Washington e Mosca non parlano solo di Ucraina
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Daniele Dell’Orco)

Si sta svolgendo in Turchia il secondo incontro tra le delegazioni di Russia e Stati Uniti che dovrà stabilire in base ai presupposti di cooperazione “quanto rapidamente” si possa raggiungere la risoluzione delle questioni sul tavolo. Come scritto durante lo scorso round di colloqui, Washington e Mosca non parlano solo di Ucraina.
Anzi.
La questione “regionale” rientra in un equilibrio ben più ampio, infinitamente più ampio, che riguarda uno spettro di partenariati possibili: il campo energetico, l’esplorazione spaziale, lo sfruttamento di giacimenti e risorse naturali, le rotte commerciali.
A tal proposito, come sottolineato da Donald Trump al momento dell’insediamento con le sue affermazioni sull’annessione della Groenlandia, Russia e Stati Uniti si confronteranno sulla possibilità di cooperare nell’uso di nuovi canali logistici come quelli della rotta artica.
La Russia vanta il maggior numero in termini chilometrici di “sbocco polare” ed ha già creato una rotta alternativa al canale di Suez sfruttabile per diverse settimane all’anno.
Gli Usa, che viceversa hanno solo l’Alaska come territorio sovrano al di sopra del Circolo Polare, stanno cercando di inserirsi nella corsa geopolitica del futuro con le buone e con le cattive: con le buone trattando con la Russia, con le cattive minacciando Canada e Danimarca.
Artico vuol dire logistica ma anche risorse, come le famigerate “terre rare”. La regione tra le più ricche al mondo di questi 17 elementi è appunto la Groenlandia. Ma guardando la mappa si capisce come la Russia abbia al suo interno km quadrati di territorio ampio almeno tanto quanto l’isola danese da poter esplorare e sfruttare. Solo che servono competenze, ricerche e molti molti molti soldi.
Le “terre rare” poi, di per sé, rappresentano un patrimonio indispensabile per completare il paniere di elementi della tavola periodica a disposizione delle industrie, ma NON PREPONDERANTI. In questi giorni si sta difatti facendo una confusione ENORME tra METALLI e TERRE RARE.
Sono due cose differenti.
L’accordo per le risorse ucraine, come già spiegato nei post precedenti, non riguarda solo le “terre rare”, ma anzi principalmente le risorse a disposizione in ottima quantità su territorio ucraino: litio, grafite, alluminio, titanio.
NON SONO TERRE RARE.
Donald Trump e mezza stampa mondiale le chiamano così ma intendono dire altro.
Comunque sia, la Russia, che detiene già un quantitativo spaventoso di “terre rare” e non è certo vincolata a quelle ucraine, ha da offrire agli Usa per la convenienza di entrambi gli attori un patrimonio incommensurabilmente maggiore rispetto a quello di Kiev.
Ecco perché l’attuale amministrazione Usa, che come tutte le potenze globali è “situazionale” e stabilisce quindi le sue alleanze in base alla convenienza del momento, tratta la Russia come interlocutore e l’Ucraina come vassallo.
Appunto finale sulla nostra magica Unione Europea: si parla tanto di questo accordo tra Bruxelles e Kiev del 2021 sulle “terre rare” (quelle vere, non quelle inventate dalla stampa). Ebbene, per i motivi di cui sopra questo accordo non aveva la portata economica di cui si favoleggia.
Non solo. L’Ue è talmente indaffarata a fare ideologia e a non sapere ciò che dovrebbe fare per sviluppare il proprio futuro, che non sapeva fino a ieri di avere al suo interno uno Stato membro, la Danimarca, con il più importante giacimento non sfruttato di “terre rare” al mondo, e di avere Norvegia e Islanda, Paesi polari, all’interno del proprio Spazio Economico Europeo.
Invece di iniziare a sviluppare progetti in tal senso già decenni fa, ora l’Europa, con la Francia di Macron in testa, vuole elemosinare le briciole provando a sedersi sullo strapuntino nei colloqui tra Usa e Russia sui metalli ucraini.
Assurdo.
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