Lotta all’immigrazione di massa, la storia sbugiarda la retorica dei globalisti
di OLTRELALINEA (Roberto Vivaldelli)
Nelle scorse ore vi abbiamo raccontato come l’allora Presidente del Consiglio italiano Romano Prodi adottò, in accordo con il Ministro dell’Interno Giorgio Napolitano, un blocco navale nel Mar Adriatico per bloccare l’immigrazione di massa proveniente dall’Albania. Correva l’anno 1997. I giornali di allora , La Repubblica compresa, plaudirono tale decisione poiché «non sono più profughi, ma immigrati non in regola. E quindi vanno respinti».
La recente storia europea ci conferma che gli stati, indipendentemente dal colore e dalla formazione del governo e dalle dichiarazioni dei loro leader, hanno adottato una politica realista nella lotta all’immigrazione illegale. Sia stata essa di aperto contrasto e quindi di intervento diretto – con relativo controllo alle frontiere – o di scaricabile (strategia messa in atto dagli stati europei ai danni dell’Italia, a cominciare dalla Primavera libica e dalla caduta di Gheddafi con l’esplosione dell’immigrazione proveniente dall’africa subsahariana).
Molti ricorderanno il socialista José Luis Rodríguez Zapatero, primo ministro della Spagna dal 2004 al 2011. Per contrastare il fenomeno dell’emergenza flussi migranti dall’Africa sub-sahariana, nel 2006, come riporta Vita, il governo spagnolo corse ai ripari: «Di fronte al flusso continuo di immigrati clandestini dall’Africa che sta invadendo la Spagna, riversandosi sulle coste delle Canarie, il governo Zapatero ha deciso di lanciare un piano – il ”Piano Africa” – per contrastare un fenomeno ormai fuori controllo e che, secondo il governo spagnolo, non colpisce solo la Spagna, ma tutta l’Europa».
Un piano che, nei fatti, prevedeva di migliorare le condizioni di vita nei Paesi d’origine ma che contemplava un controllo serrato delle frontiere spagnole: «Dall’inizio del 2006, oltre 7mila clandestini sono riusciti a sbarcare sull’arcipelago spagnolo, mentre altre centinaia sono morti durante l’odissea nell’Atlantico. Se dovesse proseguire con la stessa intensità, il fenomeno rischia di sbriciolare fra poche settimane il record assoluto di 9.929 sbarchi clandestini dell’intero 2002. Finora, tutte le misure di controllo e di sicurezza prese dalle autorità spagnole e quelle mauritane sono risultate insufficienti per limitare partenze e sbarchi. Una volta sbarcati, i clandestini, reduci da una fortunosa navigazione in mare per 1.500 chilometri sul mare, o vengono espulsi o fermati per 40 giorni, trascorsi i quali vengono rilasciati nella Spagna continentale, senza documenti ma liberi di circolare».
Va ricordata inoltre cosa avvenne nel 2005 Ceuta, la piccola enclave spagnola in Marocco, quando cinquecento clandestini tentarono di passare la frontiera per entrare nel territorio spagnolo. Morirono quattro persone e 45 sono rimasero feriti. La politica di contenimento nei confronti dell’immigrazione proveniente dal Marocco è tuttavia proseguita con il successore di Zapatero, Mariano Rajoy.
Passiamo poi alla Francia. Nell’estate del 2015, in barba al Trattato di Schengen, Parigi decise di chiudere la frontiera a Ventimiglia. Il Presidente, al tempo, era il socialista François Hollande. La Francia – promotrice della destabilizzazione della Libia – decise di adottare la tecnica dello scaricabarile contro l’Italia, che secondo Parigi doveva assumersi il fardello di bloccare l’immigrazione di massa. Conoscendo le difficoltà degli italiani nel gestire tale situazione, la Francia aveva colto la palla al balzo per ripristinare la frontiera e accusare al contempo l’Italia di non fare il proprio dovere e di non rispettare l’Accordo di Schengen.
