Gli hooligan israeliani portano la cultura del genocidio ad Amsterdam
di GIUBBE ROSSE NEWS (Old Hunter)
Nell’ultima manifestazione di un comportamento deplorevole di una società che celebra il massacro di massa, dei tifosi in trasferta hanno strappato le bandiere palestinesi e gridato insulti razzisti.
Abed Abu Shhadeh per Middle East Eye – Traduzione a cura di Old Hunter
La storia dell’umanità è colma di esempi di atti di genocidio commessi da leader, Stati, militari e gruppi armati.
Ma il genocidio che si sta svolgendo sotto i nostri occhi a Gaza si distingue per il livello di meticolosa documentazione e velocità del flusso di informazioni. Miliardi di persone in tutto il mondo ricevono una copertura in diretta e senza censure di ciò che sta accadendo nell’enclave assediata, sia dal punto di vista della vittima che dell’aggressore.
Mentre assistiamo a distruzioni e uccisioni su vasta scala, è essenziale notare lo sviluppo di una “cultura del genocidio” all’interno della società israeliana.
Una delle sue manifestazioni più recenti ha avuto luogo giovedì ad Amsterdam, quando hooligan israeliani, sostenitori della squadra di calcio Maccabi Tel Aviv, hanno provocato scontri con giovani olandesi. Hanno intonato slogan anti-arabi, strappato bandiere palestinesi e ignorato un minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione in Spagna.
A quanto pare a questi hooligan israeliani non è mai venuto in mente che i canti razzisti e gli atti di vandalismo contro la proprietà privata in un Paese straniero sono un comportamento inaccettabile, che potrebbe provocare l’ira dei residenti locali.
La mentalità degli hooligan si allinea alla cultura genocida che ha permeato la società israeliana dal 7 ottobre 2023, permettendo agli israeliani di immaginarsi al di sopra della legge e della moralità – non solo in Israele, ma in tutto il mondo. I cori violenti dei tifosi del Maccabi devono essere compresi nel contesto di una società che continua a giustificare la guerra genocida di Israele contro i palestinesi di Gaza.
Violenza crescente
Questi tifosi sono espressione di una cultura che non è diffusa solo tra un manipolo di razzisti, ma è diventata una routine negli stadi, con cori di “morte agli arabi” o “che il tuo villaggio possa bruciare” spesso sentiti in Israele molto prima del 7 ottobre 2023.
Il comportamento dei tifosi israeliani ad Amsterdam non era quindi una novità. Un recente rapporto del New Israel Fund ha rilevato un aumento significativo delle manifestazioni di violenza negli stadi di calcio nella stagione 2023/24, con un aumento degli incidenti del 18% – un incremento significativo rispetto all’anno precedente, che aveva già visto la violenza e il razzismo raggiungere il picco massimo dopo dieci anni.
La vera storia non sono quindi i cori razzisti, ma lo shock dei tifosi israeliani nel rendersi conto che un simile comportamento non è tollerato al di fuori dei confini del loro Paese.
Questo avviene in un momento in cui, per più di un anno, in Israele sono stati invocati codici culturali e rituali per promuovere e incoraggiare il genocidio, con critiche pubbliche limitate. Le giustificazioni per l’uccisione dei bambini palestinesi e la morte per fame dei civili a Gaza hanno ricevuto ampio consenso.
Il mese scorso, Al Jazeera ha pubblicato un documentario incentrato sui post nei social media pubblicati dai soldati israeliani a Gaza, che documentavano in tempo reale i loro crimini di guerra.
Mentre gran parte del mondo è rimasta inorridita da questo materiale, la società israeliana ha difeso i soldati e ha attaccato i critici che mettono in dubbio il diritto di Israele a difendersi. La società israeliana è intrappolata in uno stato di dissonanza politica che limita la sua capacità di comprendere le falle logiche di tali argomentazioni.
Per capire come siamo arrivati a questo punto, bisogna prestare attenzione alla cultura del genocidio della nazione, che si basa su un insieme di credenze, morali e costumi che incoraggiano, giustificano e addirittura celebrano le azioni dei soldati.
