Niger: una rivoluzione multipolare che esce dai dogmi della sinistra post-marxista
di L’INTERFERENZA (Stefano Zecchinelli)
La Rivolta antimperialista del Niger s’inserisce nella transizione ad un Nuovo Ordine Multipolare, un sistema socio-politico esterno all’anglosfera basato sullo smantellamento dello Stato neoliberale-fallito, tipico dei regimi colonizzati e la transizione ad un modello di Stato-sociale dinamico e centralizzato sulla sovranità economica. Niger, Mali e Burkina Faso, rilanciando l’antimperialismo militare inaugurato durante la ‘’guerra fredda’’ da Nasser, hanno ridefinito gli assetti geostrategici regionali indebolendo, prima di tutto, gli interessi geoeconomici francesi e la proiezione unilaterale del Pentagono; il sub-imperialismo francese (totalmente subalterno al Pentagono ed alla dottrina della ‘’guerra eterna’’) e l’imperialismo USA, dopo una attenta disamina della Rivoluzione civile/militare nigerina, ne escono declassati al rango di Imperi delle banane, con una establishment incapace d’analizzare e prevedere gli sviluppi, nei singoli Paesi, della conflittualità sociale.
Niger: l’esercito come avanguardia di classe?
Il Niger, uno dei paesi più poveri del pianeta, conta un organico militare composto da 12mila soldati a cui il presidente deposto aggiunse altri 40mila uomini integrati in organizzazioni paramilitari; un organico, nel complesso, insufficiente a difendere il Paese dal terrorismo wahabita finanziato ed armato dagli Stati Uniti per estendere la dottrina della ‘’guerra eterna’’ all’Africa. Il Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria (CNSP) nacque come componente antimperialista, d’ispirazione panafricanista, all’interno dell’esercito nigerino con l’obiettivo – finora limitato – di combattere la corruzione imperante nelle istituzioni e garantire la ‘’sicurezza nazionale’’ davanti le incursioni di Boko Haram. I governi militari di Niger, Mali e Burkina Faso, per quanto multipolari, non sono certo (ancora) ‘’Che’’ Guevara e Thomas Sankara, ma la vittoria dell’Operazione Militare Speciale Z contro l’Occidente collettivo ha contribuito a radicalizzare il nazionalismo panafricano: il sottosviluppo è un prodotto dell’americanizzazione del mondo, di cui, per quanto arrogante e spocchioso, l’Elisio è soltanto una pedina consumata.
Le fonti consultate mi spingono a dedurre che il nuovo capo del governo nigerino, Abdourahamane Tchiani, ex comandante della guardia presidenziale, abbia legittimamente anticipato un golpe postmoderno (sul ‘’modello’’ pakistano) della fazione filo-statunitense dell’esercito; una azione rivoluzionaria/multipolare la quale ha trovato un ampio consenso popolare, a fronte della corruzione dell’élite vergognosamente legata allo Stato colonizzatore francese ed alle multinazionali anglosassoni. In Niger non c’è stato nessun colpo di Stato, ma soltanto un processo di democratizzazione del Paese egemonizzato dall’esercito, un processo semi-rivoluzionario che rompe con gli schemi della sinistra eurocentrica, ‘’politicamente corretta’’ e diversamente razzista.
La rivolta antimperialista – da appoggiare incondizionatamente – ha colpito gli interessi delle multinazionali francesi e del complesso militare-industriale USA:
‘’Tchiani e la sua squadra governativa cercano legittimità mentre Stati Uniti e Francia, da un lato, e Russia dall’altro, si stanno muovendo. In un primo momento, sia Washington che Parigi sembravano avere un certo vantaggio, non solo perché la maggior parte dei comandi militari nigerini è stata addestrata dalle loro forze militari, ma anche perché entrambi i Paesi sono riusciti a creare, contro il popolo del Niger, solidi interessi reciproci a Niamey.
Gli Stati Uniti hanno la base aerea dei droni di Agadez, che consente loro di tenere d’occhio il territorio e rispondere alla minaccia jihadista, tenendosi, oltretutto, aggiornati sui movimenti migratori e sul commercio illegale. Da parte sua, una società statale francese gestisce diverse miniere di uranio nel Paese (circa il 24% dell’uranio utilizzato in Europa proviene dal Niger). Nel caso della Francia, tale percentuale è del 15% e Parigi ha anche un contingente militare stimato, in Niger, in circa 1.500 soldati. Soldati francesi a difesa dell’esproprio imperialista di uranio nigerino.’’ 1
Lo stesso imperialismo ‘’straccione’’ italiano ne uscirebbe ridimensionato, davanti all’auspicabile rimpatrio dei sui 300 mercenari operativi (a spregio del Diritto internazionale) nel Paese africano. Al di là del sostegno economico, la Federazione Russa, con la presenza della CMP Wagner in Mali e Burkina Faso, potrebbe offrire appoggio logistico-militare ai rivoluzionari nigerini in caso d’una improbabile aggressione imperialista: USA, Francia ed Italia non apriranno un secondo fronte di guerra (oltre a quello Ucraino), mentre fra i Paesi aderenti all’Ecowas soltanto la Nigeria potrebbe muoversi militarmente, ciononostante ne risulterebbe una manovra militare osteggiata dalla base dell’esercito. L’Africa è oramai parte integrante del Nuovo Ordine Multipolare.
La Rivoluzione militare nigerina ha sconvolto gli schemi della sinistra post-modernista e “neo-anarchica”: gli africani odiano l’Occidente collettivo e le Onlus progressiste le quali promuovono lo sradicamento, in nome di nuove forme di sfruttamento neoborghese. I popoli africani non vogliono la compassione della lobby progressista, ma rivendicano un ruovo attivo nella costruzione del Nuovo Ordine Multipolare.
https://www.cumpanis.net/niger-per-comprendere-una-rivolta-civico-militare-che-si-autodefinisce-nazionalista-e-antimperialista/
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