Università, quanto mi costi
da ROARS (Redazione)
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il rapporto dell’Unione degli Universitari sulla situazione delle tasse universitarie in Italia. Di seguito una breve presentazione e il rapporto completo.
L’Unione degli Universitari (UDU) ha realizzato la ricerca “Università, quanto mi costi“. Si tratta di un’analisi dettagliata sulla situazione delle tasse universitarie in Italia, basata sui dati provenienti da USTAT e SIOPE, nonché dai bilanci preventivi 2024 degli atenei.
La ricerca dimostra come, in Italia, la tassa media per gli studenti iscritti agli atenei pubblici oscilli tra i 900€ e i 1000€, mentre per gli atenei privati si arriva a una media di 3.408€ annui. Invece, un master presso un ateneo pubblico costa in media 3.543€ all’anno. Il gettito complessivo derivante dalla contribuzione studentesca per gli atenei pubblici italiani si attesta sulla cifra di 1,5 miliardi di euro che diventano 1,8 miliardi considerando tutti i proventi per la didattica. Numeri che dimostrano come le università dipendano in maniera preoccupante dalle tasse degli studenti per il proprio sostentamento finanziario. Basti pensare che l’FFO nell’anno corrente dovrebbe essere pari a 9,2 miliardi.
Il rapporto prosegue con un confronto con il resto dell’Europa, dal quale emerge come la tassazione universitaria italiana resti tra le più alte d’Europa, nonostante dal 2017 al 2021 ci siano stati alcuni interventi calmieranti che hanno innalzato l’esonero totale a 22mila punti ISEE. Il Governo Meloni ha però fermato qualsiasi progresso nella riduzione delle tasse, esponendo gli studenti al rischio di un ulteriore aumento su spinta degli atenei, alla ricerca di una compensazione rispetto all’aumento dei costi, anche per via degli scatti stipendiali.
La ricerca riprende le recenti parole della Ministra Bernini, la quale aveva recentemente parlato di un 40% di studenti che non pagano le tasse. Tale percentuale è valida solo per gli studenti che frequentano gli atenei statali, ma non per la totalità degli studenti universitari italiani. Ad oggi, circa il 31% non paga le tasse universitarie. Tra l’altro, molti atenei non ricevono adeguati rimborsi dal Ministero per gli esoneri concessi, creando un’ulteriore disparità finanziaria. Questo squilibrio colpisce soprattutto gli atenei del Sud Italia, dove il numero di studenti esonerati è molto elevato.
Non stupisce scoprire come siano proprio gli atenei del Sud Italia ad avere un ISEE medio meno elevato. In effetti, la ricerca evidenzia enormi divari territoriali nella tassazione media tra gli atenei italiani. Le università del Nord Italia tendono a ottenere un gettito estremamente più elevato rispetto a quelle del Sud, aggravando ulteriormente le disuguaglianze regionali. Si passa da una tassa media per iscritto pari a 400-500€ per Sassari, Foggia, Napoli Orientale e Calabria fino a un massimo di 1400-1600€ per Insubria, Politecnico di Milano e i due atenei di Venezia. L’ateneo con il gettito più alto percepisce una tassa media che è superiore di tre volte e mezzo quella dell’ateneo con il gettito più basso.
Il meccanismo di finanziamento dell’istruzione superiore finisce così per creare enormi disuguaglianze territoriali: non basta che gli atenei del Nord Italia riescano ad ottenere maggiori entrate grazie alla contribuzione studentesca, in assenza di un reale meccanismo compensativo. Gli atenei del Nord Italia sono anche gli stessi che riescono ad accedere a maggiori finanziamenti statali grazie ai dipartimenti di eccellenza e ai meccanismi premiali collegati al riparto dell’FFO.
Infine, l’Unione degli Universitari ha accertato come, sulla base dei bilanci preventivi, almeno 11 atenei italiani superino il limite massimo di legge. Il DPR n. 306/1997 impone infatti che le università possano chiedere al massimo il 20% di contribuzione studentesca rispetto al finanziamento ordinario statale, come ribadito recentemente dal Consiglio di Stato che ha dato ragione all’Udu in occasione di un importante ricorso contro l’Università di Torino, la quale è stata condannata a rimborsare 39 milioni di euro. Secondo una prima simulazione, sono infatti 11 gli atenei fuorilegge (Insubria, Politecnico di Milano, Venezia Ca’ Foscari, Milano Bicocca, Milano Statale, Verona, Bologna, Piemonte Orientale, Modena-Reggio Emilia, Padova e probabilmente Venezia IUAV) che superano il limite di legge, raccogliendo illegalmente 68 milioni di euro. Con una seconda simulazione, altri 3 atenei (Udine, Pavia e Torino) si aggiungono alla lista, portando il totale dello sforamento a 92 milioni di euro.
A fronte di questo scenario desolante, il sindacato studentesco ha proposto un modello più equo e accessibile per la contribuzione studentesca: l’obiettivo finale è quello di rendere l’istruzione universitaria completamente gratuita, finanziata dalla fiscalità generale grazie a uno stanziamento aggiunto pari a 2,2 miliardi. Solo così potremo eliminare questa barriera all’accesso e favorire un accesso alla conoscenza diffuso e democratico. In via transitoria, viene anche avanzata una proposta “intermedia” che prevede – tra l’altro – l’innalzamento della no-tax area almeno a 30mila punti ISEEU e l’abolizione dei criteri di merito.
FONTE: https://www.roars.it/universita-quanto-mi-costi/
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