Le a/simmetrie dell’informazione italiana e il #PUD€: Collaborazionismo 2.0. Sovranisti, inoculate meno e convergete di più!
Resoconto, dal blog di Mattia Corsini, sul convegno di a/simmetrie dal titolo "Euro, Mercati e Democrazia" tenutosi a Pescara il 26 e 27 ottobre 2013.
MI SPIACE DELUDERVI (anzi NO), ma Diego non intendeva certo INCLUDERE quella gente di cui parlo nel fronte sovranista, quando ha parlato in quei termini. Come del resto non intendeva includere fascisti e altre belle personcine di un'estremo o dell'altro. Sarebbe del tutto controproducente. A fronte di una decina di tessere in più, perdi decenza e credibilità SUBITO, guadagni flames e emicranie nel mentre, e perdi qualche milionata di voti DOPO. E di questo ho parlato con lui personalmente e sono sicuro. Gradirei che smetteste di infamare un mio amico con queste cazzate.
Ah, per la cronaca: il sondaggio di scenarieconomici.it di cui parlerò dopo che dava al 20% e oltre un partito no euro serio, dava ANCHE a percentuali di prefisso telefonico i partiti di questo tipo contenenti frange estremiste, come Forza Nuova. L'ho già detto più volte, c'é sovranista e sovranista. E talvolta fa rima con collaborazionista.
5. Stefan Kawalec, Polonia: ci ha parlato del Manifesto di Solidarietà Europea firmato da economisti di diversi Paesi (per l'Italia Bagnai, Borghi e A.M. Rinaldi), il quale spinge per un ritorno alle valute nazionali attraverso una segmentazione controllata dell'Eurozona, seguendo accordi multilaterali fra regioni europee (Italia con Francia e gli altri Paesi mediterranei) seguendo uno spirito di solidarietà europea però privo dei rischi di accentramento dell'attuale modello. Quindi un nuovo sistema che non può prescindere dalla sovranità monetaria e fiscale (e quindi giuridico-parlamentare) di ogni Stato europeo. Un bell'esercizio di stile insomma, che prevede di convincere la Germania a uscire per prima (e poi siamo noi i visionari del partitucolo…) e soprattutto NON prevede di uscire dall'UE, restando pertanto soggetti ai terribili vincoli del TUE…Trattato di Maastricht per gli amici. A quanto pare a Kawalec non é bastata l'esperienza della Polonia durante la seconda guerra mondiale e terrebbe a ripeterla… Epperò come lui stesso ci fa notare, c'é un problemino ad aspettare ancora la libertà da queste istituzioni autoritarie e giammai elette… In Portogallo il 50% delle persone già rimpiange la dittatura, purché li liberi dall'UE… In Francia il FN della Le Pen farà presto carne di porco di ogni avversario…in Grecia abbiamo aurore dorate mi dicono... E noi dovremmo salvare l'UE? Ci mancava solo che mi dicesse di temere la vittoria dei populismi in europa… Ops, no, l'ha detto. Dunque chi si oppone al TUE giudicandolo un obbrobrio incostituzionale e una fabbrica di miseria istituzionalizzata sarebbe un populista. Caro 48, siamo in buona compagnia…. Kawalec auspica poi un nuovo coordinamento monetario UE che sostituisca il vecchio (#piueuropa per gli amici) e già che ci siamo la ristrutturazione dei debiti pubblici in alcuni stati, che come sappiamo non é un'ideona… No, tutto sommato direi che non intendo sostenere il Manifesto di solidarietà eurista, pardon, europea.
