Giorgio La Pira
Nei primi mesi della sua esperienza di sindaco di Firenze applicò una legge del 1865, rimasta in vigore e non abolita, requisendo circa 70 grandi ville e dando una sistemazione in questo modo a circa 2000 famiglie (dal minuto 8 e 33 secondi)
Il 19 ottobre 1953 la Pignone intende smantellare le fabbriche e licenziare 2000 operai. Marinotti, il proprietario della Pignone, rifiuta l’incontro chiesto da Giorgio La Pira. Due giorni dopo Fanfani ritira il passaporto a Marinotti. Annunciato il secondo sciopero generale, La Pira minaccia le dimissioni dalla carica di sindaco. Gli operai occupano la fabbrica e La Pira raggiunge gli operai. L’ENI di Mattei acquista il Pignone. Viene costituita la Nuovo Pignone, azionista di maggioranza l’ENI, con il 60% delle azioni. Rivela nel filmato Ettore Bernabè: “La nuova pignone quando è stata privatizzata, a metà degli anni novanta, deteneva un contratto pluridecennale di manutenzione di tutto il sistema di estrazione e distribuzione del petrolio della Russia. Un valore economico e strategico incalcolabile” (dal minuto 9 e 6 secondi)
Accusato di aver abbandonato la politica di pareggio del bilancio del Comune di Firenze (pareggio del quale si era vantato Fabiani, il precedente sindaco comunista), spiega che l’amministratore che risparmia è un imbecille: “le critiche che mi rivolgono sono una sciocchezza. Io sono responsabile di non aver fatto per la mia città i debiti che le altre città hanno fatto per il loro incremento” (dal minuto 16).
Nell’ambito del piano INA case La Pira fa costruire il quartiere satellite l’Isolotto, circa mille case, quasi tutte destinate agli immigrati meridionali (dal minuto 17 e 25 secondi).
Nel 1967 si reca in Vietnam per incontrare Ho chi minh (dal minuto 24 e 44 secondi).
Fa piacere una rinfrescatina dall'opprimente afa melmosa. Anche se l'attività cattiva scaccia quella buona, qualcosa è rimasto … (spero)