L’Occidente dei pestaggi e degli attentati
di FERDINANDO PASTORE (Pagina FB)
Sembrano due casi differenti il pestaggio subito da Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio e l’attentato subito dal Primo ministro slovacco Robert Fico. In realtà nascondono equivalenze.
Ci si bea, qui da noi, nello scorrere del civilizzante progresso, con bocca piena e rassicurata, del termine democrazia. Le pietanze liberali assicurano diritto di parola e sono digerite senza contraccolpi. Peccato che da decenni la cultura liberale offra indigestioni democratiche.
La tanto osannata libertà rappresenta una vera e propria manipolazione della realtà. Non esistono libertà politiche in quanto i sistemi elettorali, dal maggioritario al proporzionale con sbarramenti, non permettono la presenza di veri movimenti di opposizione dentro le istituzioni e, inoltre, i vincoli sovranazionali impediscono costituzionalmente l’esercizio di una battaglia per le idee; non esistono libertà sociali in quanto il lavoro è assoggettato alla libera circolazione dei capitali e non esiste libertà d’informazione, in quanto i media, scomparsi i partiti politici, sono guidati da grandi gruppi finanziari e industriali che proteggono ermeticamente il sistema vigente.
Una soffocante condizione esistenziale nella quale le poche voci critiche o le personalità dissonanti rispetto alla dovuta fedeltà di Regime, si scontrano con un fenomeno politico nuovo: l’estremismo di centro. I nuovi centristi, o quelli che si professano tali, dai progressisti libertari ai conservatori d’impresa, sono accomunati da un vero e proprio fanatismo ideologico che non conosce ragioni. Per questo motivo riescono a riprodurre la violenza politica rendendola digeribile. Un linguaggio comprensibile anche alle buone maniere.
L’attentatore slovacco, se ci si rimette alla cronaca sulla sua personalità, e la squadraccia teppista filo-sionista hanno questo in comune. Esprimono in purezza il totalitarismo dei nostri tempi; lo stesso che ha spezzato le reni alla Grecia solo pochi anni fa o che pretende Mario Draghi a Gran Ciambellano di Corte. Per dispensare terrore e fiducia.
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