6. Alberto Bagnai, Italia: Goofy ci ha regalato un divertente intervento attraverso il quale ha affrontato tutti i temi sopracitati entrando talvolta anche nel tecnico. Al centro del discorso Bagnai pone la tesi secondo la quale il capitalismo non è il male in se, anzi potrebbe essere fonte di progresso e lo è stato, ma deve assolutamente essere riportato sotto il controllo di una teoria politica che comprenda gli interessi di tutte le parti sociali. Il conflitto sociale non è un male perché permette ai lavoratori di avere voce in capitolo e per questo la politica DEVE governare l'economia, non viceversa. Per quanto siano imperfetti i rappresentanti politici (lo sono comunque tanto più sono asserviti all'economia di mercato), sono controllabili e rimovibili (mhhh…non sarei così sicuro… al momento gli unici in grado di controllare e rimuovere i nostri politici sono le istituzioni UE) e a differenza dei paladini della teoria economica dominante che si sottraggono al consenso popolare rifacendosi ai dettati quasi religiosi del mercato. Inutile dire che le classi dirigenti europee e americane siano ormai asservite al pensiero unico e, in Europa, al PUD€, proprio perché l'economia ha prevalso sulla politica. Bagnai afferma con grafici e numeri che ogni crisi finanziaria che poi trascina con se l'economia reale deriva, banalmente, da una divergenza troppo elevata fra produttività e quota salari (in Italia tale divergenza ha origine negli anni '80). Se i prezzi si muovono seguendo soprattutto le prime due variabili è su queste che si gioca la stabilità o instabilità economica e poi sociale. Siamo in un periodo nel quale, grazie a vincoli esterni imposti e presentati come necessari, i salari recedono e i profitti aumentano. Da segnalare che questo processo risparmia solo i grandi agglomerati industriali che possono mantenere elevati i loro prezzi e hanno una base di vendita garantita dal loro potere di mercato, mentre insieme ai lavoratori privati di potere d'acquisto deperiscono i milioni di piccoli-medi imprenditori che non possono più vendere ai lavoratori stessi i loro prodotti. Dell'intervento vale la pena ricordare anche i tre vantaggi dei cambi flessibili:
- Segnalazione: con cambi fissi, una politica monetaria errata lede le riserve valutarie della nazione in futuro, ergo genera debiti e problemi per le nuove generazioni. Non così i cambi flessibili, poiché un disallineamento sul cambio si nota SUBITO e permette di prendere provvedimenti
- Riequilibrio: un cambio flessibile può aiutare (ho detto aiutare Guido, non garantire ndM) un paese a riequilibrare deficit/surplus persistenti della propria bilancia commerciale. Infatti, un paese in forte deficit commerciale tenderà a veder svalutare la propria moneta, il che renderà più convenienti le sue merci all'estero... Ma questo tenderà a far rivalutare la moneta in sé, tornando verso una situazione di equilibrio.
- Adempimento: Ora come ora, se la Germania persistesse nel deflazionare i salari per aumentare la sua competitività nell'export, noi non avremmo alcun potere negoziale per impedirglielo. La cosa cambia molto con cambi flessibili, che ci darebbero una mano a riequilibrare il nostro export grazie alla svalutazione nei riguardi delladivisa tedesca. Prima o poi un accordo lo dovrebbero concedere…
Secondo Bagnai é necessario un nuovo patto sociale distributivo del reddito fra salariati e imprenditori. Questa guerra ci sta mettendo tutti gli uni contro gli altri, ma il reddito dei salariati, qualora protetto e allineato con la crescita della produttività, é linfa vitale per l'impresa, piché garantisce la domanda, come ben sottolineato anche da C.Pozzi nel seguito. E come ci viene ricordato tramite la citazione di Graziani, solo un deficit pubblico adeguato può rilanciare la domanda privata, similmente a quanto accade in USA, in Giappone o in Italia negli anni passati. Proprio quegli anni di "spesapubblicaimproduttiva" stranamente spesso stigmatizzati anche dagli stessi imprenditori, che ancora non hanno compreso abbastanza questo salvifico legame.
Il patto deve esistere a livello internazionale anche! Si deve cioé agire sulla politica fiscale in modo da tendere all'equilibrio tendenziale delle partite correnti (external compact) e rigettare del tutto il mercantilismo, che di fatto é una repressione della domanda interna, con espansione dei profitti finanziati sul debito altrui. Una politica parassita da evitare.
