dei trasferimenti interstatali di prodotti militari. L’Occidente collettivo utilizza tutti i metodi possibili e immaginabili per ottenere il risultato desiderato. Ricorrono a pressioni politiche, incentivi materiali e finanziari, ricatti e talvolta minacce esplicite contro i leader di numerosi Paesi e i membri delle loro famiglie. Allo stesso tempo, Washington e i suoi più stretti alleati stanno facendo molti sforzi per sostituire sul mercato globale dei prodotti militari i ritrovati della tecnica russa/sovietica, che hanno dimostrato di essere altamente competitivi, con loro prodotti analoghi offerti a prezzi esorbitanti, che sono ben lungi dall’essere perfetti e sono inefficaci nell’applicazione pratica.
Contestualmente, il cinismo e il permissivismo dell’Occidente collettivo guidato dagli Stati Uniti schizzano talvolta a livelli altissimi. Basti ricordare l’episodio, divenuto di dominio pubblico, riguardante il fatto che la Repubblica Ceca, su ordine di Washington, ha espropriato diverse dozzine di carri armati T-72 dal Marocco, che erano stati rimodernati presso un’impresa ceca, per il loro successivo trasferimento in Ucraina. La Casa Bianca ha adottato la stessa linea d’azione con gli elicotteri da trasporto militare Mi-8 e Mi-17 precedentemente acquistati dalla Russia per le esigenze del governo afghano, che erano in riparazione in Paesi terzi.
Vengono messe in atto anche vere e proprie frodi e si fa uso di sistemi di “importazione grigia” quando si acquista sul mercato mondiale tutto ciò che potrebbe in qualche modo essere di sostegno alle formazioni armate del regime di Kiev, come il ricorso a società di intermediazione prive di scrupoli, a società di comodo, a contratti e a certificati di utente finale fittizi, così come anche ad altra documentazione. Ovunque vengono violati anche i regimi sanzionatori attualmente in vigore nei confronti di numerosi Paesi per fornire all’Ucraina attrezzature militari e prodotti a duplice uso; attrezzature requisite principalmente durante le missioni “pirata” messe in atto dagli alleati euro-atlantici sulle principali rotte del trasporto marittimo internazionale.
In effetti, tutto ciò che è stato consegnato al regime totalmente corrotto di Kiev dai suoi padroni occidentali si sta diffondendo in modo incontrollabile in tutto il mondo. Ne traggono vantaggio sia i funzionari ucraini che le organizzazioni criminali, anche a livello transnazionale; e, naturalmente, coloro che detengono il potere a Washington e in altre capitali dell’Occidente collettivo, i quali sono ossessionati da sentimenti anti-russi.
La Russia ricorda instancabilmente ai Paesi della NATO e dell’UE che stanno violando gli obblighi assunti in modo proattivo nell’ambito del Trattato sul commercio internazionale delle armi e della “Posizione comune” emanata dell’UE, che stabilisce regole per il controllo delle esportazioni di tecnologie e attrezzature militari. In questi documenti viene sancito il divieto di trasferimento di armi e munizioni convenzionali laddove sussistano prove attendibili che tale equipaggiamento militare sarà utilizzato per commettere atti di genocidio, crimini contro l’umanità, gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra del 1949, attacchi alle infrastrutture civili e altri crimini di guerra.
Viene inoltre brutalmente ignorata tutta una serie di accordi internazionali volti a ridurre al minimo il rischio che armi ad alta precisione finiscano nel giro del commercio clandestino, come la Risoluzione 62/40 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, “Prevenzione del trasferimento illecito, dell’uso e dell’accesso non autorizzato a sistemi di difesa aerea portatili” del 2007 e il documento “Elementi di controllo delle esportazioni di sistemi di difesa aerea portatili” del 2003, adottato nell’ambito dell’Accordo di Wassenaar sul controllo delle esportazioni di armi convenzionali.
In breve, l’Occidente collettivo è pronto a fare qualsiasi cosa per preservare il suo famigerato ordine mondiale, basato su delle regole che lui stesso ha inventato.
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