Le guerre dei danni collaterali
di TELEBORSA (Fabrizio Pezzani)
La caduta del muro di Berlino ha segnato un cambiamento epocale nei sistemi di relazioni internazionali che hanno segnato l’avvento di un mondo unipolare dominato dall’Occidente, essendo venuto meno l’impero sovietico e la tensione tra i due poteri che aveva bloccato le forme di espansione dei due imperi negli anni precedenti.
I confronti bellici fino ad allora avevano visto principalmente come protagonisti gli eserciti che si fronteggiavano con perdite prevalentemente di militari e con danni estesi anche ai civili ma in modo parziale.
L’idea dell’onnipotenza domina l’occidente che si prepara a realizzare un governo globale con avversario solo la Cina all’inizio della sua crescita avvenuta negli anni novanta. La dominanza avviene anche sotto l’aspetto culturale e con la definitiva affermazione della finanza diventata razionale contro ogni logica.
Agli inizi degli anni novanta abbiamo forse l’ultimo scontro militare con la guerra del Golfo nel 1991, ma compaiono i crescenti numeri di civili deceduti, nel caso oltre 100.000 la guerra diventa qualcosa di profondamente diverso e comincia ad abbattersi sui civili, sempre meno sui militari con un crescente sviluppo tecnico e sofisticato dei mezzi bellici. Gli anni novanta vedono, oltre agli scontri militari anche le prime guerre finanziarie funzionali a destabilizzare i paesi e proprio nel 1991 abbiamo l’attacco alla lira da parte di Soros poi, con l’affermazione della finanza razionale che non sbaglia mai, seguiranno gli attacchi all’Argentina, al Cile, al Messico, al Brasile e nell’estremo oriente abbiamo i casi del Giappone, della Thailandia, della Malesia, della Corea del Sud di Hong Kong. Tutto diventa più asettico ed il ruolo dei paesi in difficoltà e dei popoli costretti ad emigrare diventano un fatto drammaticamente normale, il governo della dominanza cambia radicalmente.
Alla fine del decennio scoppia in Europa la guerra del Kosovo e lo scontro in Iugoslavia verso le minoranze in una forma di pulizia etnica dei serbi che sembra inarrestabile, la Nato bombarda senza limiti le aree che sono allo scontro cercando di non sacrificare militari ma disoccupandosi del crescente numero di civili uccisi, lo scontro etnico lascia sul campo 250.000 civili morti di cui 16.000 bambini e tutto sembra passare sotto silenzio, pensare che al vertice di Rambouillet nel 1999 si erano proposte soluzioni alternative alla guerra, ma la forza ha prevalso sulla diplomazia, ormai si avvicinava il senso dei danni collaterali insensibili a tutti.
Proprio Madeleine Albright, futuro segretario di Stato Usa, nel 1996 alla domanda se la morte di mezzo milione di civili tra cui molti bambini in seguito alle sanzioni per la guerra del Golfo fosse un prezzo troppo alto da pagare rispose che erano “danni collaterali” che non si pensa sia troppo alto, è una scelta morale, la morale diventa uno strumento di oppressione.
E’ questo un passaggio cruciale nei valori di umanità ed attenzione alle minoranze, con queste aggressive parole si apre la danza macabra delle vittime civili da considerarsi danni collaterali che nel nuovo secolo diventeranno un’enormità numerica ed un dispregio delle persone che a milioni vengono sacrificate per la realizzazione di un obiettivo di conquista territoriale e di interessi economici.
Il nuovo secolo apre la strada dell’indifferenza verso drammi umani di milioni di persone che sono danni collaterali e dunque sacrificabili per la realizzazione di interessi di potere. Dopo le torri Gemelli nell’invasione dell’Afghanistan a fronte di 1.144 militari deceduti ci sono 176.000 persone uccise di cui 48.000 civili come danno collaterale e la relativa filosofia diventa la prassi. Si scardinano paesi, territori con armi sempre più precise e devastanti con bombe all’uranio arricchito che generano malattie devastanti ma fanno crescere il potere delle industrie belliche che per loro i danni collaterali sono fonte di crescita di ricchezza.
Si sviluppano potenziali drammi di vendetta verso ritorsioni disumane con la creazione di ghetti invivibili specie in Medio Oriente e lo stesso Andreotti nel 2016 in Parlamento disse: “Ognuno di noi se fosse nato in un campo di concentramento e fosse lì da oltre 50 anni e non avesse alcuna prospettiva di potere dare ai propri figli un avvenire sarebbe un potenziale terrorista”, è la nostra disumanità che crea i demoni nell’animo umano. Si realizza un mondo amorale in cui le persone diventano oggetti consumabili sul lavoro e nella loro vita quotidiana intenti a perseguire il solo interesse personale a costo di porre in essere comportamenti illeciti tali da cancellare il VII comandamento, “Non rubare”. L’aggressione all’Iraq colpevole di avere armi di distruzioni di massa, di fatto inesistenti, genera nel 2003 l’invasione del paese per esportare una crudele democrazia che ad oggi fa risultare oltre un milione di morti ed il disfacimento del paese che ritorna ad un passato antico.
Poi abbiamo gli scontri in Libano, in Siria, in Egitto dove i danni collaterali sono gonfiati dai milioni di profughi che cercano la salvezza anche a costo di morire e noi ci troviamo ad affrontare i danni collaterali delle guerre che diventano per noi drammi sociali, economici ed umanitari tali da creare tensioni sociali crescenti. Rimane la dimenticata guerra in Somalia dove si stima che negli ultimi 25 anni siano morte 500.000 persone. Si aggiungono poi le vittime dello scontro tra Russia ed Ucraina in parte generato, come ha suggerito il Papa Francesco, dalla crescente estensione della Nato e poi lo scontro tra Hamas ed Israele con il dramma dei civili di Gaza che hanno superato il numero di 20.000, un danno collaterale che sembra essere riconosciuto solo a parole.
Papa Francesco recentemente ha detto: “Forse non ci rendiamo conto che le vittime civili non sono danni collaterali ma sono uomini e donne con nome e cognome che perdono la vita, sono bambini che rimangono orfani privati del futuro, sono persone che soffrono la fame e la sete, il freddo che rimangono mutilate per colpa di armi sempre più devastanti e generatrici di malattie mortali. Se riuscissimo a guardare ciascuno di loro negli occhi a chiamarli per nome e revocargli la loro storia personale guarderemmo la guerra per quello che è, una tragedia immane che colpisce la dignità di ogni persona su questa terra”.
Siamo di fronte al dramma globale del crollo di un sistema di civiltà che si è illuso di onnipotenza priva di scrupoli morali con troppe dichiarazioni che sembrano solo foglie di fico dobbiamo assistere all’inerzia colpevole e dolosa delle istituzioni internazionali capaci di prendere provvedimenti senza farne realizzare nemmeno uno e di pensare solo ai propri personali interessi. Il dramma dei danni collaterali conferma una drammatica realtà che quando questi diventano sproporzionati rispetto agli obiettivi che li hanno generati diventano, in questo modo, essi stessi obiettivi da perseguire senza scrupoli morali ed umani è il dramma di un mondo che sembra senza futuro capace di divorarsi la sua stessa anima.
Fonte: https://www.teleborsa.it/Top-Mind/2024/02/13/le-guerre-dei-danni-collaterali-1.html
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