7. Gennaro Zezza, Italia: Illustra nuovamente la tragedia greca proponendo molte soluzioni palliative all'interno dell'euro, molte di fatto insoddisfacenti per stessa ammissione del relatore. Si parla di ristrutturazioni del debito (gulp!), congelamento degli interessi, moneta alternativa (ehm), moneta parallela all'euro, etc. Uno dei problemi greci, ci fa notare il professore, é che il debito greco, pur ristrutturato in precedenza, non é più di diritto greco bensì anglosassone. Ergo, non sarebbe possibile rinominarlo in dracme in caso di uscita dall'euro. GROSSO guaio… Zezza conferma poi che un'uscita or ora della Grecia dall'euro la costringerebbe come minimo ad un doloroso default sul debito estero, e che pertanto va aiutata nell'operazione.
Uno spunto interessante è la critica al reddito di cittadinanza, mentre si suggerisce come preferibile un piano di lavoro garantito che eroghi soldi ai cittadini creando al contempo occupazione, come prescritto dalla MMT, e afferma che il reddito di cittadinanza non crea lavoro e prospettiva, ma in condizioni di grave crisi e sfiducia crea solo un esercito di disoccupati disperati che autorizza il governo a riforme distruttive del mercato del lavoro, senza tema di sconvolgimenti sociali. E inoltre, con una manifattura in grave crisi o distrutta, potrebbe pure avere effetti inflattivi indesiderabili, come accade or ora in Argentina. Non a caso tale reddito é una misura cara a M.Friedman e F. von Hayek, noti amici di deboli e oppressi. Capito pentastellati?
STUDIARE PRIMA DI ROVINARCI, GRAZIE.
8. Claudio Borghi Aquilini, Italia: Intervento importante e divertente, perché sfata qualche mito ripreso anche dai precedenti relatori sulla presunta catastrofe finanziaria imminente all'uscita dall'euro dell'Italia. Inizia con un concetto basilare che dovrebbe entrare nella zucca a ogni eurista e dubbioso:
LA LIBERTA' NON E' NEGOZIABILE!!!
Borghi, che ha lavorato per decenni nei mercati finanziari e li conosce perfettamente, afferma come la catastrofe finanziaria sia già avvenuta e stia avvenendo ora, dentro l'euro. La gran parte dei grossi capitali italiani sono già fuggiti, i crolli di borsa sono già avvenuti e lo stesso spread ci sta già facendo pagare i rischi per gli investitori dell'uscita dall'euro e della successiva svalutazione della nuova moneta. I contanti in circolazione sono pochissimi, e in questa fase un'eventuale lotta efficace all'evasione comporterebbe solo la chiusura di moltissime altre attività e un bel crollo anticipato. Inoltre Borghi sfata alcuni luoghi comuni sulla finanza: diciamo che alla nostra uscita aumenti lo spread… Pace, riguarderebbe SOLO le nuove emissioni di titoli, che possono essere comunque garantite dalla banca centrale italiana. Il debito pubblico in diritto estero non rinominabile in lire? Oltre ad essere pochissimo (il 5%) appartiene ad enti potenti con molti asset esteri (ENI, Generali) e solitamente é subordinato (pagabile quando si vule). Panico ovunque, vendita generalizzata dei titoli italiani? MOLTO improbabile, ma diciamo che accada. Beh, secondo Borghi basterebbe restituire agli acquirenti il valore nominale d'acquisto del titolo, evitando qualunque perdita. E' solo il sistema euro che ci obbliga a perdite FORZATE! Se crolla il valore degli immobili fuori dall'euro (cosa anche questa che in realtà sta già avvenendo, in Spagna siamo sul 50% in meno), non crolla solo per il cittadino singolo, ma crolla per tutti, quindi si assiste ad un abbassamento del valore degli immobili che può persino risultare vantaggioso per molti cittadini che intendono acquistare un immobile, mentre il cittadino che volesse venderlo per trasferirsi in altri lidi non italiani non è sicuramente la priorità nazionale da tutelare e le sue perdite non sono un problema contingente di chi abita in Italia. Non parliamo poi se un cittadino di un paese che esce svalutando avesse azioni di fondi internazionali. Li ci sarebbe persino un guadagno netto, poiché resterebbero prezzate in euro/dollari/quelchesia. Azioni? Le azioni rappresentano asset reali (aziende), e fuori dall'euro, migliorando le prospettive per tali aziende, migliorerebbe anche la loro valutazione sui mercati.
