Documento di analisi e proposte dell'ARS: I settori industriali strategici
In un’ottica integralmente liberale, opposta, quindi, all’ottica che qui assumiamo, la nozione di settore strategico è di per sé vuota di contenuti ex-ante, essendo il mercato il solo ed unico giudice ammissibile (ex-post) delle decisioni produttive prese in modo indipendente dagli operatori privati sulla base della semplice convenienza valutata dal singolo. Non vi è alcuno spazio, in questa prospettiva, per giudizi generali e aprioristici circa la preferenza di una scelta produttiva rispetto ad un’altra.
Ponendoci invece in un’ottica opposta, di sovranità almeno parziale sulle scelte produttive, la nozione di strategicità diviene di estrema importanza.
Un settore strategico può essere considerato tale per una serie di ragioni che contribuiscono a dare al termine strategicità diverse accezioni che contribuiscono ad una definizione complessiva. Quattro sono le aree che ci riconducono alla strategicità:
A) Un settore è strategico anzitutto:
1- perché si occupa della produzione di un bene di consumo o un servizio primario per i bisogni della popolazione (è il caso di alcuni prodotti alimentari di base, dell’elettricità, dei combustibili, dell’edilizia abitativa, della sanità, dei farmaci, ma si può anche allargare il campo a molti altri servizi o prodotti)
2- perché si occupa della produzione di un bene o servizio di investimento legato direttamente alla produzione di beni di consumo considerati primari (un macchinario sanitario, la ricerca farmaceutica etc etc).
3- perché produce un bene o un servizio senza l’uso del quale, una parte considerevole di tutte le altre produzioni e attività economiche non potrebbe neanche avvenire (è il caso ad esempio dell’energia, dei trasporti, delle telecomunicazioni, dei sistemi informatici, della siderurgia, della chimica etc etc)
B) Descritto il concetto più elementare di strategicità, bisogna integrarlo con accezioni più complesse e meno immediate. Un settore è infatti parimenti strategico se:
4- contribuisce direttamente ad una parte considerevole dell’occupazione di lavoratori nel sistema economico.
5- presuppone, per la sua stessa esistenza, la presenza di un indotto produttivo a monte molto esteso, che fa sì che tale settore sia inscindibilmente legato ad un enorme fetta dell’apparato produttivo in generale e quindi ad un enorme quota parte di occupazione di lavoro
6- è legato a scelte di investimento di lungo periodo di carattere scientifico, tecnologico e culturale, in grado di modificare nel tempo, in maniera decisiva, lo sviluppo materiale e spirituale della società. E’ il caso della ricerca di medio-lungo periodo in tutte le sue sfumature: da quella medica e farmaceutica, alla ricerca orientata allo sviluppo di nuove tecnologie che consentono il risparmio energetico e di lavoro, fino alla ricerca umanistica in tutte le sue forme.
C) La strategicità ha poi un ulteriore importantissimo contenuto che investe anche il ruolo del paese nei rapporti internazionali:
E’ strategico da questo punto di vista, un settore:
7- che per l’alta intensità di contenuto tecnologico e di investimenti, gode di un alto valore aggiunto e quindi di un alto valore di scambio internazionale (è il caso di tutti i settori tecnologicamente avanzati)
8- che è sottoposto, per la sua stessa natura, a vincoli geopolitici molto forti che impongono l’esistenza di determinate relazioni tra paesi (è il caso di tutto il settore energetico di importazione o dei brevetti scientifici in mano ad altri paesi)
D) Infine, un’ultima importantissima accezione che contribuisce a definire il concetto di strategicità può portare ad affermare, in un ottica profondamente dirigistica e programmativa, che un settore è strategico se:
9- il suo sviluppo risponde ad esigenze di orientamento del sistema produttivo (in senso ampio) in una direzione ritenuta auspicabile da un punto di vista etico sulla base di scelte collettive condivise. Su questa base è strategico non solo, ovviamente, tutto il comparto culturale, ma in via indiretta ogni tipo di produzione anche materiale che contribuisce a definire una direzione di etica pubblica.
Queste numerose accezioni del concetto di strategicità sono tutte quante strettamente vincolate alla questione della sovranità. Se si accetta infatti la nozione di strategicità di un settore nelle diverse sfumature qui sommariamente elencate, automaticamente si accetta il terreno dell’ineludibilità della sovranità politica sui processi economici e dell’ineludibilità di una politica industriale intesa in senso interventista-discrezionale (e non come mero assecondamento della logica di mercato secondo la nozione oggi ormai comune di tale concetto).
Non è infatti logicamente possibile invocare la strategicità di un ramo della produzione economica, senza conseguentemente invocare il controllo e la programmazione politica di tale settore (nelle diverse forme possibili, dalla proprietà pubblica monopolistica o concorrenziale, alla partecipazione statale, fino al semplice controllo e orientamento della stessa produzione privata).
L’Italia, inserita nei meccanismi ultra-liberali e vincolanti dei trattati europei, ha da oltre vent’anni rinunciato ad una politica di orientamento e programmazione del sistema economico; ha sostanzialmente rinunciato ad una politica industriale sovrana, in favore dei dogmi del libero mercato e della concorrenza che impongono o il semplice “laissez faire” oppure l’implementazione di politiche attive che assecondino e favoriscano i meccanismi del “mercato ideale”.
Un recupero della sovranità politica è condizione ineludibile per una rinnovata programmazione economica, a partire dai settori vitali e strategici dell’economia.
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