Un accordo che prevede la libera circolazione all’interno dei Paesi che vi aderiscono ma l’obbligo di vigilare sui confini esterni. Per l’Italia significa, letteralmente, bloccare l’immigrazione illegale proveniente dal Mediterraneo. Non è un caso che la stessa UE abbia più volte «bacchettato» il nostro Paese.
Nulla è cambiato con l’insediamento del nuovo Presidente Emmanuel Macron, che ha continuato a perseguire la tecnica dello scaricabarile contro l’Italia. Come spiegò lo stesso Macron nel luglio 2017, «per affrontare le crisi migratorie bisogna condurre in maniera coordinata in Europa un’azione efficace e umana che ci permetta di accogliere i rifugiati politici che corrono un rischio reale perché fa parte dei nostri valori, senza però confonderli con i migranti economici e senza abbandonare l’indispensabile mantenimento delle nostre frontiere».
Medesima strategia nei confronti del nostro Paese è stata adottata dalla Germania, come ammesso di recente la stessa cancelliera Angela Merkel. «Parte dell’insicurezza in Italia ha la sua origine proprio dal fatto che gli italiani, dopo il crollo della Libia, si sono sentiti lasciati soli, nel compito di accogliere così tanti migranti».
Dopo aver aperto le porte a quasi un milione di profughi altamente qualificati, la stessa Germania, potenza egemonica commerciale europea, decise nel 2015 di chiudere i propri confini. Nella formazione dell’ultimo governo tedesco, inoltre, si è trovato un accordo che prevede un tetto massimo di 200mila richiedenti asilo accolti ogni anno per motivi umanitari. Inoltre i profughi potranno in futuro essere alloggiati in centri ad hoc in attesa che le pratiche vengano completate (mentre oggi vengono suddivisi in diversi punti d’appoggio in tutto il Paese).
La scelta iniziale di aprire i confini fu comunque una scelta precisa e consapevole scelta di Angela Merkel e non, come nel caso del nostro Paese, una costrizione dettata dall’emergenza e dalle contingenze.
Nonostante la ferocia propaganda liberal della sinistra italiana sulle ultime vicende inerenti l’Aquarius, anche il Pd, quando è stato al governo, ha adottato una sua politica di contenimento dell’immigrazione di massa. Sicuramente meno efficace di quella che potrebbe essere la strategia di Salvini poiché frenata dagli impulsi faslamente moralisti e «umanitari» di quell’elettorato. Ma è comunque un fatto che l’ex Ministro dell’Interno Marco Minniti abbia tentato di frenare l’immigrazione. Con minacce anche molto dure, come questa:
Come spiega l’Ansa del 29 giugno 2017: «Negare l’accesso ai porti del nostro Paese alle navi cariche di migranti che battono bandiera non italiana. Il governo alza la voce con l’Europa, al culmine di un esodo infinito dalla Libia che negli ultimi giorni ha riversato sulle nostre coste oltre 12mila uomini, donne e bambini: “I Paesi Ue la smettano di girare la faccia dall’altra parte, perché questo non è più sostenibile – attacca il premier Paolo Gentiloni -. Possiamo parlare delle soluzioni, delle preoccupazioni, ma voglio ricordare che c’è un Paese intero che si sta mobilitando per gestire questa emergenza, per governare i flussi, per contrastare i trafficanti».
Da questa breve cronistoria possiamo giungere a una serie di conclusioni:
- La retorica liberal non coincide con il comportamento realista degli Stati
- I governi, siano stati essi di destra o di sinistra, hanno adottato una politica di contenimento dei flussi nel corso degli anni, con strategie più o meno efficaci
- I Paesi europei, come la Francia e la Germania, hanno adottato la strategia dello scaricabile contro l’Italia
- Chi lancia ogni tipo di accuse contro l’attuale governo o tenta di modificarne la politica migratoria dimentica ciò che è stato fatto dalla stragrande maggioranza degli stati europei.
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