Borghi conclude poi dicendo che anche se la catastrofe finanziaria dovesse concretizzarsi all'uscita dall'euro (e non succederà), i mezzi tecnici per difenderci ci sono e sono ben documentati, ma alla fine il tutto é una questione di lana caprina di fronte alla riconquista di sovranità e libertà. Lo cito testualmente e gli faccio tutti i complimenti del caso.
"La strada per salire sul monte é in salita, ma i mezzi per salirla ci sono, e in cima c'è la libertà."
Scroscianti applausi.
9. Cesare Pozzi, Italia: Intervento come al solito di concetto, e molto interessante da parte di questa mia vecchia conoscenza, un vero guru dell'economia industriale. Peccato averlo costretto prima del pranzo… e interrotto pure bruscamente dal padrone di casa…Intanto Pozzi a proposito dei crucchi cita il tedesco List "é cosa astuta, quando sei salito in cima ad una scala, dettare regole che impediscano agli altri di farlo". Eh beh, già nell'800 vedevano lontano… Nel '99 poi Rawls scrisse che noi europei avremmo dovuto decidere subito "quanta europa regalarci". Secondo lui, infatti, anche con un eventuale federalismo avremmo perso moltissimo delle nostre culture e differenze, poiché la libera circolazione di capitale e lavoro avrebbe beneficato solo poche lobby e grandi industrie a scapito delle PMI e del popolo, ridotto a consumisti sottomessi e ricattabili. Apperò. Ma il messaggio fondamentale é: in un'economia di mercato capitalistail capitale trasforma le risorse naturali in risposte ai bisogni dell'economia stessa, bisogni che vengono definiti dalla nostra traiettoria culturale. E chi la può dettare se non la politica? Dobbiamo capire dove vogliamo andare, il che non si riduce ad uscire dall'euro. Chapeau Cesare.La teoria economica non aiuta a spiegare il mondo, lo riconosceva già Adam Smith. Ad esempio, Ford, non certo un economista, cambio la traiettoria culturale del suo tempo. Voleva che l'auto da produzione su commessa passasse a produzione in serie. Per farlo, dovette mettere in condizione i potenziali consumatori di acquistare d'impulso un bene durevole come un'auto, cosa prima impossibile. Ergo, ha deciso di pagare di più i suoi dipendenti, che sono i suoi primi clienti. E lucrò.
E' il sistema economico nel suo complesso a dover generare le risorse, e serve un sistema finanziario che lo aiuti in questo! Per sdoganare la produzione in serie e abbattere i costi del caso, é necessario dare a tutti un reddito fisso, NON pagare a cottimo o con contratti a termine. Il lavoro diventa dunque una merce, e il salario non può mai essere di sussistenza o il gioco si rompe subito.
I problemi del capitalismo inziano con il liberismo, con la finanziarizzazione dell'economia e della politica, che fa prevalere la logica del profitto su ogni logica sociale. Il liberismo infatti é la sola libertà dell'egoismo. Ri-Chapeau Cesare. Ma ai liberisti sfugge che senza tutelare i reddito non é possibile avere un sistema produttivo di massa, che infatti sta battendo in testa pesantemente in questa crisi. Ergo, per mantenere a tutti i costi il sistema in regime di deflazione salariale, fu necessario per il popolo USA (e ora europeo) indebitarsi progressivamente fino al crollo. In una simile situazione diventa naturale tendere ad essere esportatori, data la distruzione della propria domanda interna. E gli USA dopo la vittoria in guerra lo fecero abbondantemente, senza curarsi di migliorare il mondo o di applicare politiche sostenibili, essendo ormai la potenza egemone. Pozzi cita poi Galbraith, secondo cui la globalizzazione, decantataci come inevitabile e persino salvifica, é un non valore. E' un termine infausto che serve solo a giustificare politiche di penetrazione aggressiva nelle economie dotate di welfare e diritti dei lavoratori. E va pertanto fermata ad ogni costo.