Nell’ultimo anno [noi palestinesi] siamo stati esposti a canzoni, spettacoli comici, trasmissioni giornalistiche e manifestazioni culturali, insieme a commenti di leader religiosi, giocatori di calcio e accademici, che hanno apertamente promosso il genocidio, compresa l’uccisione di bambini.
Gli analisti israeliani non si sono trattenuti dall’invocare il massacro di decine di migliaia di palestinesi e alcuni hanno affermato che l’esercito dovrebbe uccidere più persone o impedire qualsiasi aiuto umanitario a Gaza.
Invece di condannare e denunciare tali dichiarazioni, accademici e commentatori hanno filosofeggiato su come giustificare la morte per fame di una popolazione civile che si rifiuta di obbedire agli ordini dei militari israeliani.
Quindi, al di là delle terribili testimonianze che emergono da Gaza, è bene esaminare i meccanismi in atto nella società israeliana. Per certi versi, stiamo assistendo a un episodio psicotico collettivo con molti apparentemente incapaci di provare simpatia o empatia per le sofferenze altrui.
Nessuna responsabilità
Ancora peggio, questo fenomeno è presente ovunque nella sfera pubblica. Camminare per le strade israeliane e ascoltare le conversazioni tra persone di ogni età sui treni e nei parchi pubblici, rivela ampie ipotesi di fondo sulla guerra a Gaza, con un grido collettivo di più morte e distruzione.
I bagnini delle spiagge di Tel Aviv esultavano pubblicamente per la morte dei leader di Hamas e di Hezbollah, mentre il pubblico applaudiva e alzava i bicchieri in un “brindisi” celebrativo. Alcuni residenti distribuivano baklavà [dolcetti] per celebrare l’occasione. Per esacerbare il senso di distopia, tutto questo avviene in una società in cui molti civili sono armati.
Si potrebbe sostenere che le élite politiche e culturali di Israele siano responsabili per aver indottrinato la mentalità pubblica, gettando le basi per questa cultura del genocidio. Inoltre, la comunità internazionale ha permesso a Israele di agire liberamente per la maggior parte di un secolo, violando il diritto internazionale senza alcuna responsabilità.
In realtà, il mondo ha premiato Israele per la sua creatività nello sviluppo di meccanismi oppressivi. L’industria bellica israeliana ha prosperato durante l’occupazione, con i palestinesi che fungevano da cavie.
Le università israeliane sono cresciute e prosperate, fornendo infrastrutture e ricerche su come reprimere i palestinesi, mentre gli stati arabi promuovevano la normalizzazione dei rapporti con Israele.
La società israeliana ha così interiorizzato il senso dell’impunità, sicura di essere al di sopra della legge e con il sostegno del mondo. È tutto questo che ha alimentato l’evoluzione della sua cultura del genocidio.
Entra Trump
Questa cultura sarà probabilmente rafforzata dal ritorno del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump alla Casa Bianca. Si prevede che Trump continuerà il sostegno senza precedenti del suo Paese alla macchina da guerra di Israele, incoraggiando la cultura del genocidio.
La destra messianica israeliana si è affrettata a celebrare di Trump, non per i futuri aiuti militari o diplomatici, ma perché ci si aspetta che un presidente come Trump permetta la morte per fame dei palestinesi a Gaza, chiudendo un occhio su tutte le leggi antidemocratiche che Israele sta approvando, volte esclusivamente a danneggiare il popolo palestinese.
Tra queste, l’interdizione di Israele nei confronti all’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi; l’espulsione di famiglie i cui parenti hanno commesso reati contro la sicurezza; impedire ai politici arabi di ricoprire cariche elettive se hanno rilasciato dichiarazioni che potrebbero essere interpretate come sostegno alla lotta armata.
Questa guerra finirà un giorno, ma finché non ci sarà una fondamentale critica alla condotta di Israele, la cultura del genocidio – oltre alla devastazione che continua a perpetrare sul popolo palestinese – inizierà a far pagare un costo anche agli stessi israeliani.
Link alla fonte: https://www.middleeasteye.net/opinion/israel-football-hooligans-bring-culture-genocide-amsterdam
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