Gli urbanisti del (mio) stivale
di Stefano Serafini
fonte ariannaeditrice
Il prossimo 8 aprile si aprirà a Roma un incontro dedicato al recupero
urbanistico delle periferie romane, il cui annuncio ha destato reazioni
acerrime da parte di Italia Nostra e diversi intellettuali. Il sindaco
che in periodo elettorale gridava contro le mostruosità architettoniche
rutellian-veltroniane, come il costosissimo cappello di cemento messo da
Meier sull'Ara Pacis, non soltanto non ha dato seguito alle sue promesse
di abbattimento-spostamento-interruzione dei lavori, ma dopo averci
regalato ulteriori ossequi allo stesso Meier, al Maxxi, alla Nuvola di
Fuksas, ha invitato a parlare dei problemi delle nostre periferie
proprio un nugolo di archistar.
Gente famosa come Meier, Calatrava, Piano, Fuksas, Hadid, però, di
urbanistica non capisce assolutamente nulla. Loro disegnano palazzoni
per miliardari, scenografie del potere al cemento, torri strane e alla
moda. Sono esponenti di spicco di quel giro di affari transdisciplinare
che è la vendita dell'immagine. L'urbanistica è invece una scienza, e da
essa dipendono gran parte dei guai o del benessere di intere comunità,
dalla sicurezza all'inquinamento, dalla mobilità dei traporti alle
relazioni sociali. Cosa c'entrano i fichissimi designer che deliziano i
salotti buoni, con il tessuto sofferente delle periferie di Roma? Perché
il sindaco e i suoi sodali li preferiscono a tanti ottimi e giovani
professionisti italiani che avrebbero davvero molto da dire e
consigliare, e a tariffe assai più ragionevoli? Non sono bastate le
lezioni delle Vele di Scampia, dello Zen di Palermo, del Nuovo Corviale
di Roma, affinché non ci si rivolga mai più alla dannosa furbizia della
pubblicità conferita dal "genio concettuale"?
Torno oggi dalla Siberia, dove ho potuto ammirare l'esemplare
collaborazione tra un istituto universitario di formazione
architettonico-ingegneristica e l'amministrazione pubblica, a tutto
vantaggio dei cittadini e dei giovani studenti sulla via del lavoro, e
apprendo che a proposito del convegno Alemanno avrebbe voluto
"sgomberare il campo dalle possibile polemiche sulla presenza di
'archistar'" (fonte Omniroma, 2 aprile). Bene, mi dico! Finalmente il
sindaco si è svegliato, ha capito di essere inciampato e ritorna sui
suoi passi. Beata illusione! Il primo cittadino, fresco come una rosa,
aggiunge subito di aver invitato le "migliori menti urbanistiche e
architettoniche mondiali per pensare la Roma del futuro". Certo. Manca
soltanto Madonna.
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