Oggi l'Italia é così deindustrializzata che non potrebbe comunque esportare più del 30% del suo PIL in merci. E il resto? Il resto é stato smantellato, delocalizzato, in ossequio ai desiderata dei grandi gruppi finanziari che reggono la governance europea. Il mondo globalizzato sta concentrando le aree produttive in pochi centri a basso costo del lavoro e bassissimi o inesistenti diritti, a fronte di un mondo intero di consumatori a basso reddito. Ovvio, perché ciò funzioni devo standardizzare il comportamento dei consumatori di tutto il mondo, e questo viene fatto con precise scelte politiche che definiscono un'altrettando precisa traiettoria culturale. L'Italia non può assolutamente permettersi, contrariamente a quanto blaterano certuni (#PUDE5S) di vivere di soli servizi o di solo turismo. I servizi per un'economia sono POVERI. Dobbiamo pertanto salvare ciò che resta della nostra industria OLTRE a valorizzare i servizi. Ci vorrebbe perciò un modello economico differente, che usi meno i fattori di fondo, ma per realizzarlo serve un PIANO. Serve uno stato attivo e interventista con un PIANO preciso e fatto su misura per l'Italia, previ studi raffinatissimi che, a mia domanda diretta al relatore, NON sono pervenuti ad oggi nell'intero panorama accdemico-industriale-politico italiano. Serve uno stato attivo, che pensi in concreto e attivi e valorizzi TUTTA la popolazione su tutto il terriorio nazionale, non solo nelle grandi città. In mancanza di questo, e da qui TORNO A DIRE che non possiamo appoggiarci sul PUD€ o sulla sua reincarnazione post-euro (che non si pone affatto il problema, loro svendono!), CI POSSIAMO DIMENTICARE UNA CONCRETA RIPRESA POST-EURO. Perché di sola politica monetaria e svalutazione NON SI VIVE. Sto cercando di fare in modo che il prof. Pozzi aiuti ARS a capire come sarebbe meglio agire in tal senso.
10. Staff di scenarieconomici.it, Italia: e il suo sondaggio sul consenso politico dell'euro. Il sondaggio di Paolo Atzori è questo: http://www.scenaripolitici.com… e mette in mostra un crescente e fortissimo sentimento anti-euro da parte degli italiani, soprattutto negli schieramenti del M5S e del Pdl, ormai quasi totalmente "sovranisti". Il sondaggio è variamente commentato ai giornalisti invitati al dibattito in sala (Giulia Innocenzi, Stefano Feltri, Simone Spetia, Vito Lops, Massimo Rocca, Antonello Angelini), moderati da Bagnai, i quali, soprattutto i contrari all'uscita dall'euro (Feltri, Spetia, Innocenzi) sollevano dei dubbi sulla credibilità del sondaggio e delle domande (alcuni dubbi sono giustificati, ma non é quello il punto…). Il punto é che hanno giustificato il problema della prevalenza di temi di gossip politico in televisione e sui giornali rispetto al tema dei trattati europei e della sovranità monetaria, con argomenti che mi hanno letteralmente inferocito. Intanto stendo un velo pietoso sulle insinuazioni di Feltri "i laureati sono pro euro, chiedetevi perché". Come a dire che i sovranisti sarebbero un cumulo di ignoranti.
Beh, herr Feltri, senza andare a prendere Diego Fusaro che lei dovrebbe solo guardare in fotografia e piangere, la invito a riflettere sul fatto che nelle università SONO INSEGNATI PROGRAMMI EURISTI, NEOCLASSICI e LIBERISTI. Io ne sono stato vittima, come me la mia Giorgia e tanti altri. OVVIO che gli universitari risentano dei programmi mainstream e fatichino più di altri a cambiare idea.
Si distinguono per una posizione di vicinanza alla sovranità monetaria Vito Lops (Sole 24 ore), Massimo Rocca (RadioCapital) e Antonello Angelini (RadioRadio).
