Piove
di MARINO BADIALE e FABRIZIO TRINGALI (ARS Liguria)
Settembre, piove, Roma va in tilt. Si è trattato di un’alluvione? No, ma i tombini sono intasati e nessuno li pulisce, così le strade si allagano. Evidentemente nessuno ha pensato sul serio a prevenire questi problemi, che si ripetono ogni anno, al cambiare delle stagioni. Lo stesso accade a Genova, dove abitiamo, e dove recentemente le alluvioni sono arrivate davvero. Ne abbiamo già parlato. Chissà cosa succederà il prossimo autunno.
È evidente che i disastri causati dalle recenti piogge non hanno nulla di naturale, ma sono dovuti a incuria e trascuratezza da parte delle classi dirigenti, a tutti i livelli.
Siamo di fronte a un ceto politico che, in maniera perfino ostentata, è solo preoccupato dei propri affari e si disinteressa totalmente della vita reale dei cittadini. Tutte le funzioni fondamentali dello Stato sono trascurate, o meglio, usate solo in funzione di gretti interessi di gruppi limitati: Scuola, Sanità, Università, ciclo dei rifiuti, manutenzione del territorio e così via.
Si tratta di macchine complesse, che in questi ultimi decenni hanno continuato a funzionare perché erano state ben costruite dalle generazioni precedenti, ma che adesso, dopo decenni di incuria, si stanno lentamente inceppando, con conseguenze sempre più gravi sulla vita quotidiana.
Per avere una immagine sintetica della nostra realtà, possiamo ricorrere ai racconti dei primi esploratori europei della Polinesia. Sembra che, arrivando nelle isole dei Mari del Sud, i marinai occidentali abbiano rapidamente capito che, per ottenere le grazie delle fanciulle locali, un mezzo rapido ed efficace era quello di offrire, in cambio dei loro favori, del ferro, che era sconosciuto agli indigeni. In particolare erano apprezzati i chiodi. I marinai, come è prevedibile, si misero allora intensamente a togliere dalle navi i chiodi che tenevano assieme le assi, finendo per mettere in pericolo la tenuta delle navi e obbligando gli ufficiali a prendere provvedimenti per impedire i furti di chiodi.
La macchina statale è certo molto più complessa, e anche molto più solida e resistente, delle navi settecentesche. Ma sono ormai decine d’anni che i ceti dirigenti si comportano nella sostanza come quei marinai: rubano un pezzo qui, un pezzo là, devastano (con le “riforme”) oggi questa parte domani quell’altra, in ogni caso pensando solo al proprio tornaconto. La macchina ha resistito per decenni, ma ormai sta cominciando a cadere a pezzi.
Da queste considerazioni si possono ricavare almeno due osservazioni: in primo luogo, come abbiamo detto altre volte, la corruzione delle classi dirigenti italiane non è un fatto trascurabile e secondario rispetto ai grandi temi economici e politici (o geopolitici): si tratta da una parte della forma precisa in cui si esplica in Italia il dominio delle forze dominanti a livello mondiale (e di questo abbiamo parlato in altre occasioni), e dall’altra di una realtà che tocca direttamente la vita quotidiana, attraverso il degrado di tutte le funzioni pubbliche che essa implica.
La seconda osservazione è che, proprio per quanto appena detto, queste tematiche rappresenterebbero una leva potenziale di resistenza e lotta, se esistesse una vera forza politica di opposizione: proprio perché qui si tocca la vita quotidiana, proprio per questo sarebbe possibile mobilitare, in difesa di livelli minimi di servizi, tante persone che altrimenti sarebbero passive. Abbiamo discusso a più riprese del “perché la gente non si ribella”. Alcuni amici si chiedono “perché questo mortorio sociale?” Forse la risposta potrebbe consistere proprio nel partire dalla lenta agonia della vita quotidiana, la cui causa prossima (non quella ultima e determinante) è proprio la corruzione della classe dirigente. Il pericolo, altrimenti, è di lasciare che la rabbia e la paura di fronte al degrado diventino alimenti per forze reazionarie oppure, ed è forse peggio, per un lento imbarbarimento diffuso.
Questo post è pubblicato anche sul blog Badiale&Tringali: http://www.badiale-tringali.it/2015/09/piove.html
Commenti recenti