Dopo lo schiaffo di Massa, tutti a una sola voce: vergogna! Questo è inaccettabile, questo non si fa, Solidarietà a Conte. Beh, io mi smarco: non sono d’accordo su niente e lo dico. Capisco l’opportunismo strategico della politica che sfrutta qualsiasi circostanza per sondare, per abbozzare, mandare segnali in vista di possibili alleanze o almeno inciuci: io ti sorreggo e tu mi tamponi in Parlamento, io ti faccio sapere che sono dalla tua parte e tu non mi fai scherzi. Dall’altra parte, come stupirsi se un sistema al completo si schiera dalla parte di chi lo ha rappresentato? Nel terrorismo sanitario di potere stavano tutti dentro, tranne la Meloni che stava alla finestra ma non lo sconfessava: lo schiaffo a Conte è uno schiaffo a tutti loro e non può che venire esecrato da ciascuno di loro. Però bisogna essere onesti: violenza, quale violenza? Sì, certo, d’accordo, naturalmente, siamo contrari come chi ha studiato, ha avuto la possibilità di crescere da persone civili in una società civilizzata, non ci neghiamo la responsabilità che sale da un ruolo pubblico, di commentatore, di figura che può parlare, ma questo ci impone anche l’onestà del caso: siamo seri, signori, manco fosse stato Gavrilo Princip che ha sparato al re “con palle tre”, manco gli avessero tagliato la testa al povero Giuseppi; un buffetto, peraltro da uno del suo stesso movimento, un deluso, a suo tempo denunciato, sbattuto davanti al giudice per il rifiuto di esibire il greenpass. Dove sta la violenza, quale ha pesato di più? Per una spintarella si deve vedere contorcersi gente già capace di ferocie insane, teorici della discriminazione, del razzismo, dell’odio fisico verso i novax, messi tutti nel mucchio e odiati con minacce anche demenziali: “Vi veniamo a prendere, vi amputiamo, vi tagliamo la trachea, vi facciamo scoppiare i polmoni, vi sbattiamo nei lager e poi vi sciogliamo con l’acido, vi bruciamo le ossa”. Adesso fanno i cuori teneri, ma davvero ce li siamo dimenticati le rappresaglie, i dispetti, le umiliazioni, la brutalità autorigenerante di questi tre anni? Quel regime concentrazionario che oggi tutti tendono a dimenticare si è alimentato di pura malvagità, di pressioni sempre più insostenibili al punto che proprio Conte temeva l’insurrezione popolare, il grande sobillarsi della plebe che, viceversa, mandava giù tutto; e, per non sbagliare, aveva preteso un atteggiamento strumentale dell’informazione, piegata a compiti servili di puro terrorismo. Scelte inutili ma devastanti, capaci di scatenare tragedie minime come quella che ho appena raccontato su il Giornale d’Italia, storie che, se non ci sbatti contro per caso, resteranno ignote e invece sono atroci e vanno raccontate. O queste non contano? Il regime di Conte prima e di Draghi poi, sorvegliato da Mattarella, copriva le sue malefatte con la menzogna sistematica e l’ancor più diffusa violazione dei diritti democratici, l’Aifa occultava le reazioni avverse, il capo Magrini scriveva al diretto superiore Speranza “Se vuoi non dico quello che so” e la degna succedente, la farmacista Anna Rosa Marra, promossa dal governo Meloni, sanciva il diritto-dovere di ignorare i pazienti e le loro moleste curiosità, come le definiva. E intanto quelli crepavano o diventavano malati cronici, invalidi senza ritorno. Così che uno come me, che sta dentro al gioco da 30 anni, non può sconcertarsi davanti al coro dell’informazione che condanna il gesto futurista, lo può anche capire, non però al punto da usarlo per il solito “chi ha avuto ha avuto” che dovrebbe chiudere i conti. Non fino a comprendere direttori di giornali che tirano via, uno arriva a scrivere: poche palle, i vaccini hanno salvato l’umanità e se pure hanno provocato qualche migliaio di vittime ci sta; un altro fa il pesce in barile: “Se Conte è colpevole, ci penserà la magistratura a stabilirlo”. Sì, tutto molto democratico, tutto molto garantista, civile, elegante, ma quando mai la magistratura in Italia ha giudicato colpevole un potente anche sorprendendolo con una testa mozzata in mano? Ma non è lo stesso vertice giudiziario, la Silvana Sciarra della Corte Costituzionale, a legittimare il regime sanitario con argomenti squisitamente politici, di opportunità politica che significa condivisione del potere? E allora come si fa a passare dallo scandalo per queste manifestazioni degenerate del potere alla comprensione per i responsabili? Lo facessero pure se ci riescono ma io resto cronista fra i disgraziati, uomo fra gli uomini che non contano nulla e quegli occhi, gli occhi degli offesi, degli sradicati, dei condannati da innocenti li trovo, negli ospizi, negli sconosciuti che mi scrivono, negli amici che da allora non sono più gli stessi. E anche in me stesso, allo specchio, invecchiato di colpo, afflitto dai mali tipici di queste pozioni sulle quali nessuno ha usato cautela. La violenza vera per me è avere costretto 60 milioni alle tre, le quattro, perfino le cinque dosi che hanno devastato vite, famiglie, destini. E se uno dei massimi responsabili politici di tanto scempio viene sfiorato da un manrovescio, beh, mi scuserete o forse no ma io non riesco proprio a scandalizzarmene. Mentre quando incontro un paio d’occhi scavati, spenti, rassegnati, allora sì che non mi dò pace, allora sì che mi sento in un abisso di disperazione perché la sua sconfitta è la mia, perché la sua morte in vita è stata inutile, cinica, balorda e non c’è ragione, né diplomazia che possa indurmi al fatalismo, alla comprensione che, chissà perché, da sempre si prova per il potente.
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