Giulia Innocenzi di Disservizio Pubblico spera che il tema euro entri anche nella sua trasmissione a causa delle imminenti elezioni europee, ma ha trovato il modo di giustificare il fatto che la sua trasmissioni parli pochissimo di economia preferendo l'attualità politica, per il motivo che "una corretta informazione economica non é una notizia di per sé" (mentre le battone di Berlusconi sì), che come confermato anche da Feltri "i temi economici salienti vengono presi dal dibattito mainstream" (e qui mi ricorda un certo Goebbels, chissà perché i notiziari tedeschi non parlavano delle sofferenze dei prigionieri nei campi di sterminio) e che "non farebbe abbastanza share". Ahhhh, ok, tutto chiaro cari kollaborazionisti. Quindi ci state dicendo che in Italia l'informazione é una merca da vendere in nome e per conto di chi paga di più, che ovviamente non sono le classi salariate. Molto bene. Un ammissione di colpa vale più di mille parole. Cari ragazzi, dovreste essere radiati dall'ordine dei giornalisti per aver proferito certe bestemmie. Quindi state dicendo che le sofferenze greche sopra descritte non fanno notizia? Che non sono importanti per il dibattito italiano? Che agli italiani interessano di più calcio e Berlusconi? Ma avete di grazia una coscienza o l'hanno da tempo sostituita con un portafoglio gonfio?
Vergogna, vegnogna, vergogna. E c'é chi chiede che venga annullato il finanziamento pubblico alle fonti di informazione, preferendo i privati… Perfetto. In sostanza state chiedendo l'istituzionalizzazione del conflitto di interesse nei media,come se non obbedissero già abbastanza a logiche di parte private. No, la soluzione non é quella. Io ho una personale crociata contro la disinformazione, e privatizzarla peggiorerebbe di brutto la situazione. Del resto il governo é il primo a mentirci costantemente sulla crisi, come ci ha ricordato la brava GPG Imperatrice. E perché loro no? E' il caso di mettere mano a leggi che tutelino e soprattutto SANZIONINO adeguatamente le leggerezze dei media nel fact checking e il rispetto della più elementare deontologia professionale… E già che ci siamo dare una legnata a siti come losai.net e signoraggio.com, che dovrebbero essere accusati di disinformazione reiterata ed aggravata. Ah a proposito… NESSUN quotidiano ha parlato manco per sbaglio del seminario, manco a pagina 666. E chi si stupisce? Forse quando saremo MOLTI di più avranno la strizza necessaria…
11. Luciano Barra Caracciolo, Italia: e qui m'incazzo un poco. A causa del ritardo accumulato a sentire quei 4 scribacchini farfugliare scuse e motivazioni da TSO immediato per la loro efficacia disinformativa degna di signoraggio.com, una notevole fetta di pubblico me incluso non ha potuto godersi il suo intervento, ovvero la presentazione ufficiale del libro "Euro e(o) democrazia costituzionale", cosa che comunque presto sarà replicata in tutta Italia. Anche lo streaming non ci aiuta in questo caso. Scusa Luciano, sai che ti voglio bene :'( E spero che sentirsi dire cosa rappresentano per noi i trattati UE abbia sturato un poco orecchie e comprensione di chi vorrebbe restarci… Solidale o no.
Direi che é tutto. Leggetelo tutto, non ve ne pentirete. E poi riflettete, e decidete di dare una mano a chi crede di dover fare qualcosa di concreto per organizzare un movimento di salvezza nazionale, sia che veniamo sbeffeggiati o no dal padrone di casa. Volete davvero aspettare che si inoculi il senno nelle teste che sono stati capaci di simili atti di disonestà intellettuale e che coprono (o votano) consapevolmente simili crimini di guerra? Non é chiaro che serve un completo ribaltone culturale per questo paese intero e di conseguenza anche per la sua classe politica? Non é chiaro che l'attuale establishment italiano ed europeo, almeno per quanto riguarda chi tira le fila nei singoli partiti euristi, é responsabile diretto della nascita e della copertura di un LAGER CONTINENTALE? Non é chiaro che SERVE UNA TRAIETTORIA CULTURALE DEL TUTTO DIVERSA?
Beh, forse volete che la traiettoria socio-culturale del vostro futuro sia decisa dal PUD€ o come pifferi si chiamerà allora. Io no. Aiutateci a impedire "The rise of evil".
Ci vediamo in mischia.
Mattia C
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